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Silvio “J.F.K.” Berlusconi (di Adescalco Marangoni)

Meno male che Silvio c’è. E soprattutto che non manca mai di ricordarcelo. Per dire: anche ieri è stato costretto a sgolarsi inutilmente contro i soliti giudici troppo buoni (con gli stupratori) e le intercettazioni troppe e basta. Poi però e per fortuna: il nostro infaticabile premier non ha dimenticato, con un ultimo schiocco di lingua, di rassicurarci tutti sulla sua statura di autentico gigante della politica. L’economia mondiale non andrà granchè bene, ha concesso. Ma contro la crisi, “il governo ha già fatto molto”. E lui in persona – insomma Berlusconi Silvio da Arcore – ha fatto anche di più. Ha salvato Wall Street. E forse pure l’intero orbe terracqueo. Oddio, deve essere stata un po’ dura. Ma come ha giustamente rammentato il nostro premier ai tanti giornalisti ed elettori corti di memoria, “sono stato io a convincere Bush e i suoi collaboratori, rimasti inerti davanti al fallimento della Lehmann Brothers, a muoversi e a stanziare oltre 700 miliardi di dollari” per salvare le banche a stelle e strisce.

Lui, lui? Lui, lui. Certo, in America non deve essersene accorto ancora nessuno. Ma poco male. Prima o poi anche i cugini contribuenti americani – che quei benedetti 700 miliardi li hanno tirati fuori di tasca loro – sapranno. E visti gli ottimi risultati ottenuti finora – e il mezzo milione di posti di lavoro andato in fumo solo nell’ultimo mese – faranno la fila agli aeroporti per venirlo a ringraziare di persona. Del resto: dovesse arrivare il giorno del trionfo americano, sarebbe davvero un momento magico e meritato. Una meritatissima ultima pagina per un glorioso album dei ricordi. Che ha visto gli abitanti del Belpaese fare da ammaliati spettatori. E Berlusconi Silvio da Arcore non solo da mattatore. Ma anche da ineguagliabile narratore.

Quando tanti italiani, sotto il suo governo numero 2, hanno cominciato a non arrivare alla quarta settimana del mese; ha raccontato che anche lui era stato “povero”. Quando qualcuno lo accusava di non essere un professionista della politica; si è ricordato che a soli 12 anni già attaccava manifesti per la diccì (e veniva menato dai comunisti). Quando è uscita la nuova Fiat 500, abbiamo scoperto che la sua prima macchina, per coincidenza, era proprio una misera Fiat 500. Insomma: un inizio difficile. Reso ancor più difficile dal fatto che, come aveva confessato di fronte a una stupefatta platea della Coldiretti, gli era toccato fare anche il “contadino”. Poi però – come tutti sanno e come ci ha raccontato sempre lui in persona – è stato “unto dal Signore”. Il Signore nostro che sta nei cieli e che però quaggiù in terra si dev’essere scordato di ungere anche il matrimonio con la prima moglie, Carla Dall’Oglio. I due, come tante coppie poco “oliate”, hanno finito per rompere. Insomma, per divorziare. Ma questi son dettagli. L’importante è che da allora per Berlusconi Silvio da Arcore, la vita è cambiata. E pure per il Belpaese. E così prima è nato dal nulla il “signor tivù”. E poi quel “presidente operaio” – come si definì modestamente alcuni annetti or sono – che si è rivelato capace dei “miracoli” che tutti conosciamo.

Miracoli talmente grandi che – va da sè – a volte si fa perfino fatica a crederci. Solo negli ultimi mesi e come ci ha raccontato lui per evitare che il merito se lo prendessero ingiustamente altri, Silvio Berlusconi da Arcore ha inanellato imprese impossibili. A raffica. Ha scongiurato l’invasione russa di Tbilisi. Ha evitato che gli europei rimanessero al freddo, sbloccando la lite tra Mosca e l’Ucraina per il gas. E, appunto, ha evitato che la finanza mondiale crollasse, convincendo “l’amico” George (Bush) ad aprire il portafoglio dei contribuenti americani. Totale: un paio di guerre (commerciali e non) disinnescate e un disastro economico rimandato a data da destinarsi. Roba che al confronto – a proposito di giganti della politica (e come ci ha spiegato pure lui) – le vittorie di un Napoleone non valgono neanche una birra al bar. Ovvio: non tutte le ciambelle riescono col buco. E quando il quotidiano “La Repubblica” – nel lontano 2005 – pubblicò un’inchiesta sulle responsabilità del governo italiano nella costruzione di prove false sulle armi di distruzione di massa irachene, lo dovette ammettere anche Berlusconi. In un’intervista a “La 7″ spiegò amareggiato che lui ci aveva provato a convincere sempre “l’amico” George a non dichiarare guerra all’Iraq. Ma per una volta aveva fatto cilecca. Cose che capitano anche ai migliori.

A questo punto: sarà finita qui? Probabilmente, no. Perchè Berlusconi Silvio da Arcore ha per giunta promesso di campare fino a 120 anni. Ergo: avrà tempo di raccontarci tanti altri miracoli. Del passato, del presente e del futuro. Per esempio: potrà svelarci come sono andate veramente le cose durante la crisi missilistica tra Russia e Stati Uniti in quel di Cuba (”Tra l’altro, ero abbronzatissimo”). Di come ha fatto cadere il muro di Berlino (”Chi pensate che abbia comprato i picconi?”). E di come fosse quasi riuscito ad evitare l’attentato alle torri gemelle (”Avevo portato anche due fighe nella caverna di Osama”). Difficilmente, invece, lo sentiremo mai ammettere di aver fatto alcunchè in uno dei suoi innumerevoli processi. Perchè lì lui non c’entra nulla. E’ che è sempre colpa dei soliti giudici.

Fonte: www.bamboccioni-alla-riscossa.org