di
Massimo Mazzucco


INTRODUZIONE

Nell’analizzare l’omicidio Kennedy, ci scordiamo tutti spesso di una cosa importantissima: l’intero castello difensivo della tesi Warren, e quindi di chi ancora si ostina a sostenerla, in realtà si regge su una singola carta sottile quanto un giovane ramo di quercia agitato dal vento.

I difensori della Warren infatti, pressati più da vicino, sono costretti ad ammettere che il famoso colpo “andato a vuoto” può solo essere stato sparato da Oswald fra i fotogrammi Z160 e Z166, e che prima di colpire il bersaglio il proiettile dev’essere stato deviato da un ramo della quercia sottostante, per andare a colpire – scamiciato – il marciapiede accanto a James Tague, vicino al sottopassaggio.

Non vi sono infatti altre ipotesi accettabili, in grado di far quadrare il cerchio con tre sole pallottole ed un solo cecchino. RIPETIAMOLO QUINDI PER CHIAREZZA: Chi sostiene la tesi Warren è obbligato a credere – o comunque a sostenere – che il primo colpo sia stato deviato dal ramo di quercia nel modo suddetto. TALE E’ LA FORZA EFFETTIVA DI COLORO CHE SI ATTEGGIANO A DEPOSITARI DELLA VERITA’ SUL CASO KENNEDY: praticamente nulla.

Perchè “praticamente”, e non nulla del tutto? Poichè tutti sappiamo come la parola “dimostrare” abbia la latitudine che ciascuno vuole darle quando la utilizza. E pensare che è proprio il sostenitore della tesi Warren, nel caso della quercia, a premurarsi di farci sapere che “non esiste prova scientifica che la deviazione di quel colpo non fosse possibile”. Certo, molto difficilmente si può dimostrare l’impossibilità o l’inesistenza di qualcosa, lo sanno anche gli studenti al primo anno di filosofia, ed esiste addirittura una fallacia logica al riguardo, detta “Argomento ad ignorantiam” (Es. Dio esiste: dimostrami che non c’è). Curiosa però, al di là di tutto, questa necessità di aggrapparsi alla “non esistenza” di una prova contraria, quando le stesse persone vorrebbero sostenere che “è stato definitamente provato che Oswald agì da solo”. Delle due una, non credete?

Comunque sia, diciamo che chi scrive si accontenterà di dimostrare come la tesi proposta sia “praticamente” impossibile (ovvero, rimane possibile, ma solo in via teorica, poichè nel mondo reale va a scontrarsi con i più elementari principi della fisica dinamica, oltre che con la logica e col comune buon senso), lasciando a chi legge il giudizio sulla effettiva credibilità complessiva di una tesi – quella della SBT – che già è molto  difficile sostenere per mille altri motivi.

L’ANALISI TEORICA

Pur volendo ipotizzare che sia questo lo sparo andato a vuoto, si parte almeno dal presupposto – per fortuna confermato anche dai propositori della teoria stessa – che Oswald non sia stato così stupido da scegliere di sparare il primo colpo quando già Kennedy gli fosse scomparso del tutto alla vista, sotto la quercia, ma che abbia aspettato magari troppo a farlo, seguendo il bersaglio nel mirino, ed obbligandosi così ad una linea di tiro che ne rasentava i rami esterni. A quel punto un colpo di vento – peraltro presente a Dallas quel giorno – avrebbe improvvisamente frapposto un ramo “vagante” fra il proiettile e il bersaglio sottostante. La frapposizione in sè è certo possibile: la necessità di anticipare il colpo, la breve distanza e quindi la rapidita’ di uscita dal campo visivo dell’ottica del bersaglio, il bersaglio intermedio (quercia), la distanza di molto inferiore a quella di azzeramento, sono tutti fattori che possono avere portato il tiratore a colpire per errore il ramo incriminato.

Il problema sta tutto nell’entità dell’eventuale deviazione.

In realtà infatti, “anche le querce cominciano da piccole”, e i rami di quella di Dealey Plaza avevano, nel 1963, uno spessore ancora minore di quello che vedete nella foto accanto, che risulta essere del 1969.

I rami sono teneri e sottili, ed ondeggiano liberi al vento, uniti come sono al tronco in maniera elastica e flessibile. Nessuno di quei rami dovrebbe quindi essere in grado di opporre la resistenza dinamica necessaria a deviare in maniera sostanziale (come vedremo) la traiettoria di un proiettile di fucile che viaggia al doppio della velocità del suono. Ci si aspetterebbe piuttosto che il ramo venisse spostato lateralmente dal proiettile, se colpito di striscio, oppure piuttosto spezzato del tutto, se colpito nel suo punto più spesso.

Ma in nessun caso la traiettoria del proiettile potrebbe risentire di quell’impatto, se non in misura assolutamente irrilevante. Le leggi della fisica dicono infatti che fra due corpi che si scontrano, è il più “leggero” (in quanto a forza d’impatto, cioè energia cinetica tradotta in Kg./cm2) a cambiare maggiormente di traiettoria rispetto al più pesante.

Se un’automobile si scontra con un ciclista (esempio sotto a sin.) purtroppo è il ciclista, che ha una forza d’impatto in Kg/cmq molto minore, a volare lontano, mentre l’auto continua (o si ferma) lungo la traiettoria che già aveva (deviando, in realtà, ma di pochissimo). Se invece quell’auto si scontra con un TIR (sotto a ds.). che ha a sua volta cento volte la sua forza di impatto, è l’auto a volare dall’altra parte della piazza, mentre il TIR prosegue, finchè si ferma, nella stessa direzione (deviando, in realtà, ma di pochissimo).

Per calcolare quindi la forza d’impatto di un proiettile bisogna prima conoscerne l’energia cinetica (E), che è espressa in Joule, ed è data dalla formula E=(mV2)/2 (dove m è la massa in chilogrammi e V è la velocità in metri al secondo). Facendo un calcolo approssimativo (per difetto), se un proiettile calibro 6.5 pesa circa 150 grani = 10 grammi (0,01 Kg), e viaggia a 600 metri al secondo, abbiamo
0.01 x 600 = 6
6 x 6 = 36
36 / 2 = 18 E (Joules di energia cinetica).

Siccome 1 Joule equivale a una spinta di circa 10 Kg/cmq., abbiamo 180 Kg. per centimetro quadrato di spinta prodotta dal proiettile appena uscito dalla canna. E siccome la sezione di un proiettile di 6.5 mm di diametro, equivale più o meno ad un quarto di centimetro quadrato, possiamo valutare sui 45 kg circa (180 / 4) la forza d’impatto di quel proiettile. (Che non si disperde nel bersaglio, poichè in questo caso non c’è penetrazione).

IMMAGINIAMO QUINDI DI FAR CADERE SUL RAMO, CHE E’ LIBERO DI OSCILLARE IN OGNI DIREZIONE, UN PESO DA BILANCIA DI 45 CHILOGRAMMI, CHE COLPISCA IL RAMO CON UN SUO SPIGOLO (che equivale alla punta del proiettile): SI SPOSTA IL RAMO, O E’ IL PESO A CAMBIARE DIREZIONE?

Solo perchè il proiettile “è piccolo”, ci sembra possibile che venga deviato dal ramo “che è più grosso”, ma in realtà le forze effettive in gioco sono capovolte. Inoltre, all’energia cinetica sopra calcolata, detta “traslazionale” (relativa cioè al tragitto vero e proprio del proiettile), bisognerebbe aggiungere anche quella “rotazionale” (mentre viaggia il proiettile gira anche su se stesso), misurata rispetto al suo centro di massa.  Ma la sproporzione con la resistenza che può opporre quel ramo di quercia, così leggero, mobile ed elastico, ai 45 chilogrammi del proiettile, è già tale da escludere in qualunque modo una sostanziale deviazione da parte sua.

Solo un oggetto assolutamente rigido, pesante, consistente, e ben fissato a tutte le sue estremità, può illudersi di deviare in maniera sostanziale un proiettile di quel tipo. Potrebbe quindi averlo fatto, teoricamente, il tronco stesso dell’albero, ma i tronchi di quel genere, a loro volta, non si fanno certo spostare dalla prima folata di vento.

Non c’è infatti nessun bisogno di mettersi a discutere sull’effettiva rigidità di quel ramo, perchè è l’ipotesi stessa ad imporre la contraddizione: quel ramo deve essere CONTEMPORANEAMENTE abbastanza morbido e flessibile per andare ad ingombrare di colpo il campo visivo di Oswald, in seguito ad una folata di vento, ma abbastanza rigido da deflettere poi con fermezza il proiettile.

Suggerire che a deviare il proiettile sia stato un ramo che oscilla libero al vento, è come dare uno schiaffo a un mosca e pensare che la mano possa subire una deviazione nel farlo.


ULTERIORI ARGOMENTI A SFAVORE

1 – In tutto questo non abbiamo considerato l’energia cinetica che il proiettile avrebbe dovuto concedere al ramo, se davvero fosse stato deviato in modo così violento, e di cui ora avrebbe invece tanto bisogno, per arrivare sino a Tague con la forza sufficiente per staccare una scheggia dal marciapiede e spedirgliela in faccia.

2 – A rendere ancora più pesante il deficit energetico del proiettile ci sarebbe poi la famosa scamiciatura, che fra l’altro non ci  viene spiegato in nessun modo dove mai possa essere avvenuta. La tesi della quercia, quindi, in realtà non è nemmeno completa.

3 – C’è infine un notevole problema logico da superare, per accettare a priori l’ipotesi della quercia: è davvero possibile che a nessuno degli investigatori sia venuto in mente, guardando dalla finestra da cui ha sparato Oswald, di andare ad ispezionare quell’albero centimetro per centimetro, per vedere se per caso si rintracciava qualche altro proiettile conficcato nel tronco, o magari appunto deviato da uno dei rami? Sono cose che si fanno normalmente per un qualunque omicidio fra gente normale, e non è quindi pensabile che non sia stato fatto per quello del presidente. Ma in quel caso, come mai non ci è mai stato detto che c’era un ramo spezzato, o comunque il segno del passaggio di un proiettile fra quei rami? Sarebbe stato nell’interesse della Commissione stessa, oltretutto, il dircelo, poichè avrebbe potuto supportare in qualche modo la loro versione dei fatti. (In realtà la Commissione Warren si guardò bene dall’offrire una QUALUNQUE spiegazione completa per la dinamica dell’intera sparatoria. Ma prima o poi qualcuno dovette farlo, ed a quel punto cascò l’asino: l’unica alternativa possibile al ramo di quercia, per riconciliare tutti gli elementi noti con soli tre proiettili ed un solo cecchino, è talmente ridicola che molti degli stessi sostenitori della Warren si vergognano a citarla.)



Come dicevamo all’inizio, una cosa è suggerire l’ipotesi del ramo di quercia in via teorica, ben altra è cercare di immaginarsela avvenire davvero, nel contesto della situazione reale che ben conosciamo. Passiamo quindi

DALLE PAROLE ALLE IMMAGINI

Se guardiamo l’angolazione effettiva a cui sarebbe stato obbligato Oswald per spare prima della quercia, vedremo come non solo la scelta sarebbe stata poco intelligente, ma come il ramo dovrebbe imporre al proiettile una deviazione di almeno 45/50 gradi, perchè raggiunga il lontanissimo Tague sotto il cavalcavia.

Il disegno accanto è tratto da un quotidiano dell’epoca. Nonostante sia chiaramente sbagliato in angolazione orizzontale (Oswald avrebbe dovuto mirare più alla sua destra), dà invece un’idea di quale angolazione verticale avrebbe dovuto effettivamente tenere, per colpire il bersaglio prima della quercia.

Notiamo fra l’altro l’estrema generosità del disegnatore nel concedere ad Oswald tutto quello spazio per prendere la mira, mentre nella foto a sinistra vediamo lo spazio effettivo attraverso il quale Oswald avrebbe dovuto infilare la canna del fucile. Altro che starsene comodamente seduto sugli scatoloni!

Sotto vediamo due diverse immagini, prese dalla finestra del sesto piano, che indicano chiaramente l’obbligo di una linea di tiro molto più verticale di quella che siamo abituati ad immaginare. A Z-160 infatti…

… Kennedy sta praticamente SOTTO di noi, in una posizione indicata approssimativamente dalle frecce gialle.


Vediamo adesso dov’è James Tague, considerando anche la finestra e l’angolo di tiro:


Questi sono due fotomontaggi, ottenuti mettendo in trasparenza l’immagine A prima sulla B e poi sulla C, ed aggiungendo infine il riquadro bordato di rosso con l’immagine di Tague. I risultati, per quanto approssimativi, rendono abbastanza bene l’idea di come stessero le cose in quel momento, viste dal sesto piano.


Confrontate ora la direzione in cui dovrebbe mirare Oswald – praticamente in verticale, sotto di sè, PRIMA della quercia che vede attraverso la finestra – con il punto in cui si trova Tague (indicato dai pallini rossi in ciascuna foto).


Ed ecco il controcampo della situazione, visto dall’alto. Col pallino giallo è ora indicato il punto in cui più o meno dovrebbe trovarsi Kennedy, usando come riferimento sia il fotogramma Z-160 (inserito in basso al centro), sia il fatto che oltre quella linea di tiro (tratteggiata in celeste) Kennedy scomparirebbe comunque alla vista di Oswald. Il  tratteggio rosso indica invece il proseguimento del proiettile verso James Tague, dopo l’ipotetica deviazione del ramo di quercia.

Come vedete, a furia di ipotizzare l’impossibile, siamo ormai più dalle parti dei cartoni animati che non da quelle di una valutazione oggettiva dei fatti. Nel grafico sotto a destra si vede invece come Tague sarebbe stato costantemente nella mira di un secondo sparatore, se se ne ipotizza uno – come molti hanno suggerito – appostato ai piani bassi del vicino DalTex Building.


Un’ultima considerazione, a tempo ormai scaduto. Ma la vogliamo concedere almeno un pò di intelligenza, a questo poveraccio di Oswald? Quale cecchino al mondo sceglierebbe mai di sparare il primo colpo poco prima che il bersaglio gli sparisca sotto la quercia? Metti che l’auto, che già viaggia a velocità ridottissima, si fermi del tutto, per una reazione imprevista del conducente che magari, nel sentire Kennedy fare un verso, oppure la moglie gridare qualcosa, abbia istintivamente frenato. In quel caso tu cosa fai? Resti lì come un gonzo, col tuo fucile carico, il bersaglio sotto la quercia, e così in bella vista, causa la distanza ravvicinata?

Oswald – o chiunque altro – non avrebbe mai sparato a Kennedy prima che si infilasse sotto la quercia, per gli stessi motivi per cui non avrebbe mai sparato frontalmente a Kennedy, quando ancora era sulla Houston.



CONCLUSIONE

Sono quindi almeno 4 le motivazioni che invalidano la teoria del ramo di quercia.

1) I principi di fisica dinamica, che da soli bastano ad escludere l’ipotesi per i motivi sopraddetti.
2) Mancanza di un riscontro investigativo che avrebbe invece dovuto esserci, nel caso la deviazione fosse avvenuta.
3) Mancanza, in ogni caso, di una qualunque spiegazione accettabile per la scamiciatura del proiettile.
4) Mancanza assoluta di logica nell’ipotetica scelta di Oswald di sparare prima della scomparsa di Kennedy sotto la pianta.

***


Ai difensori del Rapporto Warren, che sostengono che “fino ad oggi non è stata mai provata la tesi della cospirazione”, rispondiamo che la prova sta nell’ impossibilità stessa per Oswald di aver agito da solo, come ci sembra in tutta onestà di aver mostrato in maniera chiara ed argomentata.

L’ipotesi della quercia inoltre andrebbe scartata anche come estrema possibilità teorica, poichè comunque non spiega in nessun modo la scamiciatura del proiettile.

la verita’ conclusiva di questa analisi è che i sostenitori della tesi Warren non hanno in realtà NESSUNA spiegazione valida e completa, per riproporre la dinamica dei fatti con soli tre proiettili ed un solo sparatore.

Massimo Mazzucco

NOTA: Dopo aver dovuto imparare i rudimenti balistici, ho voluto chiedere conforto ad alcuni esperti, presentando loro questa stessa pagina prima di pubblicarla. Con la loro autorizzazione, riporto qui le loro risposte.


[…]

Fortunatamente sul nostro Campo di Tiro abbiamo anche una linea per la Carabina e spesso mi capita di vedere delle cose strane, ma le teorie sono astratte mentre la pratica è cosa reale. In un colpo in 6,5 sparato da un Carcano o Mauser che sia, la velocità di tale palla è di circa 650 mt al secondo, e lei vuole farmi credere che un camiciato possa essere stato deviato da un tenero rametto? Guardi che la camiciatura del proiettile si apre dopo un impatto violento ed il piombo che vi è all’interno della camiciatura rilascia la forza cinetica, ho visto bucare delle lastre d’acciaio balistico da 1 cm. poste a 60 mt. di distanza, senza che il colpo si fermasse. Pensi ai cacciatori di camoscio che a distanze superiori ai 600 mt. attingono al bersaglio attraversandolo senza poi sapere dove è andata a finire la palla. ”

Dino Fava –

Presidente dell’Eagle Shooting Club Arnasco


[…]

Premessa: nella balistica terminale i bersagli sono divisi in due categorie generiche.Hard target (bersagli duri) e soft target (Bersagli molli), in quest’ultima categoria rientrano sia gli alberi che il corpo umano.

Ora, viste le caratteristice tecnico/balistiche di un proiettile di fucile sarebbe un caso più unico che raro che un ramo di un albero possa deviare la traiettoria di un proiettile da 6,5mm. lanciato ad una velocità iniziale compresa tra i 680/760m/sec. (la velocità varia a secondo del modello di ’91 nella configurazione fucile, nelle configurazioni moschetto è di circa 50/70 m/sec. inferiore). Ma in virtù della tante variabili balistiche che possono influenzare la traiettoria di un proiettile, anche se ammettiamo ci sia stata una deviazione della traiettoria, sicuramente è impossibile che urtando un ramo il proiettile perda la camiciatura od una parte di essa.

La frantumazione di un proiettile avviene solo nell’impatto contro un hard target, qualora non riesca a penetrare al suo interno. Quindi nel caso di un ferimento dovuto a delle schegge di proiettile, è molto probabile che esse siano dovute alla frantumazione del proiettile contro il marciapiede (un hard target), un evento possibile anche se improbabile alla distanza che lei mi ha indicato.

Mi complimento con lei per i calcoli; effettivamente la balistica esterna e la balistica terminale risentono di moltissime variabili, sia per le caratteristiche tecnico/balistiche della cartuccia, sia per tutto ciò che può influenzare il moto di un proiettile durante il volo verso il bersaglio.

Il calcolo dell’energia cinetica di un proiettile nel momento in cui impatta contro il bersaglio (energia della lesione) non è cosa facile, specie sulle distanze elevate. Primo perchè bisogna calcolare quanta energia cinetica è andata perduta durante la percorrenza della traiettoria, poi bisogna vedere quanta energia viene scaricata sul bersaglio che, nel caso in cui viene trapassato, una parte di questa energia esce insieme al proiettile (energia residua).

Francesco Zanardi – Istruttore di Tiro della Polizia di Stato

Fonte: www.luogocomune.net