Gli USA volevano condannare 120 dirigenti siriani, tra cui Assad, per giustificare il suo rovesciamento e la guerra. Rimanevano però da inventare i crimini… [T. Meyssan]


«Sotto i nostri occhi» – Cronaca di politica internazionale n°203

di

Thierry Meyssan.

Analisi del cambiamento d’ordine mondiale

I Tribunali di Norimberga e di Tokyo permisero agli Alleati di esporre i crimini commessi dall’Asse durante la Seconda Guerra mondiale e di giustificare sia il prezzo della loro vittoria sia il loro dominio mondiale. Su questo modello, Washington pensava di poter tentare di condannare 120 dirigenti siriani, tra cui il presidente Bashar al-Assad, al fine di giustificare la guerra e il rovesciamento della Repubblica araba siriana. Rimanevano però da inventare i loro crimini…

DAMASCO (Siria) – Ad aprile 2012 – vale a dire dopo il ritiro francese dalla guerra (che riprese a luglio) e prima dell’accordo di spartizione russo-statunitense (del 30 giugno a Ginevra) – gli “Amici della Siria” avevano deciso di giudicare il presidente Bashar al-Assad davanti a un tribunale internazionale. Si trattava di mettere in scena a posteriori la Pax Americana, dopo l’assassinio di Slobodan Milosevic nella sua prigione all’Aja, l’impiccagione di Saddam Hussein e il linciaggio di Muammar Gheddafi.

Per far questo, gli Stati Uniti avevano creato un’associazione all’Aja, il Syria Justice and Accountability Center (SJAC). Per due anni, gli esperti legali accumularono testimonianze sulle “torture praticate dal regime”.

L’ufficio del segretario di Stato per la giustizia globale, allora guidato dall’ambasciatore Stephen Rapp, aveva sollecitato l’Arabia Saudita, la Giordania, il Qatar e la Turchia affinché finanziassero un “Tribunale speciale delle Nazioni Unite per la Siria” sul modello del “Tribunale speciale delle Nazioni Unite per il Libano”. Ricordiamo che quest’ultimo, contrariamente al suo nome, non è un tribunale nel senso vero e proprio, poiché è stato creato da due dirigenti esecutivi, il segretario generale delle Nazioni Unite e il primo ministro libanese, senza essere mai stato approvato né dal Consiglio di sicurezza né dal Parlamento libanese. Questo pseudo-tribunale avrebbe così potuto affrancarsi dalle regole del Diritto e condannare il presidente siriano senza prove.

Il principio dei tribunali per il Libano e per la Siria risale a Jeffrey Feltman, ex ambasciatore degli Stati Uniti a Beirut, poi Sottosegretario di Stato per gli Affari del Vicino Oriente e attualmente direttore degli Affari politici delle Nazioni Unite. Feltman aveva creato il Tribunale per il Libano, avendo egli stesso organizzato l’assassinio di Rafik Hariri, per giudicare e condannare i presidenti Emile Lahoud e Bashar al-Assad che intendeva incolpare. Secondo un documento interno del suo ufficio che abbiamo potuto consultare, la NATO aveva previsto, dopo il rovesciamento della Repubblica araba siriana, di giudicare e condannare 120 dirigenti del paese, di cui 80 figuravano già nelle liste delle persone soggette a sanzioni stabilite dagli Stati Uniti e/o dall’Unione europea.

Il 20 Gennaio 2014, due giorni prima dell’apertura dei negoziati di Ginevra 2, lo studio legale londinese Carter-Ruck accusava la Siria di aver torturato e ucciso più di 11.000 dei suoi cittadini nel corso della guerra. Ha poi pubblicato un rapporto di tre giuristi internazionali che autentificava 55.000 fotografie scattate presumibilmente da un fotografo militare che aveva disertato [1].

Benché due dei giuristi fossero già stati ampiamente messi in causa per la loro parzialità in casi precedenti e il terzo avesse ricevuto l’incarico dalla CIA per creare il Syria Justice and Accountability Centre (SJAC), e nonostante le smentite dalla Siria, John Kerry non mancò di citare questo documento in occasione dell’apertura della Conferenza di Ginevra 2.

Il 31 luglio 2014, la Commissione esteri della Camera dei Rappresentanti ebbe un’audizione con il fotografo siriano. Quest’ultimo mostrò appena 10 foto sulle 55.000 della sua collezione, ma solo dopo averle offuscate e rese non identificabili.

Ahimè! Il 22 settembre 2014, la Russia e la Cina opposero il loro veto a un progetto di risoluzione francese che rinviava alla Corte penale internazionale per i crimini commessi in Siria. Da parte sua, il Dipartimento di Stato riteneva che il materiale accumulato, per quanto estremamente voluminoso, non aveva più valore delle false testimonianze del Tribunale per il Libano. Cessò dunque di sovvenzionare la preparazione della Norimberga siriana.

Tuttavia, il segretariato di Stato ha recentemente finanziato il Center for Victims of Torture del Minnesota, non solo per tutte le sue attività, ma anche per aiutare le “vittime del regime”, se ne trova, ma non le 80.000 persone rapite dagli Stati Uniti e torturate dalla Navy a Guantánamo e nelle navi-prigione in acque internazionali durante i due mandati di George Bush.

Inoltre, il Dipartimento di Stato ha sostenuto un’esposizione del Qatar alle Nazioni Unite dapprima a New York, poi al Museo dell’Olocausto a Washington e, infine, la settimana scorsa, a Roma, basata sulle fotografie dello studio legale Carter-Ruck [2].

Naturalmente, non si tratta di mostrare le 55.000 fotografie, ma sempre le stesse 10 foto offuscate, accompagnate da altre relative alla guerra. Allo stesso tempo, il rappresentante di Israele Eliot Engel (già autore del Syrian Accountability Act) ha presentato il disegno di legge H.R. 5732 mirante ad aumentare le sanzioni contro la Siria.

Il 6 ottobre 2016, i Paesi Bassi (che sono illegalmente schierati militarmente in Siria) hanno organizzato presso la loro ambasciata a Washington un incontro per rilanciare il centro SJAC e finanziare il progetto di un Tribunale per la Siria. La Germania, il Belgio, la Danimarca, l’Italia, la Norvegia, il Regno Unito, la Svezia, la Svizzera e naturalmente gli Stati Uniti hanno annunciato il versamento di un obolo. Questo progetto dovrebbe costare solo pochi milioni di dollari all’anno.

Per Washington è ormai chiaro che la Repubblica araba siriana non cadrà e che non sarà possibile giudicare e condannare senza prove il presidente Bashar al-Assad. Questa messa in scena si inscrive nel condizionamento degli occidentali, «difensori del Bene di fronte ai crudeli siriani»[3].

La Francia, successivamente portavoce degli interessi turchi, poi qatarioti, poi sauditi e oggi israeliani, non ci sente da quest’orecchio. Spera quindi di giudicare i 120 dirigenti siriani (già condannati sulla carta) davanti alla Corte penale internazionale… in contumacia.

Il 10 ottobre, il ministro degli Esteri francese, Jean-Marc Ayrault, ha annunciato di aver chiesto a un gruppo di giuristi di trovare un modo per adire la CPI, nonostante l’opposizione prevedibile del Consiglio di Sicurezza.

Sembra che Washington si prepari ad accettare la fine del mondo unipolare. In questo caso, le accuse più strampalate e più terrificanti contro la Siria serviranno a infangare l’immagine del campo russo.

NOTE – Documenti:

[1]A Report into the credibility of certain evidence with regard to Torture and Execution of Persons Incarcerated by the current Syrian regime“, Carter-Ruck, January 20, 2014. 

[2] «Report sulla attendibilità delle “Foto di Caesar” che si paventa saranno esposte in mostra al Senato della Repubblica italiana», Sibialiria, Marzo 2016.

[3]The Caesar Photo Fraud that Undermined Syrian Negotiations“, Rick Sterling, March 2016.

Fonte versione italiana

Traduzione a cura di Matzu Yagi.