Studio internazionale a guida Italiana pubblicato anche su Corriere.it

a cura del team di Meteo.it

Curva dei morti previsti e reali

Curva dei morti previsti e reali. Erano i primi giorni di Marzo, nel pieno del Boom dell’Epidemia di Coronavirus, quando Stefano Centanni, ordinario di Malattie dell’apparato respiratorio all’Università decise rapidamente di creare un team di ricerca internazionale con i professori Giovanni Sotgiu (Epidemiologia, Università di Sassari), Monica Miozzo (Genetica Medica, Università di Milano), Giorgio Walter Canonica (Asma e Malattie respiratorie, Humanitas University, Milano), Joan Soriano (Epidemiologia, Università di Madrid), J. Christian Virchow (Pneumologia e Terapia Intensiva, Università di Rostock) e Alberto Giovanni Gerli, ingegnere, con lo scopo di dare tempestivamente numeri precisi sullo sviluppo dell’epidemia, sia in termini di contagi che soprattutto di vittime previste, tramite un modello matematico per il Covid-19.

Sulla base dei dati disponibili fino al 10 Marzo, giorno di inizio delle restrizioni severe imposte dal Decreto del Governo Conte, quando i morti erano “solo” 631, il modello matematico epidemiologico per il COVID-19 prevedeva oltre 30.000 vittime entro la fine di Maggio, e 23.227 alla data del 18 Aprile, ben poco distanti dai terribili reali 23.873 appena registrati. Numeri all’epoca scioccanti, ma duramente realistici alla luce dei fatti.

Dallo Studio emerge che sono SOLO i primi 17 giorni successivi all’applicazione delle misure di contenimento FONDAMENTALI per determinare l’entità della diffusione del contagio e NON le differenze nel rigore del lockdown.

Di conseguenza, qualsiasi misura restrittiva applicata dopo i primi 17 giorni (come la chiusura delle industrie o i divieti alla libertà di movimento dei cittadini) incide poco o nulla sull’andamento dei contagi e sul numero finale delle vittime, tanto che l’andamento dei contagi reali assomiglia a quello previsto in tutti i Paesi, anche in quelli dove le industrie non sono mai state chiuse e i cittadini sono liberi di muoversi, come la Germania o la Svezia.

In conclusione, è la tesi del team di scienziati, contano solo le regole di base (distanziamento) e non le misure più o meno restrittive.

 

FONTE