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Massimo Mazzucco

Il libro Darwin’s Black Box, scritto nel 1996 da Michael J. Behe (lo scienziato attorno a cui si è aggregata la scuola dell’Intelligent Design), presenta una scoperta che renderebbe impossibile ciò che finora era considerato solo altamente improbabile: la presenza innegabile di un progetto, ad uno dei primissimi livelli della scala evolutiva, e cioè il sistema di locomozione del cosiddetto “flagellar bacterium”.
Si tratta di un minuscolo codino a forma di frusta, di cui è dotato questo batterio, capace di girare alla folle velocità di 40.000 rivoluzioni al minuto. Quasi il triplo di un motore di Formula 1.

Ancora più stupefacente è la capacità del bacterium di arrestare il moto del codino, e di farlo ripartire in senso opposto, nell’arco di un solo quarto di giro. Provate a mettere di colpo la retromarcia su un Ferrari lanciato a 300 all’ora.

Non per nulla gli scienziati dell’Intelligent Design definiscono questo tipo di batterio “macchine molecolari”.

Questo stupefacente mezzo di locomozione, che è stato possibile studiare solo con l’utilizzo avanzato della microscopia elettronica, costituisce quello che Behe definisce un sistema a “complessità irriducibile”.
COMPLESSITA’ IRRIDUCIBILE
Con questo termine si intende un qualunque sistema meccanico, costituito da un certo numeri di parti, che non sia in grado di funzionare senza la presenza contemporanea di tutte quelle parti.

Per fare un esempio noto a tutti, Behe cita la classica trappola per topi, costituita da almeno cinque parti indispensabili, che sono: la piattaforma di legno, la “mannaia” che si abbatte sul topo, la molla che la ritiene in tensione, il meccanismo che fa scattare la molla, e l’aggancio del tutto alla piattaforna stessa. Senza uno qualunque dei cinque componenti, la trappola non serve a nulla.
Studiando da vicino il flagellar bacterium, Behe ha scoperto che il suo sistema di locomozione è costituito da ben 40 parti diverse, tutte definite e assemblate con precisione millimetrica, e tutte assolutamente indispensabili al processo di locomozione. Senza una soltanto di quelle parti, il batterio non può muoversi, e quindi non può sopravvivere.

A questo punto, il ragionamento diventa abbastanza semplice: visto che l’evoluzionismo prevede delle singole mutazioni progressive, dovute al semplice caso, diventerebbe impossibile creare ed assemblare in un solo colpo tutte le 40 parti necessarie a far funzionare quel meccanismo. Mentre il farlo nel corso delle generazioni, attendendo che sia il caso a completare il progetto, non permetterebbe nel frattempo al batterio di sopravvivere.
La presenza di un progetto è comprovata, la sua necessità è confermata, e quindi un’intera fetta di scienza degli ultimi duecento anni andrebbe come minimo… archiviata.


La cosa interessante è che lo stesso Darwin, che non poteva conoscere il mondo dei microorganismi, nè certo sospettava dell’esistenza del DNA, era arrivato a formulare, con grande onestà, il limite stesso della sua storica intuizione:
“Se si potesse dimostrare l’esistenza di un qualsiasi organismo complesso, che non si fosse potuto formare attraverso una serie di leggere mutazioni successive, la mia teoria non starebbe assolutamente più in piedi”.

La risposta della comunità scientifica al libro di Behe, in effetti, è stata molto acida, ma ben poco convincente, ed è durata solo il tempo necessario a permettere ai media di stendere un velo di silenzio sul clamore iniziale che il libro aveva suscitato.
L’argomentazione contro la “complessità irriducibile” viaggia più o meno su questi binari: è vero che le svariate parti del meccanismo non possono venirsi a creare nell’arco di mutazioni successive, ma nulla esclude che ciascuna di quelle parti fosse già presente in qualche modo in altri organismi, che le avrebbero poi scartate, permettendo cosi una ricombinazione casuale degli elementi necessari al funzionamento del flagellar bacterium.
Che sarebbe come dire che un uragano travolge diversi depositi di rottamazione, e prima di allontanarsi lascia ricadere dal cielo un Boeing 747 perfettamente funzionante in ogni sua parte. Come sempre, ciascuno è libero di credere ciò che più gli aggrada.

Link

Nel seguente link è scaricabile la lista degli oltre 800 scienziati accademici di tutto il mondo che dissentono attivamente dalla teoria neodarwinista del caso:

http://www.discovery.org/scripts/viewDB/filesDB-download.php?command=download&id=660