di Fabrizio Fratus – 28/08/2008

 

 

La maggior parte degli oppositori delle tesi antievoluzioniste sostiene che le teorie che fanno riferimento all’Intelligent Design siano frutto di una trasformazione del creazionismo. Per coloro che ritengono che l’evoluzionismo sia la spiegazione più ovvia e l’unica ammissibile nel campo della scienza l’Intelligent Design nacque in reazione alla decisione della corte suprema nel 1987 nel processo Edwars-Aguillard che si pronunciò contro l’insegnamento del creazionismo nelle materie scientifiche delle scuole pubbliche. Quindi, per costoro, l’Intelligent Design non è nient’altro che un creazionismo mascherato. Ma la realtà è ben diversa. Le radici dell’Intelligent Design affondano nelle speculazioni filosofiche del “progetto” di Socrate e Platone. Da ricordare che per circa un millennio, i filosofi hanno sostenuto che la complessità del “disegno” della natura, che opera per scopi complicati, indichi l’esistenza di un progettista/creatore sovrannaturale; questo è noto come l’argomento teologico dell’esistenza di Dio. Le forme più importanti di questa argomentazione furono espresse da Tommaso d’Aquino nella sua  Summa Theologica[1]”. Lo stesso F.C.S.Shiller, studioso di Oxford, nel 1897 scrisse “non è possibile escludere la supposizione che il processo dell’evoluzione sia guidato da una progetto intelligente”. Il giornalista Larry Witham, pubblicando la storia della controversia tra evoluzionisti e creazionisti, individua le radici della nascita dell’Intelligent Design negli anni ’50 e ’60 quando i biochimici svelavano i segreti del DNA e scoprivano che era parte di un complesso sistema di elaborazione dell’informazione composto da nanotecnologie estremamente sofisticate. Il chimico e filosofo M. Polany fu tra i primi a comprendere l’importanza di tali scoperte e sostenne che “le macchine non possono essere riducibili alla sola fisica e chimica e che ugualmente sono irriducibili le strutture meccaniche degli esseri viventi.”

Partendo dalle idee di M. Polany il biochimico M. Behe in seguito sviluppò la teoria della “complessità irriducibile”. E’ evidente che le considerazioni degli evoluzionisti sulla nascita dell’Intelligent Design sono solamente pretestuose e infondate e nascono dalla volontà di non volersi confrontare con coloro che non ritengono le teorie evoluzioniste come assolute certezze. M. Denton in “Evolution: A theory in Crisis  specifica bene, con una sua affermazione, la differenza tra creazionismo e l’Intelligent Design. La sua affermazione dichiara apertamente che l’Intelligent Design non ha origine religiosa: “La conclusione dell’esistenza di un progetto  è un’induzione a posteriori basata sulla coerente e spietata applicazione della logica dell’analogia. Questa conclusione può avere implicazioni religiose, ma non dipende da presupposti religiosi.” Il creazionismo ingenuo si basa su una lettura letterale della Genesi mentre l’Intelligent Design non è basato su presupposti religiosi ma semplicemente deduce che la migliore spiegazione per certe caratteristiche del mondo naturale sia da ricondurre ad una causa intelligente.

L’Intelligent Design non prende in considerazione l’identità del progettista e tanto meno difende la Genesi descritta nella Bibbia. Per questi motivi uno dei più famosi atei inglesi,  il filosofo A. Flew, ha abbracciato le tesi dell’Intelligent Design per l’origine della vita. Ma è soprattutto il convegno tenutosi nel mese di novembre del 1996 presso la Biola University di La Miranda[2]che diede un marcata impronta scientifica alla battaglia anti-darwinista dei gruppi protestanti statunitensi. L’impronta del convegno fu assolutamente provocatoria, come dimostra il titolo stesso dell’incontro: “Mere Creation”, col chiaro significato che solo l’idea di creazione poteva spiegare l’esistenza del mondo naturale, della sua varietà, nonchè della perfezione e della sofisticazione delle forme di Vita. Ma alla provocatorietà del convegno si accompagnò anche la varietà delle figure che vi parteciparono: tra i 160 relatori vi furono, infatti, non solo teologi e filosofi ma anche scienziati, tra i quali paleontologi e biologi, biochimici e matematici, insigni titolari di cattedre delle diverse università statunitensi che, a vario titolo, si posero quali oppositori alle teorie darwiniane o neodarwiniane. Si aggiunga che l’ampio risalto e la notevole importanza di tale convegno fu da ascriversi anche al fatto che gli scienziati che vi parteciparono furono in buona parte trentenni, vale a dire giovani menti, molte delle quali rappresentative del mondo del lavoro e della migliore metodologia di ricerca e di sperimentazione nei campi più avanzati della scienza.

Tale evento ebbe un’importanza quasi rivoluzionaria ed il tradizionale mondo scientifico, cresciuto e permeato dalla visione evoluzionista, sentendosi attaccato e minacciato, al fine di evitare che le fondamenta del pensiero trabdizionale potessero vacillare, cercò di escludere ed emarginare gli oppositori delle teorie darwiniane, accusandoli di avere un atteggiamento di dogmatismo oscurantista, ovvero di incomprensibile fideismo, fino ad arrivare a screditarne la competenza scientifica. Grazie a nuove generazioni di scienziati, tale accusa pare ora essersi rovesciata: oggi è l’establishment scientifico che deve difendersi dall’accusa di dogmatismo, di oscurantismo e di aprioristica negazione delle prove poste a supporto scientifico della contestazione delle teorie darwiniane. Di certo al convegno “Mere Creation” deve riconoscersi il merito di aver dato vita ad un florido e acceso dibattito culturale che sta sempre più acquistando risvolti rivoluzionari ed interesse nel mondo scientifico, occupando ormai anche le pagine di autorevoli riviste scientifiche, come ad esempio quelle del “Boston Review[3]. Oggi le teorie dell’Intelligent Design sono discusse in ambito accademico ed è probabile che saranno la nuova frontiera della scienza moderna. Da metà degli anni ’90 del secolo scorso le teorie dell’Intelligent Design hanno iniziato a circolare con notevole successo negli Stati Uniti D’america. La tesi centrale della teoria è che il “caso” e la “selezione naturale” non siano in grado di spiegare tutte le caratteristiche degli esseri viventi, l’origine della vita, la complessità delle specie e che solo considerando la volontà di un disegno intelligente; di una progettazione si poteva meglio comprendere e spiegare tutto l’esistente.

Il filosofo inglese A. Flew fece scalpore annunciando che le prove empiriche erano dimostrazione che la complessità dell’universo fosse da ritenersi opera di un’intelligenza superiore. M. Denton[4], con la pubblicazione del suo libro “Evolution: A theory in Crisis”, è da ritenersi colui che ha iniziato la rivolta, nel campo scientifico americano, contro le teorie evoluzioniste. Il suo testo decretava che le scoperte empiriche non dimostravano la validità scientifica del darwinismo, ma al contrario lo bocciavano. Nel testo Denton si elencavano moltissimi organi che tramite piccole e successive modificazioni non avrebbero mai potuto formarsi e funzionare. Era l’inizio della contestazione scientifica delle teorie darwiniane. Per tutti coloro che non accettavano le teorie evoluzioniste M. Denton fu da considerarsi molto importante in quanto non era un credente ma un agnostico e non propose nessun tipo di alternativa all’evoluzionismo, ne contestava solamente la validità come paradigma scientifico e il suo libro fu il primo passo per la creazione del movimento dell’Intelligent Design in quanto era un testo rigorosamente scientifico e non contemplava nessun tipo di creatore. Il movimento nacque grazie ad un docente di diritto dell’Università della California, B. P. Jonhnson[5], che leggendo il libro di R. Dawkins, ateo e forse il più famoso sostenitore delle teorie evoluzioniste al mondo, e il libro di M. Denton rimase perplesso sulle argomentazioni di Dawkins e fu colpito da quelle di Denton. Jonhnson iniziò così una sua personale preparazione sull’argomento e terminato il suo studio organizzò in ambito universitario convegni pubblici con esponenti delle teorie evoluzioniste criticando il darwinismo a 360°. Nel 1991 Jonhnson pubblicò un libro di accusa ai darwinisti sostenendo che gli stessi non fondavano le teorie su prove scientifiche ma su una loro aprioristica adesione al materialismo. È nel 1996 con il biochimico M. Behe[6] che compare la teoria chiamata “disegno intelligente”, sul New York Times scrisse un articolo dal titolo: “Darwin al microscopio” in cui spiegò che a suo giudizio vi sono meccanismi molecolari di “irriducibile complessità” che con il Darwinismo non possono trovare spiegazione e  che solo   con l’ipotesi di un progetto intelligente potevano avere risposta. M. Behe portò come esempio alcune funzioni cellulari e la coagulazione del sangue. Più tardi M. Behe illustrò meglio i suo concetti con il libro: “Darwin’s Black Box” dove spiegò meglio tantissimi meccanismi con cui il funzionamento avviene dall’interazione di molte parti organicamente organiste e che solo la mancanza di una delle funzioni non avrebbe permesso il funzionamento del processo in atto. Nasce così la teoria della “complessità Irriducibile” di M. Behe. L’esempio di Behe per fare comprendere al grande pubblico la sua intuizione è quello della trappola per topi. Behe spiega che anche una semplicissima trappola per topi, composta da soli cinque elementi semplicissimi, per funzionare ha necessità che i cinque lementi siano tutti funzionanti, mancandone uno soltanto tutta la trappola diviene inutile e quindi secondo le teorie evoluzioniste o la trappola viene messa in funzione già completa o la selezione naturale non avrebbe mai permesso la sua creazione. La trappola per topi ha solo cinque elementi é di semplicissima concezione, l’organismo umano e animale è estremamente complesso e organizzato. Per M. Behe il caso e la selezione naturale non possono assolutamente spiegare la complessità degli organismi. Un altro contributo di notevole importanza è il libro del matematico W. Dembsky[7] dal titolo “Mere Creation  che raccoglie i migliori interventi del convegno svoltosi nel 1997 alla Biola University di Los Angeles. Nel suo testo W. Dembsky fa notare che in molti campi della scienza si fa ricorso all’individuazione di un ‘intervento intelligente, nell’archeologia con il ritrovamento di manufatti e oggetti. Con il programma SETI per l’individuazione di messaggi intelligenti dallo spazio. Alla decifrazione di codici segreti, ai disegni tracciati nelle caverne. W. Dembsky spiega che non si comprende perché la stessa metodologia non possa ritenersi valida anche nelle scienze naturali e che il DNA, che ha notevoli quantità di informazioni, non possa ritenersi creazione di un “ disegno intelligente”. Nel suo libro viene fatta anche una proposta di filtro che identifichi statisticamente se un risultato è figlio di un prodotto dell’intelligenza o del caso. Ad un primo livello si verifica se l’accaduto è altamente probabile, quindi escludendo da subito un’ipotesi di progetto intelligente. Al secondo livello si verifica se è solo mediamente improbabile, come esempio viene riportata una scala reale a poker. Al terzo livello rimangono solo i risultati altamente improbabili e se sono da considerarsi anche “specifici” e che si possono considerare ad un specifico schema identificabile è logico supporre che vi sia una precisa volontà di progettazione. Come esempio viene riportato che se per cinque volte viene una scala reale alla stessa persona in modo consecutivo nella stessa partita è più facile supporre con logica che non sia il caso a favorire il giocatore ma che lo stesso è semplicemente un baro e che le scale reali sono frutto di una sua “volontà creatrice”. Altro grande colpo al paradigma evoluzionista arriva dal testo di J Wells che racconta delle numerevoli frodi che riempiono i testi di biologia. Icone che da decenni sono descritte nei testi di biologia per illustrare la veridicità dell’evoluzionismo: l’esperimento di S. Miller sull’origine della vita, l’albero della vita darwiniano, gli embrioni di E. Haeckel e l’archaepterix, l’ipotetico anello di congiunzione tra rettili e uccelli. L’esperimento di Miller non è vero che riuscì a creare la vita da un brodo primordiale ma riuscì solamente a fare scaturire un aminoacido e comunque vi era un progetto intelligente ad organizzare l’esperimento, Miller stesso. L’albero della vita darwiniano non ha nessun raffronto con le scoperte della paleontologia in quanto ancora oggi non vi sono stati ritrovamenti di anelli di congiunzione tra specie e specie. Al contrario dalla paleontologia e dai fossili sembrerebbe che le molteplici specie compaiano all’improvviso completamente formate. L’archaepterix, come si è scoperto era solamente un uccello estinto. Forse, però, la presenza degli embrioni di E. Haeckel è ancora più grave; il genetista voleva dimostrare l’origine comune di tutti i viventi tramite la rassomiglianza tra differenti specie nella prime fasi di vita e comparando i differenti embrioni riprodurre il meccanismo generale di evoluzione da “uno stadio indifferenziato ad uno differenziato”. Ci si scorda si scrivere che E. Haeckel  aveva alterato di proposito i disegni degli embrioni di e che scelse degli esempi di comodo in diverse fasi del loro sviluppo. Dopo il processo alle scimmie[8], a parti invertite, lo scorso dicembre a Harrisburg[9], si è tenuto il processo contro l’insegnamento delle teorie dell’intelligent designer. Questo processo è servito a fare conoscere in tutto il mondo il dibattito di carattere scientifico/culturale che sta investendo il mondo scientifico americano. In America, il dibattito, è a tutti i livelli, accademico, scolastico e pubblico.

 

 


[1] La Summa Theologica fu composta da Tommaso in sette anni, dal 1266 al 1273 circa, e consta di ben 512 questioni; Dio appare come causa efficiente e finale di tutte le cose . Questa struttura, di forte sapore neoaristotelico, è inquadrabile nello schema della storia sacra, che va dalla creazione, all’incarnazione fino al giudizio finale.

[2] California, Università di Biola, dal 14 al 17 novembre 1996

[3] Autorevolissima rivista del M.I.T. (Massachussets Istitute of Technology)

[4] Lureato in biologia molecolare nel suo testo conclude così: “L’universalità della perfezione e il fatto che dovunque guardiamo, non importa quanto profondamente o quanto lontano, troviamo un’eleganza ed una ingenuità di una qualità trascendente, che mitiga contro l’idea [che tutto è il risultato di] caso… a fianco del livello di ingenuità e complessità esibito dalle macchine molecolari della vita, perfino i nostri manufatti più avanzati sembrano malfatti.  Ci sentiamo umiliati, tanto quanto si sentirebbe l’uomo neolitico alla presenza della tecnologia del ventesimo secolo… Sarebbe illusorio pensare che ciò che vediamo nel presente superi di una sola frazione la totalità del disegno biologico.  Praticamente in ogni settore di ricerca biologica fondamentale i livelli di disegno e di complessità si rivelano più sofisticati man mano che si scoprono, sempre a una frequenza che aumenta parallelamente”.  

 

[5] Professore di legge presso l’Università di Berkeley, USA, autore del libro uscito nel 1991 e in seconda edizione aggiornata nel 1993, Darwin on Tria

[6] M. Behe, Darwin’s Black Box: The Biochemical Challenge to evolution, New York, Simon & Shuster, 1998.

[7] William Dembski, 1998. The Design Inference. Cambridge University Press

[8] John Thomas Scopes (3 agosto 19001970), insegnante statunitense.All’età di 24 anni, il 25 maggio 1925, fu accusato e processato per violazione del Tennessee’s Butler Act, che proibiva di insegnare la supplenza di biologia, avendo egli in realtà un incarico da allenatore di football americano. Nello storico processo chiamato “Scopes Monkey Trial” (Processo delle scimmie), fu difeso da Clarence Darrow e altri dell’ACLU (American Civil Liberties Union) ed accusato da William Jennings Bryan, poi candidato alla presidenza degli Stati Uniti. Il verdetto finale fu di colpevolezza e John Scopes fu multato per 100 dollari, sentenza che fu poi rivista ed annullata per un vizio di forma. Dopo il processo, Scopes fu prevalentemente impiegato nell’industria del petrolio nel suo paese e in Venezuela. Si tenne a debita distanza dalle scuole.

[9] Nella primavera del 2004 William Buckingham, a capo della commissione scolastica del distretto di Dover, Pennsylvania, annunciò che il nuovo libro di testo delle high school avrebbe reso conto della teoria del “disegno intelligente” a fianco di quella sull’evoluzione. Né nacque una controversia legale che il 26 settembre del 2006 arrivò davanti alla Corte federale di Harrisburg, dove si aprì il processo “Kitzmiller et al vs. Dover Area School District”. Il processo si è concluso con la constatazione che William Buckingham andava contro il primo emendamento della Costituzione americana che vieta di impartire insegnamenti motivati in senso religioso o che hanno come effetto quello di diffondere una fede.

 

Fonte: www.ariannaeditrice.it