DI

ALFATAU
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Vi sono indizi di un aggravarsi della tensione tra Israele ed i suoi avversari, seguita distrattamente dai media italiani. Intorno alla mezzanotte dello scorso 24 ottobre, infatti, quattro caccia-bombardieri non identificati hanno condotto un raid aereo che ha distrutto un complesso di installazioni militari a Yarmuk, nei pressi della capitale sudanese Karthoum.
Il Sudan ha immediatamente accusato lo Stato ebraico di avere condotto quest’azione che, ovviamente, viola tutte le norme del diritto internazionale, e lo stesso presidente sudanese, Omar Bashir, ha solennemente preannunciato che il Sudan "farà passi contro gli interessi israeliani, in quanto essi sono diventati bersagli legittimi".
Sulla paternità del raid vi sono pochi dubbi, dato che Israele ha da tempo nel mirino il paese africano, come si sa vicino al fondamentalismo islamico da alcuni decenni, tanto che già nel 2009 e nel 2011 aerei israeliani hanno effettuato raid in Sudan, senza che questo abbia minimamente turbato gli alleati occidentali dello Stato ebraico.
Ovviamente, ci si è posti subito l’interrogativo sulle ragioni di questo ennesimo attacco, in specie in un momento di così alta tensione in tutta l’area che dal Corno d’Africa, passando per la Siria, giunge, attraverso il Golfo Persico, ad Aghanistan e Pakistan. Oggi fonti israeliane vicine ai servizi di intelligence rendono noto che l’attacco sarebbe stato deciso perché nelle installazioni militari sudanesi sarebbero stati in produzione missili iraniani Shabab, anche se non si conosce esattamente di quale tipo e quindi di quale portata potessero disporre.
Sempre secondo la stessa fonte, il sito specializzato israeliano Debka, intorno alle sette del mattino del 28 ottobre, poi, sarebbe anche partito dalla Striscia di Gaza almeno un razzo Grad diretto contro il reattore nucleare israeliano di Dimona, che si trova a poco più di quaranta chilometri a sud della Striscia di Gaza stessa: il missile sarebbe caduto nel deserto nella zona di Ramat Negev a sud-est di Dimona, senza raggiungere alcun obiettivo.
Sempre secondo la stessa fonte, anche il velivolo senza pilota che lo scorso 6 ottobre sarebbe riuscito a penetrare in territorio israeliano provenendo dal Mediterraneo, prima di essere abbattuto, era destinato a fornire ad Hamas informazioni utili per colpire coi propri razzi il reattore nucleare di Dimona.
In questo modo, la tensione fra Israele e Hamas si accresce, e si attendono ulteriori ritorsioni da parte israeliana, che hanno già portato a oltre dieci le vittime degli attacchi israeliani contro la Striscia di Gaza negli ultimi dieci giorni: la gravità della situazione è confermata dal fatto che Israele ha anche annullato l’esercitazione congiunta israelo-statunitense in corso in questi giorni (Austere Challenge), per avere a disposizione tutte le proprie forze militari.
Un ulteriore timore è che l’attacco contro le installazioni militari sudanesi abbia rappresentato una sorta di prova generale per un eventuale assai più impegnativo raid contro l’Iran: infatti, gli aerei da guerra dello Stato ebraico si sono in tal modo spinti a oltre 1800-1900 km. dalle loro basi, una distanza ben superiore ai 1600 km necessari a raggiungere in Iran l’ormai famoso sito di arricchimento nucleare di Fordo; la dimostrazione di una simile capacità, conferma anche la possibilità israeliana di operare il rifornimento in volo dei propri velivoli su lunghissime distanze – un aspetto cruciale nel caso in cui Israele dovesse colpire, come si pensa, con almeno un centinaio di aerei da combattimento, l’Iran.
Secondo un rapporto tenuto riservato del Congresso degli Usa dello scorso 28 settembre, infatti, lo Stato ebraico, oltre ad aver ricevuto dagli Usa ben sette velivoli KC-130 da rifornimento in volo, avrebbe fatto incetta sul mercato mondiale civile di un numero non precisato di Boeing 707 che IAI (Israeli Aerospace Industries) avrebbe trasformato in K-135, appunto i rifornitori strategici israeliani.

Alfatau
Fonte: www.clarissa.it
Link: http://www.clarissa.it/estero1604/Israele-colpisce-il-Sudan-prova-generale-contro-l-Iran