DI

TOM SUNIC
theoccidentalobserver.net

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Quella che segue è la traduzione del mio discorso in tedesco, tenutosi il 13 Febbraio 2013, verso le ore 7.00 del mattino, nel centro di Dresda. La commemorazione delle vittime di Dresda del 13 Febbraio 1945, è stata organizzata dalla “Aktionsbündnis gegen das Vergessen” (comitato d’azione contro l’oblio), da deputati del NPD, Partito Nazionaldemocratico Tedesco, e da funzionari del consiglio regionale di Dresda. C’erano 3,000 dimostranti antifascisti di sinistra. La città era sotto assedio, cordonata in sezioni da 4,000 poliziotti in tenuta antisommossa. La mole dei partecipanti nazionalisti, approssimativamente 1,000, arrivati in precedenza alla stazione centrale, era stata divisa, ed era stato impedito che si unisse al nostro gruppo nel luogo d’incontro iniziale. Verso le 23.00, quando l’evento era praticamente finito, i poliziotti antisommossa consentivano al nostro piccolo gruppo di organizzatori e relatori di oltrepassare le barricate verso la stazione centrale. Eravamo circa una quarantina – perlopiù funzionari locali del NPD. Il 14 Febbraio, ho fornito maggiori informazioni come ospite nello show radiofonico di Deanna Spingola.
Bombardamenti per la pace
Dresda è solo uno dei simboli dei crimini degli Alleati; simbolo discusso malvolentieri dai politici dell’ establishment. La distruzione di Dresda, e le conseguenti vittime, vengono banalizzati dalla storiografia convenzionale e raffigurati come "danni collaterali nella lotta contro il male assoluto – il fascismo." Il problema, tuttavia, risiede nel fatto che non ci fu solo il bombardamento di una singola Dresda, ma di innumerevoli altre Dresda sparse in molte parti della Germania e dell’ Europa in generale. La topografia della morte, segnata dagli antifascisti, è infatti una questione altamente problematica per i loro eredi.
Nell’odierna "lotta per la memoria storica", non tutte le vittime godono degli stessi diritti. Alcune sono al primo posto della lista, mentre altre vengono fatte scivolare nel dimenticatoio. I nostri politici hanno un aria indignata quando si tratta di erigere monumenti in memoria di popoli e gruppi etnici, specialmente di coloro che furono a loro volta vittime degli europei. Un crescente numero di giorni commemorativi e di risarcimenti economici spuntano sui nostri calendari. Di volta in volta le istituzioni europee ed americane pagano tributi a vittime non europee. Raramente, quasi mai, essi commemorano vittime delle loro stesse nazioni, che hanno sofferto sotto regimi comunisti e liberali. Gli europei e in particolare i tedeschi sono visti come perpetratori del male, e pertanto obbligati a continui rituali di espiazione.
Dresda non è soltanto una città tedesca, o il simbolo di un destino tedesco. Dresda è anche il simbolo universale delle innumerevoli città tedesche, ungheresi, croate, italiane, belga, francesi, bombardate dagli Alleati occidentali. Ciò che mi collega a Dresda, mi collega anche a Lisieux, luogo di pellegrinaggio francese, bombardato dagli Alleati nel Giugno del 1944. Lo stesso per Monte Cassino, meta di pellegrinaggio italiana, bombardata dagli alleati nel Febbraio del 1944. Il 10 Giugno 1944, a Lisieux, una piccola cittadina dedicata a Santa Teresa, 1200 persone persero la vita, il monastero benedettino fu raso al suolo, mentre venti suore erano al suo interno. Per fare una lista delle antiche città europee distrutte dai bombardamenti ci sarebbe bisogno di un’intera biblioteca -a patto che questa biblioteca non sia stata bombardata dai paladini del progresso, e che i documenti al suo interno non siano stati confiscati.
In Francia, durante la seconda guerra mondiale, circa 70.000 civili trovarono la morte sotto bombe democratiche anglo-americane, cifra menzionata con riluttanza dagli storici convenzionali. Dal 1941 al 1944, 600.000 tonnellate di bombe vennero sganciate sulla Francia; 90.000 edifici ed abitazioni distrutti.
Le istituzioni parlano spesso di "cultura" e "multi-cultura". Eppure i loro predecessori delle forze armate si distinsero per la distruzione di diverse capitali europee della cultura. Chiese e musei europei dovettero essere distrutti, alla luce del fatto che tali luoghi non rientravano nella categoria della cultura umana. Spostandosi a sud, a Vienna, nel marzo del 1945, il Burgtheater fu bersaglio dei bombardieri americani; ad est dell’Italia settentrionale, il teatro dell’opera "La Scala" di Milano fu bombardato, così come centinaia di biblioteche in tutta l’ Europa centrale. Un pò più a sud, in Croazia, le antiche città di Zadar e Split vennero bombardate nel 1944 dai portatori della pace; uno scenario dell’orrore senza fine. Il centro culturale di Zadar, sulla costa adriatica, fu bombardato nel 1943 e nel 1943. Politici e turisti tedeschi, sono soliti andare in vacanza sulle coste croate; eppure proprio su quelle stesse coste si trovano numerose fosse comuni di soldati tedeschi. Sull’isola croata di Rab, dove ai nudisti tedeschi piace passare il tempo, vi è un’enorme fossa comune contenente i resti di centinaia di tedeschi uccisi dai comunisti Jugoslavi. I diplomatici tedeschi in Croazia, non hanno mostrato alcuno sforzo per far costruire monumenti a quei soldati martoriati.
Recentemente, la cosiddetta comunità democratica ha mostrato grande interesse nei confronti della pulizia etnica e della distruzione della Ex-Jugoslavia. Essa è stata anche piuttosto occupata a portare davanti alla giustizia del tribunale dell’Aia i criminali Serbi e Jugoslavi. Eppure questi ultimi, avevano avuto i loro modelli ispiratori già nei loro predecessori comunisti e negli alleati anglo-americani. Tra il tardo 1944 e l’inizio del 1945, ebbero luogo numerosi atti di pulizia etnica nei confronti dei tedeschi nelle aree comuniste della Jugoslavia. Nel Maggio del 1945 centinaia di migliaia di croati in fuga, perlopiù civili, si arrendevano agli alleati inglesi vicino Klagenfurt, nella Carinzia meridionale, solo per poi essere consegnati, nei giorni seguenti, ai banditi comunisti Jugoslavi.
Potrei parlare per ore dei milioni di tedeschi evacuati dalla Slesia, la Pomerania, dai Sudeti e dalla regione del Danubio. In ragione del fatto che tali oppressi non rientrano nella categoria dei criminali comunisti, non li includerò nella cerchia dei cosiddetti "portatori di pace" occidentali. Col senno di poi, comunque, si può osservare che tali promotori della pace, non avrebbero mai portato a termine il loro compito senza l’aiuto dei criminali comunisti, i cosiddetti anti-fascisti. Chiaramente, la più grande migrazione di massa della storia europea, dall’Europa centrale a quella orientale, fu opera dei comunisti e dell’Armata Rossa, ma i loro enormi crimini contro i civili tedeschi, e contro le altre nazioni europee, non avrebbero mai avuto luogo senza l’aiuto dei paladini del progresso occidentali. Ebbene, si è alle prese con due versioni diverse, quando si parla di commemorare le vittime della Seconda Guerra Mondiale.
Cosa passava per la testa degli Alleati durante i raid aerei sulle città europee? I piloti avevano di certo la coscienza a posto, poiché sentivano di stare portando avanti una missione democratica in nome di Dio. Le loro incursioni distruttive venivano condotte in nome dei diritti umani, della tolleranza e della pace globale. Sulla base del loro approccio messianico, giù in Europa centrale – per non parlare di Dresda – non vivevano esseri umani, ma mostri senza cultura. Di conseguenza, per rimanere fedeli al dogma democratico, quei samaritani dell’aria, mantennero sempre pulita la propria coscienza mentre bombardavano i mostri al di sotto.
Come ci insegna il grande esperto tedesco di giurisprudenza internazionale, Carl Schmitt, c’è un grave problema nel mondo giuridico odierno e nelle idee sui diritti umani. Non appena qualcuno addita un proprio nemico come "mostro", o come "insetto", i diritti umani cessano di essere applicati a quest’ultimo. E’ questa la componente principale del Sistema moderno. Allo stesso modo, se un intellettuale europeo, un accademico, o un qualsiasi giornalista mette in discussione tali aspetti del Sistema, corre il rischio di essere bollato come un "radicale di destra", un "fascista" o addirittura un "mostro". In quanto mostro, egli non è più umano, e pertanto non gode più del diritto di proteggersi da tali ideologie sui diritti umani. Egli viene ostracizzato, e professionalmente messo a tacere. Oggi il Sistema si vanta della sua tolleranza nei confronti di ogni popolo ed ogni nazione sulla faccia della Terra, ma non nei confronti di coloro precedentemente identificati come mostri, estremisti dell’ala destra, o fondamentalisti. Agli occhi dei paladini del progresso, i civili tedeschi che si trovavano in questa situazione nel Febbraio del 1945 non erano esseri umani, ma strane forme di insetti che bisognava annientare, assieme alla loro cultura materiale. E’ tale mentalità che incontriamo oggi tra i cosiddetti benefattori dell’umanità, specialmente nel loro impegno in Iraq o in Afghanistan.
Veniamo spesso accusati di esagerare a proposito delle vittime di Dresda per sminuire i crimini fascisti. Tutto ciò non ha senso. E’ una tesi che può facilmente essere invertita. Gli storici convenzionali e gli opinionisti, 70 anni dopo la guerra, hanno bisogno di rinnovare continuamente l’idea del pericolo fascista, per insabbiare i loro catastrofici fallimenti economici e i loro stessi crimini di guerra.
Oltretutto, gli storici dell’establishment preferiscono non dirci che ogni vittima, nel Sistema multiculturale, è incline al conflitto; ogni vittima continua a lamentare la propria singolarità e a prosperare alle spese di altre vittime. Ciò, semplicemente, indica la debolezza del Sistema multiculturale, portando infine alla balcanizzazione, alla guerra civile, ed al collasso del Sistema. Un esempio: L’attuale atmosfera vittimistica dell’odierno Sistema multiculturale spinge ogni popolo, ogni comunità, ogni immigrato non europeo a credere di essere l’unico e il solo caso di oppressione importante. Si tratta di un fenomeno pericoloso, poiché ciascun oppresso si trova in competizione con l’altro. Tale mentalità vittimistica non può portare alla pace, bensì alla violenza multietnica e rende inevitabile uno scontro futuro.
Con l’odierna banalizzazione e negazione dei crimini liberal-comunisti nei confronti del popolo tedesco, inflitti prima, dopo e durante la Seconda Guerra Mondiale, non può esserci alcun clima di reciproca comprensione e riconciliazione, ma solo un’atmosfera di falsi miti e vittime in conflitto le une con le altre, per mezzo della quale ognuno si sente vittima del proprio vicino.
L’esempio per eccellenza è il collasso dell’ Ex-Jugoslavia, uno stato artificiale nel quale per cinquant’anni diversi popoli sono stati vittime degli storiografi e della propaganda comunista, in cui il popolo Croato è stato demonizzato quale "Nazione Nazista". Nel 1991, dopo la fine del comunismo, il risultato non fu la mutua comprensione tra etnie, ma il reciproco odio e una terribile guerra nella quale ciascuna parte chiamava l’altra "fascista". Quello che ci aspetta qui nell’Unione Europea, non è una qualche esotica e multiculturale utopia, ma un ciclo di violenze e guerre civili in pieno stile balcanico.
Cari signore e signori, cari amici. Non cadiamo preda di illusioni. Dresda deve servire da segnale d’allarme contro tutte le guerre, così come da luogo di commemorazione per le vittime innocenti. Eppure Dresda potrebbe un giorno diventare simbolo di titaniche catastrofi. Cosa ci aspetta nei giorni a venire, lo si può già immaginare. Alcuni di voi, alcuni di noi, con una più lunga memoria storica, sanno bene che un era è finita. L’età del liberalismo è finita da lungo tempo.
Brutti tempi ci aspettano.
Ma tali epoche imminenti offrono a tutti noi una possibilità.

Il dottor Tom Sunic (www.tomsunic.com) è stato professore di scienze politiche, e membro della direzione dell’ "American Freedom Party" (precedentemente American Third Position Party. E’ l’autore di Homo americanus: Child of the Postmodern Age (2007).
Fonte: www.theoccidentalobserver.net
Link: http://www.theoccidentalobserver.net/2013/02/dresden-death-from-above/

Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di STEFANO GRECO