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Gianluca Freda

Gira gira, finisci per ritrovarteli sempre nei piedi. Uno pensa che almeno parlando delle missioni Apollo, per fasulle che siano, si possa una volta tanto occuparsi di una questione in cui non sbuchino fuori come scarafaggi su una buccia di melone lasciata sulla veranda. E invece no. Inserisci su Google due semplici paroline (“moon + masonry”) e ti saltano fuori una caterva di siti in cui le connessioni del programma Apollo con la massoneria vengono evidenziate con abbondanti dettagli. Dovunque ci sia da fare soldi prendendo per il culo l’umanità, insomma, si può star certi che gli scarafaggi col cappuccio sono sempre dietro le scene a tirare i fili.

Prendiamo ad esempio la foto che apre l’articolo: si tratta della copertina del n. 11, vol. LXXVII, della rivista “The New Age”, uscito nel novembre 1969. La rivista è l’organo ufficiale del 33° Consiglio Supremo di Rito Scozzese della Massoneria di Giurisdizione Meridionale, con sede a Washington D.C. All’interno troviamo un lungo articolo di Kenneth S. Kleinknecht 33°, vice direttore della sezione Moduli di Comando e Servizio del Programma Apollo, nonché vicedirettore del Programma Gemini e direttore del Progetto Mercury. Anch’egli massone, ovviamente. Qui si possono leggere le sue credenziali come responsabile dei progetti della NASA. Nell’articolo si parla della visita tributata da Edwin E. Aldrin Jr. 32° (per gli amici “Buzz”) alla Casa del Tempio di Washington il giorno 16 settembre 1969, un paio di mesi dopo la storica messinscena di cui ancor oggi tanto si discute. Aldrin – massone anche lui e figlio di un massone – si era recato in visita al quartier generale della Loggia a Washington per ricevere le congratulazioni del Supremo Comandante dell’ordine massonico e riportare indietro la bandiera dell’ordine che aveva tenuto con sé durante la “missione” (qui sotto).

A pag. 13 della rivista leggiamo:

“Notare quanti, fra gli stessi astronauti, siano Fratelli Massoni: Edwin E. Aldrin, Jr.; L. Gordon Cooper, Jr.; Donn F. Eisle; Walter M. Schirra; Thomas P. Stafford; Edgar D. Mitchell e Paul J. Weitz. Prima della sua tragica morte in un incendio improvviso a Cape Kennedy, il 27 gennaio 1967, anche Virgil I. “Gus” Grissom era un Massone. L’astronauta Gordon Cooper, nel corso del suo storico volo spaziale sulla Gemini V, nell’agosto del 1965, portò con sé un gioiello ufficiale del Trentatreesimo Grado e una bandiera del Rito Scozzese. Attraverso la placca lunare, le insegne massoniche, la bandiera e gli stessi astronauti massoni, la Massoneria è già entrata nell’era spaziale. Possiamo forse dubitare della Massoneria e della sua rilevanza spirituale nell’era moderna quando perfino i suoi rappresentanti materiali hanno oggi compiuto storici itinerari verso le distese infinite dello spazio?”

No, non ne abbiamo mai dubitato. Che Aldrin fosse un massone pare che io fossi rimasto l’ultimo (o il penultimo) a non saperlo. Lo sapeva benissimo, ad esempio, la Loggia di Fermo del Grande Oriente d’Italia, che porta il suo nome. Aldrin non ne aveva certo fatto segreto, né durante le finte missioni lunari né dopo. Durante la storica truffa del luglio 1969, aveva rivolto via radio a chi lo ascoltava un invito di chiaro sapore massonico: “Vorrei cogliere quest’occasione per chiedere ad ogni persona che si trovi in ascolto, chiunque sia, di raccogliersi per qualche istante, rendersi conto di ciò che è successo in queste ultime ore, e ringraziare Colui in cui crede e nella maniera in cui crede”. Nel suo libro Ritorno alla Terra, Aldrin stesso aveva descritto un rituale religioso da lui eseguito dopo il presunto allunaggio: “Durante il primo ozioso momento nel modulo lunare, prima di mangiare il nostro spuntino, presi il mio kit personale e tirai fuori due pacchetti che erano stati preparati su mia specifica richiesta. Uno conteneva una piccola quantità di vino, l’altro una piccola ostia. Con essi e con un calice che faceva parte del kit, feci la comunione sulla luna, leggendo un biglietto che avevo portato con me e su cui avevo trascritto alcuni brani dal Vangelo di Giovanni che si utilizzano durante le tradizionali cerimonie di eucarestia”.

La Loggia Massonica a cui Aldrin era ufficialmente iscritto nel 1969, con numero di tessera 1417, era quella di Clear Lake, Texas. In onore di Aldrin verrà fondata in seguito la “Loggia della Tranquillità n. 2000” (dal Mare Tranquilitatis lunare su cui i presunti astronauti sarebbero atterrati), sul cui sito leggiamo: “Il 20 luglio 1969 due astronauti americani atterrarono sulla luna del pianeta Terra, in una zona conosciuta come Mare Tranquilitatis, o “Mare della Tranquillità”. Uno di questi uomini coraggiosi era il Fratello Edwin Eugene (Buzz) Aldrin Jr., membro della Loggia di Clear Lake, n. 1417, AF&AM, Seabrook, Texas. Fratello Aldrin portava con sé una DELEGA SPECIALE del Gran Maestro J. Guy Smith, con nomina ed incarico di Fratello Aldrin come Delegato Speciale del Gran Maestro, che gli garantiva pieni poteri di rappresentanza del Gran Maestro in quanto tale e lo autorizzava a reclamare la luna come Giurisdizione Territoriale Massonica per conto della Gran Loggia Venerabile del Texas degli Antichi e Liberi Massoni e lo incaricava di fare appropriato rapporto sul suo operato. Fratello Aldrin certificava che la DELEGA SPECIALE era stata portata con lui sulla luna il 20 luglio 1969”.

Come l’articolo della rivista chiarisce, anche Gus Grissom, uno degli astronauti morti nel rogo dell’Apollo 1, era un massone. Ma un massone assai critico verso il programma spaziale della NASA, che ne aveva spesso denunciato l’assurdità (come si vede in questo video di Luogocomune), il che contribuisce ad alimentare i sospetti sull’incidente e sulla possibilità che di “incidente” non si sia trattato affatto.

Qui sotto si può vedere un medaglione della Trentatreesima Loggia di Rito Scozzese emesso nel 1979 per festeggiare il decennale dell’imbroglio. Da notare la scritta “Le nostre bandiere sulla luna”. Dal 1969 la bandiera della massoneria sventolerà infatti su buona parte delle truffe mediatiche organizzate in danno dell’umanità.

Le vere mire della massoneria legate alla truffa delle missioni Apollo si possono leggere fra le righe nel brano che segue, tratto sempre dall’articolo di Kleinknecht su “The New Age” (pagg. 15-16):

“La missione della Corporazione è sempre stata una missione di salvezza, ma fino a questo momento il suo campo di applicazione era stato l’individuo e il suo percorso verso la luce. La Massoneria, a questo punto, non può più pensare in questi termini. Tutti gli uomini, in qualunque luogo, devono ascoltare il nostro messaggio o tutti gli uomini periranno”. Con queste parole Kleinknecht celebra l’ingresso trionfale della Massoneria nell’era della manipolazione mediatica televisiva, attraverso la quale il potere dell’organizzazione non si esercita più sui singoli adepti, bensì, grazie ai nuovi mezzi tecnologici di manipolazione delle coscienze, sull’umanità intera. La truffa delle missioni Apollo è stata in effetti – come credo di aver già scritto altrove – la prova generale del completo asservimento del pensiero umano alla virtualità mediatica. Il successo globale riscosso da questa assurda, sesquipedale menzogna ha convinto i burattinai occulti che il potere del nuovo mezzo era tale da consentir loro di rinchiudere il genere umano in una realtà fittizia che l’Ordine poteva gestire e controllare a piacimento. E così è stato. Dopo il 1969 i capi dell’Ordine Massonico erano convinti di poter diventare veri e propri artefici della realtà, creatori dell’universo mentale umano; in una parola, Dèi. Le lobby ebraiche gli hanno in seguito parzialmente bagnato il naso, garantendosi un controllo solido ed esteso sulla fabbrica catodica del mondo, ma questa è un’altra storia.

Alle pagg. 34-36 della rivista troviamo un resoconto fotografico della visita di Aldrin alla Casa del Tempio. Kleinknecht commenta:

“La storia della Massoneria nell’era spaziale ha compiuto un nuovo passo avanti il 16 settembre 1969, quando il Fratello Astronauta Edwin E. Aldrin Jr. 32° ha fatto visita alla Casa del Tempio di Washington. Accompagnato da suo padre, Edwin E. Aldrin Sr., anch’egli massone di Rito Scozzese, l’astronauta Aldrin ha interrotto il suo programma ricco d’impegni per incontrare il Gran Comandante Smith e per presentargli la bandiera del Rito Scozzese cucita a mano che aveva portato con sé sulla Luna.

La bandiera è in seta bianca, misura 22×30 cm. e presenta una striscia dorata sui bordi. E’ ornata con le parole “The Supreme Council, 33°, Southern Jurisdiction, USA” e con il motto “Deus Meumque Jus”. E’ anche decorata con l’aquila a due teste, con la corona del 33° Grado, con le insegne del Gran Comandante Supremo e con le insegne del Maestro Massone.

Da quello storico volo lunare del 16-24 luglio 1969, la presenza di questa bandiera è diventata il simbolo dell’importanza universale della Massoneria. Quando l’uomo raggiungerà nuovi mondi, la Massoneria sarà lì”.




Capito il messaggio? Potete anche fuggire su Marte, ma non riuscirete a togliervi di torno le petulanti bestiole. Per fortuna ci sono concrete speranze che si tratti, anche in questo caso, di ordinaria fregnaccia della loro propaganda, esattamente come i viaggi lunari. Tutto sommato, per chi non è in rapporti d’affari con loro, per toglierseli di torno non servirebbero astronavi, basterebbe spegnere la televisione. Peccato che la maggior parte dell’umanità abbia dita così pigre.