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LINDA PENTZ GUNTER

 

Il Dottor Tetsunari Iida è fondatore e direttore esecutivo dell’Institute for Sustainable Energy Policies (ISEP) (ndT. Istituto per le Politiche Energetiche Sostenibili) in Giappone. Come tale, ci si sarebbe aspettati che nella recente presentazione che ha dato nel Regno Unito, entro le sacre sale della Camera dei Comuni, avesse posto l’accento sulla capacità del Giappone di sostituire l’energia elettrica generata una volta dai suoi impianti nucleari, ora perlopiù dismessi, con le energie rinnovabili.

Ma la polemica appassionata del Dottor lida non riguardava la forza del Sole, bensì la forza della propaganda. L’11 marzo 2011 sarebbe potuto essere solo il giorno in cui ha colpito il Grande Terremoto del Giappone Orientale. Ma vi è stato anche l’inizio del Grande Insabbiamento da parte del Giappone.

Sul sito dell’ISEP Iida esalta la venuta della Quarta Rivoluzione, susseguente a quella dell’agricoltura, dell’industria e dell’Information Technology. Scrive: “Questa quarta rivoluzione sarà una rivoluzione nell’ambito dell’energia, una rivoluzione industriale verde e una rivoluzione basata su una rete decentralizzata”.

Ma Iida era più interessato a trasmettere di persona la misura in cui sono state dette menzogne ai giapponesi prima, durante e dopo il devastante disastro nucleare di Fukushima-Daiichi, piombato in quello stesso giorno fatidico, causato dal duo mortale di terremoto e tsunami.

“Shinzo Abe dice che ‘tutto è sotto controllo'”, ha riferito Iida, parlando a un evento ospitato dall’organizzazione Nuclear Free Local Authorities, dalla Croce Verde e dall’ente Nuclear Consulting Group a fine gennaio. Ruolo di predominanza era rivestito dall’ex primo ministro giapponese, Naoto Kan, che era alla guida del governo, quando i tre disastri hanno assestato il colpo. “Sì – sotto il controllo dei media!”

Un processo per la Tepco come il Processo di Tokyo del dopoguerra

I media potrebbero avere rivestito il ruolo di ancella del governo ben disposta a rassicurare il pubblico con falsità ma, nel luglio 2012, la Commissione Indipendente d’Inchiesta sull’Incidente Nucleare di Fukushima ha concluso che il disastro in realtà non è stato un incidente, bensì “qualcosa di artificiale”. I ricercatori hanno riferito che ciò è avvenuto come conseguenza della “collusione” tra il governo, le autorità di regolamentazione e l’industria nucleare, in questo caso, la Tepco.

“Ci dovrebbe essere un processo alla Tepco come il Processo di Tokyo del dopoguerra”, ha detto Iida, riferendosi al processo per crimini di guerra della Seconda Guerra Mondiale, nel quale sono stati processati 28 giapponesi, sette dei quali sono stati successivamente giustiziati per impiccagione.

La speranza per tale responsabilità – senza sostenere l’impiccagione – è fugace nella migliore delle ipotesi. Nel 2011, mentre tenevo un discorso nell’ambito di una conferenza a Berlino ospitata dalla Fondazione Heinrich Böll, ho suggerito che i funzionari della Tepco debbano essere inviati alla Corte Penale Internazionale de L’Aia (una struttura americana ancora si rifiuta, con convenienza, di riconoscere la colpevolezza) a rispondere di ciò che equivale chiaramente a crimini contro l’umanità.

L’osservazione ha causato un po’ di scalpore e domande pressanti circa il meccanismo con cui la Tepco potrebbe essere ivi condotta. È inutile dire che nulla del genere sia mai accaduto o che sia verosimile.

La tattica preferita del governo di Abe è invece andare a tutta velocità, in modo tale da riavviare i reattori e far tornare tutti a casa il più presto possibile, come se niente di grave fosse accaduto. Basta scavare un po’di terriccio, portarlo via da qualche altra parte e, Abracadabra! Tutto è pulito e di nuovo sicuro!

Normalizzare la radiazione, una linea politica e ora una pratica

La decontaminazione radiologica, ovviamente, non è così facile. Né affidabile. E’ qualcosa di più simile a “spingere la contaminazione da un posto all’altro”, così come lo descrive l’esperto nucleare indipendente, Mycle Schneider. Nemmeno la radiazione rimane obbediente in un unico luogo.

“Le montagne e le foreste che non possono nemmeno essere vagamente decontaminate, fungeranno da fonte permanente di nuova contaminazione, ogni pioggia laverà via la radiazione e la porterà giù dalle montagne

verso le pianure”, ha spiegato Schneider. Gli uccelli si trasferiscono di frequente. Gli animali mangiano ed espellono flora radioattiva. La radiazione viene spazzata via verso il mare. È un ciclo senza fine.

Sono in corso, ciò nonostante, sforzi per il ripopolamento delle aree colpite, in modo particolare nella Prefettura di Fukushima. È una linea politica e ora una pratica di “normalizzazione” degli standard di radiazione raccontare alle persone che tutto va bene, quando chiaramente non c’è alcuna evidenza medica o scientifica per sostenerlo. E ciò era già fermamente e istituzionalmente un approccio in atto perfino l’11 marzo 2011, mentre il disastro di Fukushima colpiva nella sua fase iniziale, e quindi molto del processo decisionale è stato lasciato al giudizio individuale.

“Ci è stato detto che l’evacuazione pone un più grande rischio rispetto alla radiazione”, ricorda Hasegawa Kenji, un coltivatore da Iitate, un villaggio ubicato a 45 chilometri dall’Impianto Nucleare di Fukushima. Caratterizzato nel documentario della serie VICE (ndT. documentari specializzati nell’esplorazione di verità scomode) “Alone in the Zone”, Hasegawa ha criticato il sindaco di Iitate per aver fatto quello che lui ha definito un errore terribile.

“Anche quando gli scienziati hanno detto al sindaco che Iitate era un luogo pericoloso, li ha ignorati. Ha fatto arrivare da tutto il Paese esperti che propugnassero la sicurezza di quel luogo. Hanno riferito che non avevamo niente di cui preoccuparci. Continuavano a dircelo. Alla fine gli abitanti di un villaggio si sono fatti ingannare e hanno cominciato a rilassarsi. E il sindaco ha rifiutato l’idea di evacuare ancor di più. Ecco perché nessuno se ne è andato via, anche se i livelli di radiazione erano talmente alti.”

L’industria nucleare non ha detto la verità al pubblico

La confusione che circondava l’evacuazione era così profonda che, come Zhang et al. hanno osservato in uno studio datato 11 settembre 2014 e pubblicato sull’International Journal of Environmental Research and Public Health: “Misure non chiare per l’evacuazione hanno provocato la fuga di numerosi residenti verso la zona nord-occidentale, dove i livelli di radiazione erano ancora più elevati.”

Tutto ciò è nella norma, ha riferito Iida. “Devo sottolineare che chi lavora nel settore nucleare, non ha detto la verità al pubblico e non ci tengono informati.”

Nel prosieguo del processo di “normalizzazione” è arrivata la decisione di elevare gli standard consentiti di esposizione alla radiazione a 20 millisievert di radiazione all’anno, partendo dal livello precedente di 2 mSv (ndT. millisievert, unità di misura della dose equivalente di radiazione nel Sistema Internazionale ed è una misura degli effetti e del danno provocato dalla radiazione su un organismo) all’anno. Il limite globalmente accettato per l’assorbimento della radiazione è 1 mSv all’anno.

Questo significava che i bambini sono stati esposti potenzialmente agli stessi livelli di radiazione che sono consentiti per i lavoratori adulti nelle centrali nucleari in Europa. Alcuni funzionari hanno perfino sostenuto che le zone in cui i tassi si attestavano fino a 100 mSv all’anno dovrebbero essere considerate “sicure”. Scrivendo sul suo blog, l’avvocato anti-inquinamento di New Orleans, Stuart Smith, ha osservato ironicamente:

“Invece di prendere misure correttive per proteggere la sua gente, il Giappone ha semplicemente aumentato i limiti di esposizione riconosciuti a livello internazionale. Sembra che la priorità – come abbiamo visto in tanti altri disastri industriali in tanti altri paesi sia la protezione del comparto industriale e la limitazione della propria responsabilità, piuttosto che la garanzia di salute e benessere a lungo termine delle masse. Vacci a capire qualcosa.”

La grande menzogna del rimpatrio

Tutto ciò predispone il palcoscenico ideale per la Grande Menzogna del Rimpatrio. “Si tratta del grande insabbiamento”, ha detto Iida al suo pubblico di Westminster. “Alla gente viene detto che è abbastanza sicuro avere una quantità limitata di esposizione [alla radiazione].”

Infatti, in recenti conferenze dei governatori di prefettura, sono stati sollecitati in particolare i giovani a tornare a Fukushima. “Se venite a vivere con noi a Fukushima e a lavorare lì, ciò faciliterà la ricostruzione post-disastro e vi aiuterà a condurre una vita significativa”, ha riferito il Governatore di Fukushima Masao Uchibori.

I giovani in Giappone, tuttavia, non sembrano collaborativi. Nel luogo dove gli sfollati stanno tornando, la maggior parte sono cittadini anziani, i quali hanno meno da perdere dal punto di vista sanitario e che sono più tradizionalmente legati alla terra e ai loro cimiteri ancestrali.

“Vogliono morire dove sono nati e non in un luogo sconosciuto”, ha detto Yoshiko Aoki, una sfollata lei stessa che ora lavora con altre persone, e che è anche intervenuta alla conferenza di Londra.

Tutto ciò crea un impatto sulle entrate delle imposte degli abitanti che costituiscono il 24,3% di tutte le fonti fiscali locali e vengono raccolte sia dalle prefetture, sia dai comuni. Vengono riscosse sia su base individuale, sia per quanto riguarda le aziende, ma per la maggior parte provengono da base individuale.
I cittadini anziani che sono andati in pensione non contribuiscono all’imposta sul reddito, quindi l’onere spetta ai governatori e ai sindaci, in modo tale da attirare il maggior numero di persone lavoratrici possibile a ritornare nelle loro città e nelle regioni, al fine di finanziare in modo efficace i servizi pubblici locali.

Le aree radioattive sono le più colpite economicamente

Alla fine dello scorso anno, l’Asahi Shimbun (ndT. letteralmente “Giornale del sole del mattino” è un quotidiano nazionale in lingua giapponese del Giappone con quartier generale a Osaka) ha preso in considerazione le entrate fiscali nelle 42 municipalità colpite dal triplo disastro del 2011, costituito da terremoto, tsunami e fusione del nocciolo dell’impianto nucleare di Fukushima.

Non sorprende quindi che le zone più colpite dalla contaminazione radiologica avessero sofferto il contraccolpo economico più grande. Quelle aree libere dal fallout radioattivo si sarebbero potute semplicemente ricostruire dopo lo tsunami e il terremoto e, di conseguenza, recuperate economicamente, alcune perfino meglio dei livelli pre – 11 marzo 2011.

“All’altra estremità della scala si situa Namie, Prefettura di Fukushima, città che ha segnato il più grande tasso decrescente – 72,9 per cento – di entrate per l’anno fiscale 2014”, ha riportato l’Asahi Shimbun. “Tutti i residenti della città, vicino alla centrale nucleare paralizzata, rimangono in stato di evacuazione. Sebbene i pagamenti delle imposte provenienti dalle aziende siano aumentati per il lavoro di decontaminazione e per altri progetti di lavori pubblici, le imposte sul reddito pagate dai residenti e le tasse sul cespite sono diminuite.”

Tornare o non tornare è la questione del momento – o arriverà marzo 2017, quando il governo Abe annuncerà la revoca di molti ordini di evacuazione. A quel punto, la compensazione del governo per gli sfollati verrebbe abolita, ponendoli sotto la pressione finanziaria per fare in modo che ritornino. Spunto di maggiore confusione.
Le persone si trovano ad affrontare, ha riferito Iida, “due visioni estreme, o che è molto pericoloso o che è abbastanza sicuro. Quindi è molto difficile decidere quale è la verità, il cui discernimento è lasciato alle persone. “
Una di quelle città che potrebbe essere dichiarata “sicura” è Tomioka, la Pripyat del Giappone, un tempo dimora per circa 16.000 persone, ma ora disabitata.

“E’ come essere un esperimento umano, è così che ci sentiamo”, ha detto Aoki a Londra, lei stessa un’ex residente di Tomioka. “Il Governatore di Fukushima ha parlato di una Fukushima sicura. Vogliamo che diventi sicura, ma i nostri pensieri e la realtà non coincidono “.

Il professore di fisica nucleare dell’Università di Kyoto, Koide Hiroaki, osserva che nel film della serie VICE è stato schietto per decenni contro l’uso continuato dell’energia nucleare:

“Una volta che si entra in una zona a radiazione controllata, non si dovrebbe bere acqua, figurarsi mangiare del cibo. L’idea che qualcuno “, si interrompe,”… viva in un posto come questo è impensabile. ”

Linda Pentz Gunter è la specialista internazionale presso l’ente Beyond Nuclear. Funge anche da direttore dei media e dello sviluppo.

Fonte: www.theecologist.org/

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Fonte versione italiana www.comedonchisciotte.org , traduzione di NICKAL88