di

Ernesto Ferrante

La violenza sionista non pagherà. Gaza è il suicidio di Israele

“Ci uccidono ovunque. Se possono bombardare le moschee, se possono uccidere i bambini più piccoli, se possono far saltare in aria il nostro Parlamento, perché dovrebbero avere cura delle scuole? Non si preoccupano di quello che pensa l’Onu, non si preoccupano di quello che pensa il mondo intero”, ha dichiarato con rabbia Khalil. Tre palestinesi hanno perso la vita nel raid aereo di Tsahal contro la scuola Asma, nel campo profughi di Shati. Un bilancio che sarebbe potuto essere molto più grave. Secondo il portavoce dell’Onu, Adnane Abu Hasna, 450 persone si erano rifugiate nella scuola per sfuggire ai bombardamenti che avevano colpito altri quartieri della città. E a Khan Younis, nel sud della Striscia, un obice ha colpito l’entrata di una seconda scuola uccidendo due persone la cui identità non è stata ancora stabilita come hanno riferito fonti mediche.
“Eppure le scuole erano chiaramente identificate come edifici dell’Onu”, ha chiarito il portavoce delle Nazioni Unite, Christopher Gunnes. “L’Unrwa protesta vigorosamente per queste vittime presso le autorità israeliane e chiede l’apertura di un’inchiesta immediata e imparziale”. Un’inchiesta che, c’è da giurarci, si dissolverà nel nulla. Israele è intoccabile e può contare su un numero massiccio di volgari servitori tra diplomatici, governanti, giornalisti e giudici. “I bambini di Khalil sono ancora in salvo. Ma dopo ciò che hanno visto sono terrorizzati”, ha spiegato un meccanico palestinese. “Ci sono state esplosioni vicino alla nostra casa. Ogni cosa è in rovina. Israele ha avvertito di fuggire, di trovare riparo, perché bombarderà le nostre case”.
Già, fuggire. Ma dove? In altre occasioni, ricorda il Guardian, ci si indirizzava verso il confine, sperando di arrivare sani e salvi. Adesso non si può. Gli abitanti della città di Gaza sono isolati, la loro casa è diventata la loro prigione, non c’è alcuna via di uscita”. I bambini di Khalil continueranno a nascondersi nelle scuole dell’Onu, sperando di poter sfuggire alla ferocia dello Stato criminale d’Israele. Almeno 17 istituti scolastici della regione sono stati trasformati in un riparo di fortuna per oltre 5.000 palestinesi. Ma non c’è alcuna garanzia: nove di queste si trovano infatti nel campo profughi di Jabaliya, dove i combattimenti sono violentissimi. E poi nella zona di Rafah, dove l’aviazione israeliana continua a bombardare i tunnel, ritenendoli viatici per il contrabbando di armi con l’Egitto. Il governo sionista sta cercando di infliggere al popolo palestinese una punizione durissima per aver osato resistere in questi anni al disegno di cancellazione del loro diritto alla terra, alla pace, alla vita. Israele sta continuando a martellare senza sosta la prigione a cielo aperto di Gaza con la complicità della quasi totalità delle borghesie nazionali arabe, dell’Europa, degli Usa.
La maggior parte della stampa e dei mezzi d’informazione di tutto il mondo continua a ripetere la linea di Tel Aviv, ovvero il presunto “diritto” di Israele a “difendersi”. In Italia, il governo, l’opposizione, il presidente della Repubblica, i Tg, i quotidiani e i tanti strapagati opinionisti da strapazzo hanno espresso il proprio incondizionato appoggio ad Israele e la propria condanna al “terrorismo” di Hamas. I palestinesi uccisi e mutilati dalla pioggia di fuoco dell’aviazione israeliana, per una logica perversa, sarebbero i carnefici, gli ebrei occupanti le vittime. Già all’inizio dello scorso anno gli israeliani (sostenuti dagli Usa) avevano cercato di innescare e fomentare la guerra civile nel tentativo di distruggere Hamas. Poi, durante i mesi di tregua hanno ripetutamente cercato di provocare la reazione palestinese, ma è dal 27 dicembre che hanno dato il via a questo autentico sterminio di massa con l’obiettivo di terrorizzare la popolazione e spingerla contro Hamas, per provocare il rovesciamento “manu militari” dell’attuale e legittimamente eletta leadership palestinese e il ritorno di quella venduta e corrotta che circonda il presidente fantoccio “a divinis” filo-israeliano e filo-americano, Abu Mazen.
Il tutto con il complice silenzio dell’opinione pubblica internazionale, non meno criminale dell’azione militare israeliana. Si spendono parole a fiumi per i monaci tibetani oppressi (il cui leader, che tutti fanno a gara ad omaggiare, è stato un informatore della Cia) ci si dimentica del popolo del Tibet, ma per i palestinesi nessuna comprensione e sempre lo stesso giudizio: terroristi e provocatori. I commenti di molti nostri colleghi sono semplicemente ridicoli. Un esempio. Nel corso di una trasmissione di “Prima Pagina” su Rai3 il direttore della gazzetta di Mantova sosteneva, per esempio, che gli israeliani, prima di bombardare la casa di un capo di Hamas, lo avrebbero contattato telefonicamente per avvertirlo. Conclusione: se con il disgraziato dirigente di Hamas è stata uccisa tutta la sua famiglia la colpa è soltanto sua, perché non avrebbe dato ascolto all’amorevole consiglio sionista… Siamo ben oltre il ridicolo!
Per non parlare poi dell’informazione a senso unico data dalla Rai. Anche se ogni giorno si tocca sempre di più il fondo, il fondo del fondo è stato toccato quando il Tg2, dopo una breve carrellata sugli edifici sbriciolati e sulle macerie che riempiono le strade di Gaza, ha proposto le “scioccanti” immagini che arrivavano da Israele, una finestra sventrata, un appartamento a soqquadro, un trasformatore di una centrale elettrica che fuma. Sono le drammatiche e “sanguinose” (ma dov’è il sangue?) conseguenze dei razzi qassam sparati dai palestinesi. L’imparziale corrispondente italiota, mentre raccoglie i lamenti della popolazione israeliana chiede al solito rabbino di turno cosa ne pensa dell’uccisione di un esponente di Hamas, lo sceicco Nizar Rayan, capo dei martiri islamici, ucciso con 15 dei suoi familiari, parenti e figli, da un missile di una tonnellata di esplosivo. L’austero rabbino esprime tutta la sua soddisfazione sorridendo e dichiara: “Lo sceicco Rayan si considerava un martire, quindi sarà contento, abbiamo mandato in paradiso lui e la sua famiglia”. Se a dichiararlo fosse stato un uomo appartenente a qualsiasi altro popolo sarebbe accaduto il finimondo, ma, come molti sanno, il taglietto in quel posto permette questo ed altro…
Siamo ben consci che la nostra voce, a causa dello spesso muro di omertà innalzato dall’informazione omologata, difficilmente varcherà una certa soglia, ma non ci arrenderemo e continueremo ugualmente a raccontare giorno per giorno – come abbiamo fatto interrottamente su www.rinascitacampania.com e sul quotidiano, i crimini sionisti, l’eroica resistenza ed il martirio del popolo palestinese, ancora una volta massacrato impunemente sotto gli occhi colpevoli del mondo. Continueremo a lottare insieme a voi, con gli strumenti che abbiamo a disposizione, compagni e compagne di lotta a Gaza, affinché la vostra liberazione nazionale diventi una tappa della liberazione di tutti i popoli dall’oppressione imperialista. Le vostre mani nude contro soldati la cui dotazione è di circa cinquanta chili a testa di strumenti sofisticatissimi ed armi di eccezionale potenza, sono intrise di eroismo e di fiero orgoglio guerriero. L’esito militare appare scontato, quello politico molto di meno.
Di una cosa, però, possiamo essere certi fin d’ora: comunque andranno le cose Israele perderà la battaglia di Gaza. Se vincerà non avrà dimostrato niente, perché si tratta di una lotta impari tra un superesercito ed una popolazione civile. Tirannie come quelle di Mubarak in Egitto e come quella dei fondamentalisti dell’Arabia Saudita sono destinate ad essere travolte dalla collera popolare. Attorno ad Israele c’è solo l’odio profondo creato dalle sue violenze e dalle sue continue sopraffazioni. Tutto il mondo arabo, sebbene oggi diviso, prima o poi riconsidererà tutta la questione mediorientale e la proposta non sarà la pace ma l’eliminazione dell’illegittimo e razzista stato sionista. Le menzogne che la stampa occidentale propina ogni giorno anche attraverso “autorevoli” opinionisti saranno presto smascherate.
A tal proposito, sono emblematiche le parole di un sacerdote cattolico. Padre Manuel Musallam, sacerdote della parrocchia della Santa Famiglia, unica chiesa cattolica di Gaza ha spiegato come la spietata aggressione sionista abbia reso più compatti e risoluti i palestinesi nella loro legittima resistenza armata.
“Centinaia di giovani si stanno arruolando in queste ore nelle file di Hamas”, ha dichiarato padre Manuel. “È la reazione di parte della popolazione già provata da mesi di assedio, in un luogo in cui manca tutto; questi sono gli effetti dei bombardamenti israeliani. Nessuno sa dove vogliano arrivare gli israeliani ma se l’obiettivo era quello di distruggere Hamas posso dire che non c’è una sola voce contro Hamas in tutta Gaza e che anzi i bombardamenti, e le vittime e i feriti che hanno causato, stanno spingendo in queste ore centinaia di giovani ad aggregarsi al movimento e prendere le armi. E’ gente che ha perso qualcuno, che vede i propri figli piangere, che ha deciso di resistere”, ha concluso il sacerdote.

Fonte: http://www.rinascita.info