Titolo originale:

Professione Gatekeeper

traduzione di Giuditta

 

Avete mai sentito parlare del termine Gatekeeper?
Fino a qualche mese fa non sapevo cosa stesse a significare questo termine. E’ stato quindi inevitabile cercare di capire.
Il Gatekeeper è colui che in qualunque ambito è a "guardia del cancello". Avete presente il firewall dei nostri computer?
E’ lo stesso principio:
– ciò che deve passare ed è da me autorizzato passa;
– ciò che non deve passare e che non ha la mia autorizzazione va bloccato.
Questo in termini di flusso di dati ci da la spiegazione del termine.
E se facessimo un parallelo con l’informazione o, meglio, con le informazioni?
Le prime domande circa il mondo in cui viviamo ho iniziato a pormele dopo aver letto "L’odore dei soldi" di Marco Travaglio. Subito pensai di aver trovato il giornalista migliore che ci fosse su piazza. In effetti, nulla si può dire circa la preparazione di Travaglio. Il problema è se cominci a chiederti il perché Travaglio non affronti mai nello specifico alcuni argomenti. Ma su di lui ci torneremo.
Per ora voglio solo concludere con la spiegazione del termine e riprendendo quanto scritto da Antonella Randazzo su AntimafiaDuemila:
"Generalizzando possiamo considerare gatekeepers tutti coloro che, pur parlando ad un pubblico ampio attraverso i media, si astengono dal dire alcune verità importanti.
Si tratta, in parole semplici, di agire in modo tale da far rispettare i limiti informativi imposti dal sistema.
Il gatekeeper dunque è colui che subisce pressioni e condizionamenti che lo inducono a comportarsi in un certo modo, facendo prevalere logiche diverse rispetto alla vera informazione. Oppure colui che sceglie di sostenere il sistema evitando di parlare di alcune verità che potrebbero demolirlo.
Si dice che il giornalismo attuale è come un "guardiano del potere", ovvero esso sostiene il potere nel non far trapelare verità scomode e utilizza tecniche per impedire una vera presa di coscienza dei cittadini sulla realtà finanziaria, politica, economica e mediatica. Si cerca persino di addolcire tutto questo facendo diventare l’informazione uno spettacolo attraente, emozionante oppure raccapricciante, ma comunque sempre emotivamente "forte" e quanto possibile spettacolare.
Gli obiettivi principali sarebbero la disinformazione, la distrazione e il condizionamento necessario per non mettere in pericolo il sistema. Spiega il giornalista Ignacio Ramonet: (Il telegiornale) "è strutturato per distrarre, non per informare… la successione di notizie brevi e frammentate ha un duplice effetto di sovrinformazione e di disinformazione: troppe notizie e troppo brevi… pensare di informarsi senza sforzo è un’illusione vicina al mito della pubblicità più che all’impegno civico".(2)
Oltre ai giornalisti, possono assumere il ruolo di gatekeepers anche scrittori, opinionisti, intellettuali, scienziati, politici, ecc.
Le persone comuni basano le loro conoscenze fondamentali su ciò che gli “esperti” dicono loro, e questo potrà intralciare una possibile futura conoscenza dei fatti veri. “Se non l’hanno detto in quella tal trasmissione televisiva allora vuol dire che potrebbe non essere vero”, oppure “Se non l’ha detto il professor tal dei tali, allora non può essere vero, sennò l’avrebbe detto”. Queste frasi riassumono il potere e l’influenza esercitata dai gatekeepers presentati dai media come “esperti” su ciò che le persone crederanno."
Alla prossima puntata…

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