Alberto Caspani, giornalista freelance

“Altrimenti” è un’anomalia della stampa italiana nata dalla penna indipendente di Alberto Caspani. Un progetto d’informazione apparso nel web all’incirca un anno fa, che rivendica il piacere di far letteratura là dove il giornalismo lascia inevitabilmente aride spoglie, restituendo dignità a una fotografia sempre più maltrattata dagli eccessi della riproducibilità tecnica. Proporre monografie da sfogliare e risfogliare, nell’era distopica del touch&go, potrebbe infatti apparire una scelta suicida: eppure il paradosso sta tutto qui. Nel rendersi conto che quel lettore tanto inafferrabile per magazine alla deriva e quotidiani in agonia, considerato scarsamente erudito e pure tardo di comprendonio, è sotto sotto un avido ricercatore di sapere: là dove s’inseguono compulsivamente mode e tendenze, lui chiede fatti ben documentati. Non pillole antidepressive. Cerca addirittura crepe negli intonaci dei muri, affinché rivelino inaspettate finestre sul caos del divenire e solidi puntelli per tornare a parlare dell’Essere.

 

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Sì, “Altrimenti” è un atto di rivolta contro la società dell’Avere e, come tale, non si prefigge modelli, non segue strade definite, non si lascia etichettare. Ha in sé l’animo nomadico e provocatorio del filosofo, presta ascolto alle voci di strada così come al professore in cattedra, avendo il coraggio di sollevare domande sempre diverse, ogniqualvolta si chiedono risposte rassicuranti. Osserva il mondo col passo esposto del viaggiatore, costretto a rimettersi in discussione suo malgrado, a percorrere quei sottili confini che disegnano un sapere ambiguamente e pur sempre “disciplinare”. Ecco perché “Altrimenti” non ha date d’uscita prefissate, ma confida nella rassicurante promessa d’inviare i suoi prolissi dispacci almeno ogni due mesi, sfruttando di volta in volta le fluttuanti maglie del social networking, dei database piratati al web, dei forum senza più presidi. O mettendo la propria penna al servizio di chi cerca una voce fuori dal coro. Ma, soprattutto, appellandosi a quel sano passaparola che lega gli amici e li fa compagni d’avventura, guidandoli ovunque il piacere del perché torni a farli sentire uomini deliziosamente fallibili. In due parole: coscienze critiche.