di

Massimo Mazzucco

 

 

 

 

 

 

Si rimette in movimento il pendolo dei gonzi, la finta democrazia del “meno peggio” che permette alla stessa elite di continuare a mantenere il controllo delle nazioni da oltre 50 anni, a discapito degli stessi imbecilli che continuano a firmare per costoro la periodica autorizzazione a delinquere, convinti di esercitare il proprio “sacrosanto diritto” di votare.
Ieri era toccato alle destre europee “punire” le sinistre imbelli e inefficaci, portando al governo gente come Sarkozy o Berlusconi, oggi sembra sia tornato il momento di “mandare a casa” le destre imbelli e inefficaci, per rimetterci gli stessi imbelli di sinistra già bocciati in precedenza.
E’ pura e semplice follia. Ma funziona.
Ieri in Francia Sarkozy è stato battuto dai socialisti, in Italia fra poco sarà Bersani a celebrare la cacciata dell’inossidabile parrucchino di Arcore. O comunque la invoca a pieni polmoni, mettendosi alla testa di una crociata che cerca di fare del prossimo turno elettorale una specie di “ultima spiaggia” della democrazia.
La cosa comica – anzi, tristissima – è che Bersani usa senza mezzi termini le stesse identiche parole che ogni cittadino dovrebbe usare, sempre e comunque, prima di scegliere per chi votare: “Bisogna mandare a casa un governo – ha detto – che non ha fatto quello che aveva promesso di fare due anni fa”.
Ohibò, che cosa è successo? Bersani ha forse scoperto come funziona la democrazia? Ha forse capito …
… che in democrazia sono gli elettori ad avere il coltello dalla parte del manico?
Che strano. E pensare che questo tipo di atteggiamento, se proposto da un pirla qualunque, viene deriso, guardato con sufficienza, o nel migliore dei casi definito “utopia” .
Se invece a suggerirlo è il “nostro” Bersani, il grande leader carismatico di una sinistra che nemmeno esiste, allora va benissimo come criterio per votare.
Ci sarebbe da riscrivere la definizione di “oppurtunismo”, di fronte ad un fenomeno del genere. (Quella di “coerenza” già l’abbiamo buttata alle capre, se è solo per quello).
E mentre affila la spada per portare a termine il suo olocausto, nessuno dei nostri “progressisti” si accorge che nel frattempo il ragazzo è abilissimo nel pararsi il culo, e sta ben attento a non sbilanciarsi a sua volta in senso opposto: mentre critica Berlusconi “per non aver fatto quello che aveva promesso di fare”, il salumiere dagli occhi di bragia proclama che “riforme, lavoro e trasparenza” sono le vere priorità dell’Italia di oggi. Niente di più.
Così nessuno potrà mai rinfacciargli le stesse “mancate promesse” che lui sta usando ora per abbattere l’avversario di cortile. Mica scemo.
Con un “programma” del genere infatti come faremo a giudicare, fra qualche anno, se Bersani avrà mantenuto le sue promesse oppure no? Quanto “lavoro” ci deve dare, esattamente, per poter affermare che non ci abbia preso in giro? 20.000 posti in più? 50.000? Mezzo milione più uno? E’ quanto deve essere trasparente un governo, per poter dire che abbia mantenuto il suo impegno a “ripulire” la politica italiana? Il 30%? Il 50? L’85 virgola sei? E’ poi, dove andrebbe misurata questa trasparenza? Al sole, oppure va bene anche all’ombra? E le famose “riforme”, quante debbono essere esattamente, per per poter dire che le ha fatte davvero? Ne bastano 3 su dieci? Facciamo cinque? O forse devono essere tutte e dieci?
Ma voi non preoccupatevi di fare queste domande, cari elettori, non preoccupatevi di chiedere impegni più precisi a questi imbonitori di paese (come suggerisce da sempre il pirla di cui sopra, fra l’altro). Voi correte a votare perchè “prima di tutto dobbiamo cacciare lui, dopo casomai vedremo”. E questa è la cosa più importante di tutte.
(Ma, scusate: non lo avevamo già “cacciato” 4 anni fa, e “dopo casomai vedevamo”? E che cosa avremmo visto, dopo?)
Quindi mi raccomando, correte di nuovo alle urne, ma continuate a non chiedere nulla in cambio del vostro voto: date soltanto.
Voi sì che avete capito cos’è la democrazia.

 

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