Annunciata a Londra l’apertura del magazzino di Passo Corese, totalmente automatizzato

 

di

Mauro Bazzucchi

Giornalista parlamentare, autore e speaker radiofonico

La porta d’ingresso del futuro, nel bene e nel male, in Italia sarà un piccolo paese della Sabina, subregione del Lazio a vocazione storicamente agricola. Su Passo Corese, una trentina di chilometri a Nord di Roma, a partire dal prossimo autunno uno scenario da romanzo di Philip Dick farà irruzione tra gli ulivi e i ciliegi che da millenni costituiscono il panorama dell’area. E’ questo infatti il sito scelto da Amazon per insediare il suo nuovo magazzino italiano che, di per sé, non costituisce una novità, visto che si tratterà del terzo, dopo quello di Castel San Giovanni (Piacenza) e assieme a quello di Vercelli.

Quello che di particolare avrà Passo Corese è che il magazzino sarà interamente automatizzato: uno degli otto siti in Europa e 25 nel mondo dove gli operai umani, nella filiera del gigante americano dell’e-commerce (136 miliardi di fatturato nel 2016), convivono coi “Kiva”, piccoli robot messi a punto dalla stessa società di Bezos capaci di sostituire il lavoro dei magazzinieri grazie a un velocissimo sistema di movimento automatico a cui Amazon ha deciso di affidare quasi tutti i futuri magazzini.

passo corese

 

E non a caso l’annuncio su Roma, dove i robot saranno mille, è arrivato dal Bedfordshire, a 35 miglia da Londra, dove Stefano Perego, direttore di tutte le attività logistiche di Amazon nel Regno Unito, manager che ha di fatto curato la start up del colosso americano in Italia, ha svelato il funzionamento dei robot e il flusso del lavoro nei magazzini “verticali”, magnificandone l’efficienza in termini di miglioramento del servizio quanto a produttività sul lato dell’azienda e a velocità su quello degli utenti, con l’evidente preoccupazione di contestare la tesi secondo cui l’impiego (a suo avviso inarrestabile) dei robot sostituirà progressivamente quello degli umani. “In Gran Bretagna i nostri centri occupano una superficie equivalente a 110/120 campi da calcio, in Italia siamo a 12, ma anche i latini cominciano a muoversi, e l’Italia è un mercato emergente.

Con un magazzino robotizzato si può fare lo stesso di un magazzino tradizionale con un quarto della superficie, e sono meno onerosi sia dal punto di fisico che economico”. Sul tavolo, dunque, l’ineludibile questione della forza lavoro: “Siamo un azienda in crescita – ha spiegato Perego – e apriamo nuovi magazzini robotizzati, ma non chiudiamo quelli tradizionali, e non li automatizzeremo perché questo non è tecnicamente possibile”. Ma Perego contesta a monte l’allarme sull’estromissione degli umani: “A Piacenza, magazzino tradizionale, ci sono 1500 addetti. A Roma, magazzino automatizzato, arriveremo progressivamente a 1.200 posti a tempo indeterminato. Questo significa che i robot non sostituiranno tutte le figure ma che anzi ci sarà un innalzamento delle competenze degli addetti”.

Per il manager milanese, il rapporto di riduzione di impiego di esseri umani nei centri automatizzati è “verosimilmente di un quinto di addetti in meno”. Un punto di vista che, come è noto, non trova d’accordo esponenti politici e sindacali su scala globale, che hanno trovato un alleato insperato in Bill Gates, che ha addirittura caldeggiato l’ipotesi di una tassazione dei robot, proposta su cui la sinistra radicale ad esempio in Italia, sta già riflettendo.

“Qui in Gran Bretagna – osserva Perego – non esiste alcun dibattito di questo tipo. Anzi, la premier May sta spingendo sull’innovazione. Essere contro questo tipo di sviluppo tecnologico equivale a pensare di utilizzare ancora le cabine telefoniche, nell’epoca degli smartphone”.

 

Fonte: Huffington PostFonte: Huffinton Post