11 Settembre 2001di

Roberto Quaglia

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Chi non muore si rivede – dice il detto. E chi lo ha mai rivisto Osama negli ultimi dieci anni, dopo quei due o tre antichissimi video riproposti migliaia di volte dalla libera stampa occidentale? Era già morto parecchie volte ed in modi diversi, nelle opinioni espresse negli anni da Benazir Bhutto (primo ministro del Pakistan), Pervez Musharraf (presidente del Pakistan), Asif Ali Zardari (successivo presidente del Pakistan), Dale Watson (capo dell’antiterrorismo all’FBI), Hamid Garzai (presidente dell’Afghanistan), l’umile sottoscritto e parecchi altri.
Ora il Presidente americano Obama annuncia di avere personalmente dato ordine di uccidere sommariamente il suo quasi omonimo. Scrivendo l’ordine a mano su un bigliettino. “Kill Osama!” Come in un film di bassa lega. E l’attacco alla Libia Obama lo aveva in precedenza ordinato con un bigliettino scarabocchiato di fronte alla presidente brasiliana Dilma Rousseff. Quando un premio Nobel per la Pace ti dedica un bigliettino, porta via le palle finché sei in tempo!

Gli esecutori dicono poi di avere gettato via il corpo, in mare, per il presunto rispetto delle usanze islamiche. Ma gli islamisti replicano che è invece proprio il buttarlo a mare una violazione delle tradizioni islamiche. Naturalmente, ci informa la RAI riprendendo i media americani, per buttarlo in mare lo si è ovviamente prima dovuto trasportare in Afghanistan. Il mare afgano è famoso nel mondo per la sua inarrivabile e indispensabile profondità – guardate sul mappamondo se non ci credete. Si è pure messa in scena una vasta gamma di narrazioni su come si siano svolti i fatti, tutte in contraddizione una con l’altra, inclusa quella in cui a catturare Osama ci ha pensato il cane Rex. Visto che logicamente tutte le versioni tranne una devono essere false, desta stupore che qualcuno possa ancora pensare che però almeno una di tali versioni sia vera.

Poi il Times di Londra e molti altri giornali “prestigiosi” pubblicano in prima pagina la clamorosa falsa foto di Osama morto. Il Times esagera, affiancandola beffardamente con la stessa foto prima della manipolazione. Nessun giornalista di nessuna “prestigiosa” testa giornalistica o di qualche telegiornale si accorge del pacchianissimo inganno. Solo un celebroleso poteva credere all’autenticità di una foto del genere. Oppure un giornalista abituato a non porsi domande sulle “notizie” che gli vengono fornite affinché le diffonda. Se non fosse per Internet e l’esistenza di giornalisti indipendenti, che hanno immediatamente denunciato l’inganno, ci saremmo dovuti tenere quella foto per buona. Si accusa una televisione pakistana di avere diffuso quell’immagine per prima. Difficile credere che la prima fonte giornalistica a diffondere una foto del genere possa averlo fatto per errore. E che il Times di Londra incorra davvero in sbagli del genere. Pare che il New York Post abbia addirittura accreditato la foto ad AP.

Dobbiamo considerare elevata la probabilità che le “false foto” di Bin Laden morto, ognuna delle quali subito smascherate dai blogger in rete (ce ne sono almeno già tre, ognuna della quali apparsa dopo che la precedente era stata smascherata), fossero candidate a venire riconosciute come “foto ufficiali” se non fossero state smascherate come dei falsi. Almeno tre senatori americani hanno infatti dichiarato che la foto di Osama morto era stata loro mostrata e non potevano esserci dubbi. Salvo poi ritrattare dicendo che si era trattato di un falso. Ma se le famose foto di Bin Laden morto che sarebbero state ufficialmente mostrate in via riservata ad alcuni senatori sono le stesse che poi la rete ha smascherato, quali conclusioni dobbiamo trarne?

Viene da chiedersi se non sia in atto un diabolico esperimento sociologico per vedere fino a quale punto si riesce a fare ingollare assurdità al mondo. I vituperati blogger hanno mostrato che qualche limite ancora c’è. Comunque, mostrare una foto falsa ottiene effetti simili a quelli di una foto vera – l’inconscio umano non distingue. L’impressione di avere visto Osama morto rimane, anche quando razionalmente si sa che la foto era falsa. C’è probabilmente del metodo in tanta apparente stupidaggine.

Resta da chiedersi perché gli Stati Uniti abbiano sacrificato il loro Babbo Natale del Male, uccidendone l’icona (altro non era), sulla quale avevano così tanto investito. Insomma, cui prodest averlo riconosciuto morto? E’ vero che Obama ne ha ricavato un aumento di popolarità, ma durerà poco. Non è un motivo sufficiente. D’altra parte, i servizi segreti americani hanno immediatamente avvertito che ora Al Qaeda “potrà decidere di vendicarsi”. RaiNews24 ci tiene a tranquillizzarci parlando di possibili attacchi con bombe nucleari contro l’Europa. Sui due pesi e due misure con cui governi e mass media decidano di terrorizzare o tranquillizzare le loro popolazioni a seconda che si tratti di terrorismo o catastrofi reali ho scritto in un recente articolo.

Il giornalista indipendente Webster Tarpley sostiene senza mezzi termini che il sacrificio dell’icona-Osama servirà ad attribuire la colpa del prossimo attacco terroristico false-flag al Pakistan, allo scopo di fornire un pretesto per attaccarlo. C’è una gran puzza di Terza Guerra Mondiale nell’aria.

Ogni paese che l’Occidente vuole attaccare viene di volta in volta definito come il nuovo “covo di Al Qaeda”. Tranne la Libia, dove avviene il contrario. In Libia infatti l’Occidente combatte il dittatore crudele al fianco di Al Qaeda. Ma insomma, Al Qaeda è buona o cattiva? Una dissonanza cognitiva lacerante e insostenibile per chiunque non sia completamente tele-lobotomizzato.

Ma la vera notizia del giorno non è che Osama non c’è più, ma che Obama non c’è mai stato.

Se infatti all’esistenza di Osama non ci credeva più quasi nessuno, all’esistenza di Obama ci credevano tutti (anch’io, peraltro – più o meno). Invece parebbe che Obama non esista proprio. Almeno a giudicare dal suo certificato di nascita, pubblicato con grande pompa sul sito della Casa Bianca per zittire l’annosa polemica dei “complottisti” americani che sostengono che Obama non sarebbe nato negli Stati Uniti (nel cui caso la sua elezione a Presidente degli Stati Uniti sarebbe illegittima, secondo la Costituzione americana). Ebbene, il certificato di nascita di Obama ha tutta l’evidenza di essere un falso ben più clamoroso del certificato di morte di Osama (le false foto del cadavere di Osama – mi esprimo al plurale per includere anche quelle che verranno). Potete verificarlo voi stessi in meno di un minuto. Se scaricate dal sito della Casa Bianca il “certificato di nascita di Obama”, presentato come la scannerizzazione dell’originale, e lo aprite con Adobe Illustrator, scoprirete che ci sono ancora tutti i layer utilizzati per la falsificazione. La notizia circola da pochi giorni, ma sta rapidamente propagandosi in rete. Migliaia di persone avranno ormai già scaricato il certificato incriminato quindi farlo sparire non sarà una cosa semplice. Anche se mi immagino che da un momento all’altro possano eventualmente scomparire i layer galeotti dal documento appena linkato. Chi è dunque in realtà Barak Obama? Se non fosse il Presidente degli Stati Uniti, di una persona che ti mostra un certificato di nascita falso normalmente inizieresti a dubitare l’identità. Vista la “genuinità” del certificato che ne documenta la nascita, anche il più grottesco dei dubbi sarebbe inaspettatamente lecito (il condizionale è voluto – in realtà non intendevo spingermi a tanto).

Titolava pochi giorni fa Il Messaggero:

Obama: «Non ho tempo per stupidaggini. Volevate il certificato di nascita? Eccolo»

Adesso che il certificato appare essere una bufala, i nostri integerrimi giornalisti rettificheranno la notizia? Ed il famoso cacciatore di bufale Paolo Attivissimo si rivelerà solerte come sempre ad esporre al pubblico ludibrio anche questa cosuccia qui? Certo, non abbiamo dubbi – eventualmente non appena il documento adesso online sarà stato provvidenzialmente sostituito con una versione medicata.

Certo che a questo punto ad uno che fosse appena appena paranoide tenderebbero a venire dei dubbi non solo sul luogo di nascita del Presidente americano, ma anche il merito al suo stesso nome. In effetti la storia che un bel giorno venga eletto un Presidente degli Stati Uniti che ha un nome del tutto inconsueto in America che per coincidenza differisce per una consonante soltanto da quello del Nemico Pubblico Numero uno e che nella battaglia finale tra il Bene e il Male, e cioè tra Obama e Osama, veda Obama sconfiggere Osama a quasi dieci anni esatti dall’orribile fatto – sembra la sceneggiatura di un brutto film di fantapolitica. Ed il fatto che Osama abbia smesso di essere ciò che sembrava (il certificato falso dice tutto) esattamente un paio di giorni prima che Osama abbia smesso di apparire ciò che non era (vivo), suggerisce che i due fatti possano essere collegati. La finta morte di Osama buttata in campo per distrarre dalla falsa vita di Obama?
E coerentemente la confusione impazza tra chi oggi confonde Osama con Obama. Riuscire a parlare di entrambi nella stessa frase è diventato uno scioglilingua. Il mondo non è mai stato così surreale.

Ora che lo Spauracchio del mondo è stato felicemente eliminato, che le sue foto riposino in pace – o che brucino all’inferno, a seconda dei gusti (tanto sono solo immagini).

A meno che, nel rispetto delle tradizioni Hollywoodiane, Osama Bin laden non venga resuscitato, magari da qualche circolo Neocon intenzionato a fare le scarpe a Obama.
Aspettiamo il sequel.
Che, in una direzione o l’altra, purtroppo non tarderà.

Roberto Quaglia

Genova, 4 Maggio 2011

A volte ritornano. Lo Zombi di Osama prossimamente su questi schermi?

Se il mondo delle favole ti ha stancato, mi permetto consigliarti il mio libro ­­­Il Mito dell’11 Settembre (the Myth of September 11), del quale in molti parlano (a favore o a sfavore) senza neppure averlo letto.

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Fonte: http://www.roberto.info/
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