DI

ALDO GIANNULI
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Una portaerei Usa nello Stretto di Hormuz. La minaccia iraniana di impedire il passaggio delle navi, che trasportano da un terzo a un sesto del petrolio mondiale. Una battaglia navale potrebbe innescare una profonda crisi e produrre un’impennata del prezzo del greggio. Guerra nucleare? Potrebbe finire così…
"La chiusura dello Stretto di Hormuz è una minaccia che l’Iran ha fatto abbastanza frequentemente negli ultimi 30 anni, già per esempio ai tempi della guerra con l’Iraq. Ma sinora non è stata mai attuata, perché sarebbe come schiacciare il pulsante di una guerra nucleare, da cui non si torna indietro…
Per adesso, secondo me, le dichiarazioni dell’Iran volevano ottenere un effetto di guerra psicologica per sondare quale fosse la reazione dei mercati in termini di prezzo del petrolio di fronte a una minaccia del genere. Per la verità, il prezzo del barile di petrolio era anche lievemente sceso, c’era stata una dichiarazione dell’Arabia Saudita che si era detta pronta ad aumentare la produzione per riequilibrare la situazione. Certo, adesso il rischio è che la vicinanza di due flotte, come quella americana e quella iraniana, che non hanno azioni diplomatiche reciproche nei rispettivi Stati, può provocare l’incidente. Tuttavia mi sembra remota la possibilità che scoppi una terza guerra mondiale, anche perché in questo caso la Cina e gli Stati Uniti hanno un interesse convergente. E’ difficile immaginare che l’incidente possa scoppiare tra cinesi e americani, è piuttosto probabile che invece possa accadere, se accade, tra americani e iraniani."
Qual è l’importanza strategica dello Stretto di Hormuz? Che succederebbe se l’Iran effettivamente decidesse di chiuderlo?
"Lo Stretto di Hormuz è un braccio di mare abbastanza angusto, come dice lo stesso nome, e non profondissimo, per cui è facilmente ostruibile. Basterebbe ad esempio affondare alcuni mercantili e la situazione diventerebbe non superabile. Dunque la minacciata chiusura non significa schierare la flotta e risolvere la questione con una battaglia navale. Si può anche operare in questa maniera.
Il problema maggiore è che dallo Stretto di Hormuz passa qualcosa come un terzo del petrolio per via marittima a livello mondiale e un sesto in assoluto del petrolio commerciale nel mondo, quindi l’effetto immediato, soprattutto se dovesse esserci una situazione permanente non risolvibile solo con una battaglia navale, come nel caso di un’ostruzione dovuta ad affondamento di mercantili, sarebbe probabilmente un’impennata violentissima del prezzo del petrolio che, secondo alcune stime, potrebbe superare i 180 dollari al barile da un giorno all’altro. Questo sarebbe l’impatto principale, e gli iraniani ieri volevano capire se la loro minaccia avrebbe sortito un effetto del genere."
In caso di guerra nucleare, quando durerebbe e chi la vincerebbe?
"Premesso che allo stato attuale non sembra che l’Iran disponga già di ordigni nucleari, in ogni caso è evidente che bisognerebbe valutare lo sviluppo di una cosa del genere, se, ad esempio, a un primo scambio di bombardamenti nucleari facesse seguito una guerra convenzionale oppure una guerra al massacro…Certo, l’Iran potrebbe avere dei vettori sufficienti a colpire Israele e anche a colpire l’Arabia Saudita, ma sicuramente non gli Stati Uniti. Israele dal canto suo, sebbene smentisca di avere armamenti nucleari, in realtà come tutti sanno possiede dei sommergibili armati con missili a testata nucleare proprio a largo dell’Arabia Saudita, per cui potrebbe reagire con un bombardamento nucleare ad un attacco iraniano improvviso dal mare, e quindi vincere… Tuttavia, una simile catastrofe sarebbe tale per cui non si potrebbe parlare di ‘vincitori’; peraltro, non credo sia un’ipotesi particolarmente vicina."

Aldo Giannuli
Fonte: www.cadoinpiedi.it/
Link: http://www.cadoinpiedi.it/2011/12/29/hormuz_il_bottone_di_una_terza_guerra_mondiale.html#anchor