DI

CHARLIE SKELTON

theguardian.com

 

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L’importanza dei  fotografi che svolgono un ruolo fondamentale nel mostrare al mondo il volto dei potenti riuniti a Copenhagen

C’era un silenzio irreale giovedì mattina nella zona stampa fuori della sede della conferenza Bilderberg a Copenaghen. Tutti gli occhi, e tantissimi obiettivi, erano puntati su Kalvebod Brygge, la lunga strada dall’aeroporto, in attesa della sfilata di limousine con il loro prezioso carico: un potente mix di ministri, magnati, miliardari e colossi aziendali.
Sappiamo che è in programma la partecipazione di George Osborne; la conferenza di quest’anno sarà la sua settima. E’ andato e venuto fin dal 2006, ma in tutto questo tempo non e’ stato in grado di dire pubblicamente sette parole su questo appuntamento. Una discrezione davvero ammirevole. O criticabile. A seconda del vostro punto di vista sulla democrazia.

Nella foto: L’arrivo dei delegati alla conferenza di Bildeberg – Foto di Hannah Borno

I fotografi stanno svolgendo un ruolo determinante nel mostrare agli occhi del mondo i volti di Bilderberg. C’è una bella differenza tra il leggere “Comandante Supremo Alleato in Europa” in un comunicato stampo e vedere il suo viso dietro i vetri di una limousine che entra nell’Hotel Marriot.
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L’arrivo del Generale Breedlove. Foto di: Hannah Borno

Il generale Philip M. Breedlove, un generale pluridecorato delle forze aeree statunitensi, arriva al summit del Bilderberg con in volto una espressione un pò pensosa. Sicuramente si sta concentrando sull’argomento di discussione Ucraina, uno dei punti sull’Agenda di questa settimana.  O sta considerando da quale parte del buffet iniziare. Certe cose vanno ben pianificate.  Non vuoi certo metterti in mezzo tra Reid Hoffman, co-fondatore di Linkedin, e un vassoio di smørrebrød.  Si rischia un braccio…

Una cosa è certa: Breedlove è qui per discutere di politica mondiale con i ministri degli esteri e con i vertici della Nato, tre veterani della NATO e con il CEO di Airbus.  E’ davvero un’altra cosa vederlo in carne e ossa e con la sua uniforme. E’ qui per fare affari, e i suoi affari sono la guerra.

Ecco perchè giornalisti e cittadini impegnati da ogni parte del mondo ogni anno accorrono qui al Bilderberg: per testimoniare la sua esistenza. Alcuni anni fa, e questo lo so per esperienza personale, eri considerato praticamente un folle se solo parlavi di questa conferenza. Era come se parlassi di una riunione di unicorni che avveniva a Narnia.  “Ok, rimettiti il tuo cappello di latta e smamma via di qui….” – ma questa retorica ora non funzionerebbe più.
Quando oggi vedi con i tuoi occhi Craig Mundie della Microsoft che scarica il suo bagaglio davanti a un hotel a cinque stelle, con il suo jetlag, per far parte della commissione esecutiva del Bilderberg, non è più possibile dubitare della realtà di questa riunione.

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Craig Mundie, a sinistra. Foto di Hannah Borno

Quando sai che dopo un paio d’ore di sonno e un bel massaggio orientale, Mundie discuterà di “Esiste la privacy?”  con il capo di MI6 e con il Cancelliere dello Scacchiere, ecco che svanisce ogni retorica. Ed è qui che entrano in gioco i maggiori mezzi stampa.
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Foto di Hannah Borno

La televisione danese e’ stata la prima ad arrivare. Si sono assicurati un bel posto dove piazzare le loro telecamere ed ecco che poco dopo appare Henry Kissinger.  Il vecchio Harry è arrivato insieme al suo caro e fidato amico, Klaus Kleinfeld, presidente e CEO di Alcoa, il terzo più grande produttore mondiale di alluminio.  Sfortunatamente, non basta la luce del sole per penetrare l’oscurità di Kissinger,  quindi non sarà una gran foto, ma e’ lui, proprio lui, a sinistra nella foto in basso. Riconoscerei quegli occhiali ovunque. Ne hanno viste di cose…

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Foto di: Hannah Borno

Henry, ovviamente, è un esperto della Cina, e Klaus Kleinfeld siede nel consiglio US/Cina; quindi, entrambi avranno parecchio di cui parlare con Cheng Li del Brookings Institute, un esperto di “sviluppo tecnologico in Cina”, secondo il suo profilo alla Brookings.  Indubbiamente avrà un ruolo importante nel dibattito “Prospettive politiche ed economiche della Cina”.

Pochi giorni prima dell’inizio della conferenza, è stato reso noto un ordine del giorno piuttosto vago, insieme alla lista dei partecipanti dalla quale possiamo desumere che sarà il capo di MI6, Sir John Sawers, a condurre il dibattito “Quanto è importante la condivisione dell’intelligence?” Nessuno lo ha visto arrivare all’Hotel Marriott. E’ possibile la scorsa notte si sia paracadutato, oppure e’ arrivato qui risalendo il fiume con la muta da sub…

Siamo riusciti, però, a individuare Cheng Li, dall’aspetto visibilmente preoccupato, mentre si avvicina ai controlli di sicurezza.

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Cheng Li guarda dietro. Foto di: Hannah Borno

Povero Cheng.  Sembra un capretto smarrito che si gira a guardare indietro il mondo prima di varcare la tana dei leoni. Sta pensando: se scappo ora…ce la farò a raggiungere la fermata dell’autobus più vicina prima che uno della National Security Agency riesca a piombarmi addosso?  Ma, ahimè, ha esitato troppo, la Mercedes varca la soglia dell’hotel e per Cheng iniziano i tre lunghi giorni al Bilderberg.

Noi, fuori dal recinto dell’hotel, iniziamo ad organizzarci e a prepararci per la lunga attesa. In Danimarca, le notti sono lunghe e chiare, il caffè è forte, la polizia è (come tutti i danesi…) inaspettatamente amichevole, e qualcuno dice di aver visto apparire  la Regina Sofia di Spagna. Si sente un urlo di sorpresa provenire dalla bocca di un giornalista.  Una poliziotta si fa da parte per non coprire i nostri obiettivi…e segue una pioggia di click.

E’ il suono di un nuovo Bilderberg.

Charlie Skelton

Fonte: www.theguardian.com

Link: http://www.theguardian.com/world/2014/may/29/bilderberg-group-at-60-still-keeping-things-private

 

Traduzione per www.comedonchsciotte.org a cura di SKONCERTATA63