Versione “accademica” dell’umanoide Pepper, lavorerà presso la Bologna Business School, affiancando come tutor i docenti

Di

Giuseppe Stabile

 

Bebber

Di solito i robot siamo abituati a vederli uscire dalle università, nel senso che è nei laboratori di ricerca degli atenei che vengono progettati e sviluppati per poi affacciarsi nel mondo esterno. Un diverso destino attende invece Bepper, che questo tragitto lo percorre all’incontrario: metterà, o meglio, ha già messo piede nelle aule della Bologna Business School dove dall’inizio del prossimo anno accademico assumerà il suo incarico da docente.

Il professore robot è stato presentato in occasione della chiusura dell’anno accademico dei 30 corsi di alta specializzazione, ai quali si aggiungono 15 open program, della scuola di alta formazione dell’Università di Bologna, corsi ai quali hanno partecipato 520 studenti provenienti da 48 Paesi.

La versione accademica di Pepper

Il nuovo docente è una versione appositamente rimodulata di Pepper, l’umanoide realizzato da Aldebaran Robotics, la società francese del gruppo Softbank, in grado di interagire e comunicare con gli umani per mezzo di interfacce tipiche della nostra comunicazione, come la voce, il tatto e perfino le emozioni.

 

Alto 1,2 metri per un peso di 28 chilogrammi, il robot che dal prossimo anno accademico affiancherà come tutor i docenti, è dotato del sistema di intelligenza artificiale Watson, messo a punto da Ibm, con la quale Softbank lo scorso anno ha raggiunto un accordo di collaborazione, che gli consente di analizzare migliaia di miliardi di dati e su questa base ragionare e apprendere come la mente umana, amplificandone all’infinito le potenzialità. Un apprendimento continuo che gli consente di estendere capacità e conoscenze, rispondendo agli stimoli esterni e di relazionarsi con gli umani attraverso l’elaborazione del linguaggio.

Un superprofessore

Presentato in anteprima all’ultima edizione del Salone del Libro di Torino, Bepper, metterà le sue capacità a servizio di studenti e professori. Il robot diventerà infatti un collaboratore dei docenti degli executive master della scuola di Bologna, che finora ha formato oltre 7.500 studenti.

In virtù del sistema di intelligenza artificiale il docente robot potrà rispondere a domande, interagire con gli studenti e supportare i suoi colleghi in cattedra. Il sistema è infatti una applicazione avanzata di elaborazione del linguaggio naturale, della rappresentazione della conoscenza, del ragionamento automatico, delle tecnologie di apprendimento nel campo delle domande a dominio aperto, ovvero senza restrizioni dell’argomento: in pratica un pozzo di sapienza in espansione capace di affrontare qualsiasi tema.

Una grande sfida con la quale la scuola bolognese intende avvicinare la classe dirigente del futuro alla rivoluzione robotica, un processo che ogni giorno acquista di realtà e con il quale occorre cominciare a rapportarsi a tutti i livelli. «La rivoluzione digitale non è solo un fatto tecnico, è soprattutto un profondo cambiamento che riguarda la vita delle persone nelle imprese e nella società – ha spiegato alla sua presentazione Massimo Bergami, dean di Bologna Business School –. Per questo proponiamo una riflessione sul rapporto tra umani e robot, per stimolare un dialogo sul ruolo delle macchine e delle persone nella società che stiamo costruendo».

 

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