Se c’è una specialità nella quale il Vaticano non verrà mai battuto da nessuno, è sicuramente quella di rendere celebre ciò che più di ogni altra cosa vorrebbero tenere nascosto.
E’ il caso recente di Sister Farley, una teologa cattolica che ha scritto un libro intitolato "Just Love: A Framework for Christian Sexual Ethics" (Semplicemente amore: un inquadramento dell’etica sessuale cristiana). Pubblicato senza rumore nel 2006, il libro galleggiava tranquillamente al 142.000° posto nelle vendite di Amazon, e nessuno sapeva che esistesse. Ma quando il Vaticano ha deciso, la scorsa settimana, di metterlo ufficialmente all’indice "per i contenuti non confacenti alla dottrina cristiana", è schizzato in poche ore al 16° posto nelle vendite.
Commosso, l’editore ringrazia.
Ora che tutte le maggiori testate americane ne hanno parlato, persino chi si interessa raramente di questioni religiose è venuto a conoscenza di questo ennesimo atto di presunzione da parte di un Papa che ha sempre gestito – e continua a gestire – la Sacra Congrega della Fede come se fossimo ancora ai tempi dell’Inquisizione. Per questo motivo, ci è sembrato utile tornare a pubblicare uno dei primissimi articoli su Joseph Ratzinger, scritto subito dopo la sua elezione a pontefice della Chiesa romana.
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The Ratzinger Report
"Un pubblico peccatore fu scomunicato e gli fu proibito di entrare in chiesa. Egli andò a lamentarsi con Dio. «Non mi fanno entrare, Signore, perché sono un peccatore». «Di che ti lamenti? – disse Dio – Non lasciano entrare neanche me!»" (Padre Anthony de Mello, minacciato di scomunica e messo all’indice da Ratzinger).
I nomi Ivone Gebara, Tissa Balasuriya, Hans Kung, Jacques Gaillot, Charles Curran, Leonardo Boff, Bernhard Haering, vi dicono qualcosa? Molto probabilmente no, ed il motivo c’è: sono nomi – di prelati, vescovi, studiosi, suore, teologi – che il cardinale Ratzinger, nei suoi lunghi anni al vertice della Congrega per la Dottrina della Fede, ha voluto far cadere nel silenzio dell’oblio. Sono i pericolosi, gli eretici, gli scomunicandi più scomodi dei tempi più recenti, …
… che vanno ad aggiungersi alla lunghissima lista di nomi iniziata con il vescovo Ario, "scomunicato" dalla nascente Chiesa di Roma nel terzo secolo dopo Cristo, e che è giunta a noi carica di tutti i Bogomili, gli Albigesi ed i Giordano Bruno di ogni epoca storica.
Oggi non li mandano più al rogo, ma la ferita morale, per gente profondamente identificata con la propria missione come loro, brucia altrettanto. Il più importante di tutti, storicamente almeno, è il francescano Leonardo Boff, uno dei fondatori della cosiddetta "Teologia della Liberazione", il movimento social-religioso che ebbe la pretesa, nel Sudamerica dei dittatori degli anni 70/80. di riportare la Chiesa dalla parte della gente. Boff fu "silenziato" da Ratzinger senza troppi giri di parole, e fu obbligato a ritirarsi in un monastero, dal quale ha rilasciato soltanto più qualche intervista isolata. (In una di queste riuscì a suggerire che il vero eretico, in casa cattolica, fosse proprio Ratzinger).
Sempre con forti connotazioni sociali, improntate inoltre al femminismo rampante di quegli anni, fu il messaggio di Ivone Gebara, la suora brasiliana che Ratzinger obbligò a soggiornare a Roma per due anni, affinchè "purificasse" il suo pensiero cristiano inquinato di eresia latino-americana.
Oltre ai teologi della liberazione, le vittime più illustri di Ratzinger si possono dividere in due gruppi: quelli che hanno osato suggerire un diritto da parte dei cattolici nel mondo di contestare certe decisioni prese da Roma, e quelli che hanno voluto allargare, soprattutto in Oriente, il concetto di spiritualità cristiana fino ad includere anche altre religioni. Non si può non notare come ambedue le tendenze avrebbero significato per Roma una decisa perdita di potere su scala globale.
Nel primo gruppo di eretici, il teologo tedesco Hans Kung propose di rivedere il principio di infallibilità papale, stabilito da Leone XIII a fine ‘800 [prima i papi era fallibili?], ma si scontrò con l’infallibilità, appunto, di Ratzinger, il quale gli fece togliere la cattedra in teologia all’università di Tubinga.
L’americano Charles Curran fece una fine molto simile, per aver dato voce al dissenso – mai sopito, in realtà – del clero americano verso le posizioni di Roma sulla contraccezione e sul diritto a risposarsi dei cristiani divorziati.
Bernard Hearing, uno dei più grandi teologi del secolo scorso, finì dimenticato da tutti dopo che Roma gli chiese "ufficialmente" di non esprimere più il suo dissenso sulla posizione ufficiale della Chiesa, in delicate questioni di magistero ecclesiastico.
Jaques Gaillot, vescovo di Evreux, fu destituito nel ’95 per aver espresso posizioni troppo favorevoli ad una più libera sessualità dei cristiani.
Karl Lehmann, vescovo di Magonza, provò a sostenere il diritto delle persone divorziate a risposarsi, ma si scontrò contro il doppio muro di cemento Woytila-Ratzinger.
L’intera Conferenza Episcopale austriaca provò, nel ’96, a spezzare una lancia in favore di una scelta popolare dei vescovi (elezioni), dell’accesso al matrimonio per i divorziati, e della possibilità per uomini divorziati di diventare prete. Fu allora lo stesso Woytila che si preoccupò di ricordare ai colleghi austriaci che "nella Chiesa la democrazia non esiste".
Sul fronte teologico le preoccupazioni maggiori per Ratzinger sono giunte dall’Oriente. E’ di qualche anno fa la messa all’indice "postuma" dell’intero corpus degli scritti di Anthony de Mello, il gesuita indiano, morto nel 1987, che lottò a lungo con Roma per cercare di gettare un ponte fra il cristianesimo ufficiale e la dimensione spirituale dell’Oriente.
Stesso percorso per il teologo dello Sri-Lanka Tissa Balasuriya, che finì addirittura scomunicato da Ratzinger per aver suggerito che certi elementi dell’insegnamento cristiano, soprattutto riguardanti la figura della Madonna, andassero rivisti secondo categorie filosofiche e culturali più consone alla tradizione orientale. La scomunica fu poi revocata a Balasuriya quando questi, dopo circa un anno, ebbe deciso di "rivedere" profondamente le sue posizioni in merito. (E’ curioso come un essere umano possa arrogarsi il diritto di decidere se un altro essere umano può "comunicare con Dio" oppure no).
Questi solo i casi più eclatanti, noti a tutti, della lunga gestione di Ratzinger al timone dell’ex Tribunale dell’Inquisizione, che si è forse rifatto il trucco per stare alla pari coi tempi, ma che non ha mutato assolutamente nulla nella sua più profonda essenza ipocrita, repressiva ed autoritaria – ovvero anti-cristiana per eccellenza.
Se c’è infatti un esempio, fra i mille prelati "rimessi in riga" da Ratzinger in tutti questi anni, che li può sintetizzare tutti, è forse quello del vescovo Raymond Hunthausen di Seattle, il quale fu aspramente redarguito da Roma per il semplice fatto di aver amministrato la comunione a degli omosessuali. Hunthausen doveva infatti essersi scordato che il protetto di Ratzinger, cardinale Law di Boston, può tranquillamente giostrare centinaia di preti pedofili per tutte le parrocchie d’America, ma che l’omosessualità è condannata dalla Bibbia, e quindi il gay va respinto e tenuto lontano ad ogni costo dall’altare di Cristo, anche se non ha mai fatto niente di male a nessuno. Dura lex, sed lex.

Massimo Mazzucco

Ecco un "classico" firmato da Joseph Ratzinger:
NOTIFICAZIONE UFFICIALE DEL VATICANO
SUGLI SCRITTI DI PADRE ANTHONY DE MELLO SJ
CONGREGAZIONE PER LA DOTTRINA DELLA FEDE

Il Padre Gesuita indiano Anthony de Mello (1931-1987) è molto noto a motivo delle sue numerose pubblicazioni che, tradotte in diverse lingue, hanno raggiunto una notevole diffusione in molti paesi, anche se non sempre si tratta di testi da lui autorizzati. Le sue opere, che hanno quasi sempre la forma di brevi storie, contengono alcuni elementi validi della sapienza orientale che possono aiutare a raggiungere il dominio di sè, rompere quei legami ed affetti che ci impediscono di essere liberi, affrontare serenamente i diversi eventi favorevoli e avversi della vita. Nei suoi primi scritti in particolare, P. de Mello, pur rivelando evidenti influssi delle correnti spirituali buddiste e taoiste, si è mantenuto ancora all’interno delle linee della spiritualità cristiana. In questi libri egli tratta dei diversi tipi di preghiera: di petizione, di intercessione e di lode, nonché della contemplazione dei misteri della vita di Cristo, ecc.
Ma già in certi passi di queste prime opere, e sempre di più nelle sue pubblicazioni successive, si avverte un progressivo allontanamento dai contenuti essenziali della fede cristiana. Alla rivelazione, avvenuta in Cristo, egli sostituisce una intuizione di Dio senza forma né immagini, fino a parlare di Dio come di un puro vuoto. Per vedere Dio non c’è che da guardare direttamente il mondo. Nulla si può dire su Dio, l’unica conoscenza è la non conoscenza. Porre la questione della sua esistenza, è già un nonsenso. Questo apofatismo radicale porta anche a negare che nella Bibbia ci siano delle affermazioni valide su Dio. Le parole della Scrittura sono delle indicazioni che dovrebbero servire solo per approdare al silenzio. In altri passi il giudizio sui libri sacri delle religioni in generale, senza escludere la stessa Bibbia, è anche più severo: esse impediscono che le persone seguano il proprio buonsenso e le fanno diventare ottuse e crudeli. Le religioni, inclusa quella cristiana, sono uno dei principali ostacoli alla scoperta della verità. Questa verità, d’altronde, non viene mai definita nei suoi contenuti precisi. Pensare che il Dio della propria religione sia l’unico, è, semplicemente, fanatismo. "Dio" viene considerato come una realtà cosmica, vaga e onnipresente. Il suo carattere personale viene ignorato e in pratica negato.
De Mello mostra apprezzamento per Gesù, del quale si dichiara "discepolo". Ma lo considera come un maestro accanto agli altri. L’unica differenza con gli altri uomini è che Gesù era "sveglio" e pienamente libero, mentre gli altri no. Non viene riconosciuto come il Figlio di Dio, ma semplicemente come colui che ci insegna che tutti gli uomini sono figli di Dio. Anche le affermazioni sul destino definitivo dell’uomo destano perplessità. In qualche momento si parla di uno "scioglimento" nel Dio impersonale, come il sale nell’acqua. In diverse occasioni si dichiara irrilevante anche la questione del destino dopo la morte. Deve interessare soltanto la vita presente. Quanto a questa, dal momento che il male è solo ignoranza, non ci sono regole oggettive di moralità. Bene e male sono soltanto valutazioni mentali imposte alla realtà. Coerentemente con quanto esposto finora, si può comprendere come secondo la logica dell’Autore qualsiasi credo o professione di fede sia in Dio che in Cristo non può che impedire l’accesso personale alla verità. La Chiesa, facendo della parola di Dio nelle Sacre Scritture un idolo, ha finito per scacciare Dio dal tempio. Di conseguenza essa ha perduto l’autorità di insegnare nel nome di Cristo. Al fine pertanto di tutelare il bene dei fedeli, questa Congregazione ritiene necessario dichiarare che le posizioni suesposte sono incompatibili con la fede cattolica e possono causare gravi danni. Il Sommo Pontefice Giovanni Paolo II, nel corso dell’Udienza accordata al sottoscritto Prefetto, ha approvato la presente Notificazione, decisa nella Sessione ordinaria di questa Congregazione, e ne ha ordinato la pubblicazione.
Roma, dalla sede della Congregazione per la Dottrina della Fede, 24 giugno 1998, Solennità della Natività di San Giovanni Battista. + Joseph Card. Ratzinger, Prefetto + Tarcisio Bertone, Arcivescovo emerito di Vercelli, Segretario
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Scarica tre libri completi di Anthony di Mello (in italiano): DOVE NON OSANO I POLLI / ISTRUZIONI DI VOLO PER AQUILE E POLLI / SADHANA, UN CAMMINO VERSO DIO.
I libri, in formato Word, sono già formattati per essere eventualmente stampati su pagine destra/sinistra.
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"CARA EMINENZA … "
Lettera aperta: gli omosessuali rispondono al Card. J. Ratzinger

“Per lor maladizion sì non si perde
che non possa tornar l’eterno amore,
mentre che la speranza ha fior del verde”:
Come Vostra Eminenza sa, con questi versi il cattolico Dante Alighieri salva nella Divina Commedia[1] l’imperatore Manfredi, “maladetto” (cioè, scomunicato) dalla Chiesa e il cui corpo fu disseppellito e abbandonato in terra sconsacrata dal vescovo di Cosenza per ordine di papa Clemente IV nel 1266 dopo la battaglia di Benevento, nella quale il sovrano svevo aveva trovato la morte. Ma – dice Dante – nonostante la scomunica della Chiesa, l’uomo non si perde al punto che l’amore di Dio non possa tornare da lui fino a quando la speranza dell’uomo è viva, perché
“la bontà infinita ha sì gran braccia,
che prende ciò che si rivolge a lei”[2].
Nulla potrebbe esprimere, con maggiore chiarezza ed efficacia, da una parte la inadeguatezza umana in ogni tempo a giudicare il cuore degli uomini, quand’anche ci provi la Chiesa con le sue “maladizioni”; e dall’altra parte – per chi ha il dono della fede – la grandezza senza limiti della impregiudicata misericordia di Dio verso tutti gli uomini, quand’anche scomunicati dalla Chiesa.
“Chiesa”, Eminenza, non è il papa, non sono i cardinali, non sono i vescovi, non sono i preti, non sono i fedeli; “Chiesa” è il papa più i cardinali più i vescovi più i preti più i fedeli più la loro storia, ma insieme a qualcosa che i cattolici troppo spesso dimenticano, che è la presenza dello Spirito Santo che dà forza a coloro che credono e a coloro che sperano, indipendentemente dalle loro preferenze sessuali: mentre senza lo Spirito, Eminenza, anche il papa, i cardinali e i vescovi possono errare. Quando si parlerà qui in seguito di “Chiesa”, si intenderà perciò solo quella gerarchico-istituzionale rappresentata dall’autorità della Santa Sede e dalla sua forza cogente sulla coscienza e sull’azione dei fedeli osservanti, ma non infallibile in tutti i suoi pronunciamenti: precisamente per questo, nulla vieta di ritenere che anche un intervento del Prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, approvato da un papa sperabilmente ancora compos sui, possa essere fallibile o fallace.
Da questa Chiesa ci è venuto infatti ora un documento[3] su cui occorre riflettere, con serenità e senza estremizzazioni, ma anche con chiarezza e senza inibizioni, nella consapevolezza, laica e cristiana insieme, della necessità che soprattutto oggi “sia il nostro parlare: sì, sì; no, no”.
Scarica il documento completo (ca. 24 pagine).
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