DI

WILLIAM ENGDAHL
Information Clearing House

 

obama

La Casa Bianca ed il Dipartimento di Stato Americano sono stati molto occupati ultimamente nel mentire spudoratamente ai governi Europei riguardo alla capacità degli USA di fornire tanto gas naturale quanto basta a rimpiazzare l’attuale fornitura Russa. Le ultime dichiarazioni del Presidente Obama e del Segretario di Stato John Kerry sono così false che, data la situazione ucraina, rivelano una certa temerarietà di Washington nei confronti di Mosca. O, tutt’al più, indicano che Washington si trovi in uno stato così fuori dalla realtà che semplicemente non presta più attenzione a ciò che afferma. In entrambi i casi si dimostra comunque un partner diplomatico inaffidabile per l’Unione Europea.

Obama, dopo il recente incontro con i vertici europei, ha emesso un comunicato inaudito in cui si afferma che il TTIP (Transatlantic Trade and Investment Partnership), il partenariato trans-atlantico per il commercio e gli investimenti, che attualmente viene negoziato a porte chiuse dalle più grandi multinazionali private, renderebbe più facile per gli Stati Uniti l’esportazione di gas verso l’Europa e aiuterebbe quest’ultima a ridurre la sua dipendenza energetica dalla Russia.

Obama ha dichiarato: “Quando avremo un accordo commerciale in vigore, le licenze all’esportazione inerenti a progetti destinati in Europa riguardanti gas naturale liquefatto (GNL) saranno molto più semplici, e ciò è chiaramente molto importante alla luce della situazione geopolitica odierna”.

Questo tipo di opportunismo politico che, facendo leva sulle paure europee per una possibile perdita del gas russo dopo il colpo di stato orchestrato dagli USA in Ucraina lo scorso 22 febbraio, prova a riesumare i colloqui sul TTIP attualmente in fase di stallo, ignora il fatto che il problema dell’approvvigionamento del gas da argille dall’America all’Europa non risiede in procedure più semplici sulle licenze per il GNL.

Obama e Kerry, in altre dichiarazioni recenti a proposito del recente boom americano del gas da argille non convenzionale, hanno anche affermato che gli Stati Uniti potrebbero rimpiazzare tutto il gas russo che arriva in Europa, una affermazione totalmente falsa basata sui fatti reali. Durante il suo incontro di Bruxelles, Obama ha consigliato ai leader europei l’importazione del gas da argille Americano per sostituire il gas Russo. Tuttavia esistono molti problemi al riguardo
La rivoluzione del gas da argille è un fallimento

Punto numero uno: la “rivoluzione del gas da argille” in America ha fallito. Il sensazionale aumento della produzione americana di gas naturale deriva in larga parta dalla “fratturazione idraulica”, procedimento che sfruttando la pressione di un fluido, in genere acqua, crea e propaga una frattura in uno strato roccioso spingendo il gas a fuoriuscire. Questo metodo viene ora abbandonato dalle grandi multinazionali energetiche come la Shell e la BP in quanto anti-economico. Shell ha appena annunciato una drastica riduzione negli investimenti inerenti allo sviluppo di gas da argille americano. Shell sta inoltre vendendo le concessioni attualmente in suo possesso su circa 700,000 acri di terreno nelle maggiori aree di gas da argille come il Texas, la Pennsylvania, il Colorado ed il Kansas. Ha anche affermato che potrebbe dismettere molti altri siti per fermare le perdite economiche subite. L’Amministratore Delegato di Shell, il Signor Ben van Beurden, ha dichiarato: “Le prestazioni finanziarie non sono francamente accettabili… alcune delle nostre scommesse esplorative semplicemente non hanno funzionato”.

Un riepilogo utile della situazione “ingannevole” del gas da argille ci viene fornito da David Hughes, analista ed esperto del campo energetico, in una recente analisi basata sui risultati effettivi dell’estrazione di gas di scisto negli USA fatta nel corso di molti anni. Hughes indica che “la produzione di gas da argille è cresciuta in maniera esplosiva fino ad arrivare a comprendere quasi il 40% della produzione totale americana di gas naturale. Tuttavia la produzione è stabile dal dicembre 2011 e l’80% della produzione di gas da argille viene solamente da cinque siti, molti dei quali in declino. L’alto tasso di declino nell’estrazione dai pozzi di gas di scisto richiede una immissione continua di capitali, necessaria al fine di mantenere la produzione attuale. La cifra stimata per perforare più di 7,000 pozzi all’anno è di circa 42 miliardi di dollari. Per fare un paragone, il valore del gas da argille prodotto nel 2012 e stato di soli 32,5 miliardi di dollari.

Quindi le opzioni sono due: o ad Obama vengono raccontate bugie dai suoi stessi consiglieri sulla vera natura delle forniture USA di gas da argille, o egli mente di proposito. Il primo caso sembra il più probabile.
Il secondo problema relativo alla “offerta” americana di gas all’Europa è il fatto che richiederebbe una infrastruttura costosa e gigantesca. Si parla della costruzione di nuovi terminal in America per l’arrivo del gas, terminal che riescano a gestire le navi super-petroliere adoperate per il suo trasporto, oltre alla creazione di porti riceventi enormi ed attrezzati in Europa.

La questione è molto complessa, dovuta anche a varie leggi americane riguardanti l’esportazione di energia nazionale oltre ad evidenti fattori di fornitura in quanto non esistono al momento porti operativi capaci di gestire l’approvvigionamento di gas naturale negli Stati Uniti. Il Sabine Pass GNL è l’unico terminal ricettivo attualmente in costruzione e si trova in Louisiana, a Cameron Parish. Il proprietario dell’infrastruttura è la società Cheniere Energy nel cui consiglio di amministrazione siede John Deutch, ex capo della CIA. Il Sabine Terminal presenta tuttavia un altro ostacolo: la maggior parte del gas è stata già pre-contrattata ai Coreani, Indiani e ad altri clienti asiatici, non all’Europa.

Un ulteriore problema deriva dal fatto che, anche se un’enorme capacità portuale venisse messa in piedi per soddisfare la domanda di gas europea, ciò spingerebbe i prezzi interni di gas naturale al rialzo e metterebbe così fine al mini boom manifatturiero scaturito dalla disponibilità di gas abbondante ed a buon mercato. Il costo finale del gas americano per i clienti europei sarebbe molto più alto dell’attuale gas russo che viene instradato attraverso i gasdotti Nord Stream o attraverso l’Ucraina. Per finire, di navi super-petroliere e gassiere specializzate in grado di rifornire il mercato europeo al momento non ce n’è. Implementare tutto ciò richiede anni e, considerando le inevitabili approvazioni ambientali da richiedere e i tempi di costruzione, sette anni è il tempo minimo indispensabile da tenere in considerazione come opzione migliore.

L’Unione Europea al giorno d’oggi ottiene il 30% del suo gas dalla Russia. Nel 2007 Gazprom ha fornito il 14% delle importazioni di gas della Francia, il 27% dell’Italia e il 36% della Germania, senza dimenticare la Finlandia e gli Stati Baltici, i quali ricevono quasi il 100% del loro gas dalla Russia.

Realisticamente l’Unione Europea non ha al momento nessuna alternativa al gas russo. In breve, la chimera di eliminare il gas russo per sintonizzarsi su quello americano è semplicemente un nonsense; politico, energetico ed economico.

F. William Engdahl, consulente in rischio strategico e docente universitario, possiede una laurea in Politica alla Princeton University ed è autore di numerosi best-sellers riguardanti il petrolio e la geopolitica, esclusivamente per la rivista online “New Eastern Outlook”

Fonte: www.informationclearinghouse.info

Link: http://www.informationclearinghouse.info/article38189.htm

 

Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di NUNZIO PERNA