DI

ROSANNA SPADINI

 

raispot

Se qualcuno avesse ancora qualche dubbio che questo è un regime, si guardi gli spot di propaganda Rai sul progetto Unione Europea, che allietano le nostre serate da alcuni tempi, quando le famiglie del “mulino bianco” (ormai decimate dalla crisi) si raccolgono intorno al desco domestico. Sono straordinari, edificanti, confortanti, degni di una perfetta dittatura neoliberista, che si serve delle potenti armi del marketing della comunicazione subliminale, per consolidare il proprio potere messo in seria crisi dall’urgenza delle proteste euroscettiche.

Una voce giovane,  suadente, afrodisiaca, ci illustra le virtù dell’Europa, seminando messaggi di propaganda eurista attraverso simboli junghiani molto evidenti, per chi ha un briciolo di buon senso in testa. Ma lo sciame inquieto degli spettatori della tv generalista si ciba di piatti rassicuranti in maniera bulimica, senza riflettere né meditare, tante sono le preoccupazioni ansiogene da sedare.

La voce narrante comincia dicendo: “1941 L’Europa è in guerra e sembra destinata all’autodistruzione, però alcuni giovani si trovano a Ventotene e stendono un Manifesto che getta le fondamenta per un’Europa libera e unita.” Intanto scorrono sullo schermo immagini di guerra, un aereo che precipita, gocce di sangue che sporcano il terreno, l’incisione di un numero nazista sul braccio di un deportato, poi appare l’isola di Ventotene immersa in un mare cristallino che promette rigenerazione,  riscossa, palingenesi per la società europea (acqua simbolo di vita, rinascita, risurrezione).
“Sembra una follia”, continua la voce suadente, “invece finita la guerra (un sole splendente sbuca dalle nuvole e stelle dorate europee ingombrano la scena) 6 paesi ci credono, oggi sono diventati 28 , è l’Unione Europea (il sole è simbolo del sacro, dell’energia vitale, della vita).

“Tutti insieme siamo 500 milioni di persone, l’economia più grande del pianeta, anche uno spazio di pace e democrazia, dove la qualità della vita è tra le più alte del mondo, se fossimo uno stato saremmo anche primi alle Olimpiadi.”  Qui vengono somministrati diversi simboli, sempre in maniera subliminale: il pianeta, il globo è immagine della totalità della potenza europea, del mercato europeo che sfida la globalizzazione; poi parole sensibili e  potenti, quali, pace, democrazia, espressione della civiltà d’Europa; infine il richiamo al simbolo forte delle Olimpiadi, i giochi dell’antica Grecia, la culla della democrazia, quindi viene riaffermata l’identità europea democratica, che sarebbe confermata dall’Europa odierna.

Ora per gli aspetti problematici, su cui non si può tacere, diversamente si rischierebbe di apparire inattendibili, la voce continua: “Ma l’Unione Europea non è uno stato, ha una moneta, ma non un esercito, una politica agricola, ma non una vera politica, ha un mercato unico, ma non un senso di appartenenza comune, la sua storia è fatta di successi, l’Europa è un esperimento mai tentato prima, per continuare a contare nel mondo.”
Appare chiaro il tentativo di giustificare le incongruenze del sistema Europa, visto che è “un esperimento mai tentato prima”. Naturalmente non dice che l’Unione monetaria è un vero e proprio imbroglio finanziario, dove la moneta non è più di proprietà degli stati, ma viene emessa a debito, provocando un’apparente stabilità di rapporti col cambio fisso, ma in realtà strozzando in partenza l’economia degli stati più deboli, nei confronti di quelli forti.

Esperimento? In questo caso il termine assume valenze ideologico positive: si tenta di dare vita alla Grande Europa dei popoli, della pace, della democrazia, che sembra essere la realizzazione, difficile ma necessaria del Sogno Paneuropeo.

Dunque è doveroso ripudiare ogni tipo di resistenza euroscettica, dato che il fine sarebbe storicamente vantaggioso per tutti. Il fine giustifica i mezzi, diceva un certo Niccolò.

Ma che questo esperimento rappresenti invece un “fogno”, ce lo dice Zygmunt Bauman in “Modernità e Olocausto”, pur riferendosi ad un’altra storia tragica dell’Europa. Come poterono i tedeschi divenire protagonisti di una condotta sociale tanto immorale da realizzare l’Olocausto, senza che ciò innescasse troppi sensi di colpa? Rispondono gli esperimenti di Stanley Milgram, studioso e psicologo dell’Università di Yale, i quali nel 1974 consistettero nel selezionare cittadini americani del tutto inseriti socialmente e nel farli presenziare come tecnici ad alcuni esperimenti su nuovi metodi di apprendimento: fu chiesto ai soggetti di infliggere scariche elettriche su delle cavie umane, qualora una di queste avesse risposto in maniera sbagliata alle domande poste dallo sperimentatore. Il risultato fu sconvolgente, perché oltre la metà dei soggetti inflisse una scarica elettrica quando non si trovava in presenza delle vittime. Insomma, uomini “normali” divennero dei “boia” a distanza. La struttura burocratica della società nazista avrebbe impedito la presa di coscienza da parte della popolazione, che collaborò senza troppi scrupoli al genocidio degli Ebrei.

Così nella società attuale globalizzata la razionalità e l’etica dell’organizzazione tecnologica avrebbero attivato meccanismi caratterizzanti che favorirebbero la distruzione della coscienza morale, lasciando l’imperio sull’individuo di una immoralità prodotta socialmente. Nessuna possibilità di alcuna condotta etica, quando l’individuo viene privato di una coscienza civile da un sistema sociale tecno/mercatistico, e quindi nessuna possibilità di presa di coscienza nell’età della globalizzazione, nell’età del fondamentalismo consumistico, quando l’individuo è assolutamente asservito al monoteismo del mercato. Oggi il “Führer” è l’ideologia eurista, è il “fogno europeo”, è l'”eurocrazia dei mercati”, che hanno privato gli individui di quella coscienza etica che servirebbe per liberarsi dall’imbroglio.

Lo spot continua: “La sua lezione l’ha imparata dalla guerra. Il suo inno infatti non parla di gloria, di morti o di conquiste, il suo inno parla di gioia.” L’inno europeo è infatti l’adattamento dell’ultimo movimento della Nona Sinfonia di Beethoven, e viene utilizzato dall’Unione europea dal 1986. La critica più dura però proviene da Beppe Grillo, che dice: “Ma in Europa non c’è più la gioia. L’inno alla gioia poi è stato usato anche da Hitler e dai più grandi killer della storia. La gioia non c’è più, qui dobbiamo sederci e ragionare. Basta con l’Inno alla gioia l’ha usato Hitler per i compleanni, l’hanno usato Mao e Smith in Rhodesia. Basta” (ricordate che anche gli esponenti dell’Ukip di Farage hanno voltato le spalle all’inno, durante la cerimonia d’insediamento dell’ultimo palamento?).

Naturalmente mentre la voce fuori campo sparge i germi depistanti della propaganda ideologica, scorrono sulla scena i monumenti più significativi dell’Europa, immagini di persone che lavorano, che si abbracciano, che convivono in pace, di bimbi che crescono felici, di spazi di pace e democrazia,  di sportivi che si allenano, di giovani ricercatori che studiano, di anziani che invecchiano serenamente. Insomma l’Europa rappresenterebbe questa oasi di pace e benessere, un mercato unico ampio, un’agricoltura tecnologicamente progredita, una terra di benessere e pace per tutti i suoi abitanti.
Il tutto condito con simboli anche cromatici molto evidenti: tavolozze e pennelli colorati per i bimbi (colori, luci, fantasia, allegria, multicultura), i disegni dei bimbi illustrano un globo (globalizzazione positiva e democratica), i bimbi giocano con armi di plastica per divertimento (ora c’è la pace da 70 anni), i bimbi giocano tra lenzuola bianche stese al sole (bianco, candore, trasparenza, luce, serenità), il suo inno parla di gioia e un lenzuolo bianco si protende oltre il muro di cinta della casa (l’Europa esporta gioia e democrazia), una giovane adolescente corre in un campo di grano maturo (grano, denaro, ricchezza, abbondanza).

Ecco dunque realizzato un perfetto spot propagandistico dell’ideologia neoliberista, uno dei numerosi che scorrono sui teleschermi del Grande Fratello Rai, rivolto al pubblico di massa dei telespettatori del mondo globalizzato, già abituati a strumenti di comunicazione ideologica quali le soap opera, le serie televisive come “Lost”, di J.J.Abrams, che durano 114 puntate, che disperdono le logiche narratologiche tradizionali in una serie infinita di episodi, talvolta privi di senso, dove spariscono magari nel nulla alcuni personaggi senza alcuna giustificazione, dove la logica conclusiva si smarrisce nel caos degli intrecci, ma che promettono un futuro migliore per chi vive nell’ansia del presente.

Tali spot dunque non raccontano la vera Europa: il disastro sociale in Grecia, i suicidi e la disperazione, le politiche di austerità, la perdita di sovranità monetaria e economica, i devastanti Fiscal Compact, Mes, TTIP, Unione Bancaria. Naturalmente nessun riferimento alle numerose guerre che l’UE ha finanziato in giro per il mondo,  missioni di “peace keeping” e “peace enforcing”, Afghanistan, Iraq, Libia, Siria, Ucraina, Gaza (anche solo con la vendita di armi e tecnologia militare). E silenzio assoluto sulla rovinosa  guerra monetaria, finanziaria e commerciale in atto.

Nessun riferimento, ovviamente, al fatto che tutte le decisioni importanti in Europa vengono prese “al riparo dal processo elettorale” (Mario Monti), escludendo il consenso dei popoli, mai consultati. Ma poi soprattutto le elezioni europee sono finite da un pezzo, come mai gli spot sono aumentati d’intensità? C’è forse qualcosa che non sappiamo? Come mai tanto accanimento?  Non mi sembra che ci siano nuove elezioni europee in vista, e nemmeno nuove elezioni politiche. O forse sì?  E gli italiani, solitari cittadini del mondo globalizzato, avranno la forza e il coraggio di sventare la congiura ordita a loro danno dai templari del New Global Order?

Nel suo testo “Anschluss. L’annessione. L’unificazione della Germania e il futuro dell’Europa”, Vladimiro Giacchè dice che la stessa strategia politica sperimentata nei confronti della Repubblica Democratica Tedesca sta oggi operando nei paesi periferici dell’Unione europea, mediante la spirale del debito, delle privatizzazioni, delle politiche recessive dell’austerità, della distruzione dello stato sociale e del tessuto produttivo. Come nella RDT anche oggi in Europa si è creata una zona interna di sottosviluppo, funzionalizzata alle esigenze di valorizzazione del capitale. Qualcosa di simile avvenne nel Mezzogiorno, dopo l’Unità  d’Italia, ed ora rischia di accadere nuovamente con l’attuale processo di unificazione europea.

Quindi questa che stiamo vivendo è una dittatura vera e propria e si serve naturalmente degli spot propagandistici per divulgare il proprio “credo”, ma molti italiani non se ne sono ancora accorti,  altri invece si ritrovano nel loro  habitat naturale, visto che hanno convissuto benissimo negli ultimi trent’anni con il regime dell’inciucio perenne, avvalorando tutte le più spudorate nefandezze politiche e attribuendo loro consenso elettorale. 

Dunque aguzzate la vista…

Rosanna Spadini

Fonte: www.comedonchisciotte.org