L’automazione, la robotica e i software sostituiranno sempre più il lavoro umano. Uno studio dell’università di Oxford analizza i lavori ad alto, medio e basso rischio di essere rimpiazzati da macchine intelligenti

di

ENRICO FRANCESCHINI

Assicuratori, consulenti fiscali e autisti di metrò: ecco i mestieri a rischio

LONDRA – Assicuratori, consulenti fiscali, autisti di tram e di metrò: sono questi i mestieri fatti da esseri umani più a rischio immediato di scomparire, sostituiti dai robot ovvero dall’intelligenza artificiale, secondo un nuovo studio dell’università di Oxford. La ricerca analizza i lavori ad alto, medio e basso rischio di essere rimpiazzati da macchine intelligenti, sulla base degli ultimi sviluppi nel campo dell’AI (Artificial Intelligence). L’intelligenza artificiale ha già preso il posto dell’intelligenza umana per tutta una serie di impieghi considerati di basso livello e di basso salario, in particolare nel campo dei centralini telefonici, delle operazioni bancarie e delle catene di montaggio nelle fabbriche. Ma il prossimo passo, afferma l’indagine, potrebbe rendere obsoleti nel giro di un decennio il 30 per cento dei posti di lavoro anche in altri settori.
Nel mirino ci sono per l’appunto categorie come le assicurazioni, i servizi di analisi e consulenza fiscale e commerciale, i conducenti di mezzi di trasporto su rotaie come la metropolitana e i tram. La categoria dei lavori a medio rischio di essere sostituiti dall’intelligenza artificiale, più avanti nel tempo, comprende servizi di medicina e infermieristica, consulenze legali, piloti di aereo e di bus. Mentre rimangono per il momento a basso rischio le professioni ad alta specializzazione, e alta remunerazione, in campo medico, scientifico, legale e ingegneristico. L’automazione del lavoro, ha avvertito il governatore della banca d’Inghilterra Mark Carney il mese scorso, minaccia il 40 per cento dei posti di lavoro nella prossima generazione. E un monito analogo è giunto nel dicembre 2016 dalla Casa Bianca, che citando uno studio dell’università di Harvard ha previsto la scomparsa del 50 per cento delle attuali mansioni lavorative effettuate dagli esseri umani da qui al 2050.
La rivoluzione digitale abbinata all’intelligenza artificiale, commentano gli esperti, pone dunque interrogativi di lungo termine che rendono

la questione dell’immigrazione, causa della vittoria della Brexit nel referendum britannico del giugno scorso, come un problema temporaneo e marginale rispetto alla sfida molto più ampia lanciata al mondo del lavoro dal progresso tecnologico.

Fonte: Repubblica