di

Decio Siluro

 Il Prescelto

Quasi tutti conoscono “Nineteen Eighty-Four” ovvero “1984” uno dei più celebri romanzi di George Orwell, pubblicato nel 1949 ma scritto nel 1948 (il titolo è infatti ottenuto invertendo le ultime due cifre del primo anno della stesura). Questa opera, dai più definita un’utopia negativa, in realtà preconizza, almeno in parte, quanto si sta già verificando. Per eliminare qualsiasi possibile pensiero divergente ed ogni forma di obiezione nel romanzo si racconta che il partito al potere utilizza slogan come “la menzogna diventa verità e passa alla storia” oppure “chi controlla il passato controlla il futuro: chi controlla il presente controlla il passato”. A ben vedere è proprio quanto accade oggi con la sistematica mistificazione della storia operata da chi controlla il pianeta dopo la vittoria militare della metà del secolo scorso.
Pochissimi invece ricorderanno “Diritto di voto" (titolo originale “Franchise”), un racconto di Isaac Asimov pubblicato nel 1955 ed ambientato nel 2008. Asimov racconta di un’America in cui il processo “democratico” è stato radicalmente “semplificato”, grazie alla tecnologia. Un supercomputer, Multivac (ricavato dai nomi dei computer in uso all’epoca), è in grado di individuare una sola persona, il Prescelto, rappresentativa di tutto il corpo elettorale. Così sarà lui solo, con il suo unico voto, a determinare l’esito delle elezioni. Il Prescelto non prende però decisioni dirette. Viene sottoposto, dopo un periodo di isolamento dal mondo, ad un interrogatorio di tre ore in cui le domande non sembrano avere relazioni con le decisioni da prendere. Multivac, sulla base delle risposte ricevute, interpreta le vere intenzioni dell’elettore medio e decide per tutta la popolazione degli Usa.
Questo racconto deve averlo certamente letto Silvio Berlusconi, magari una sera prima di addormentarsi e dopo aver mangiato parecchio pesante. Gli incubi notturni si sono però malamente tradotti in una demenziale proposta alla quale qualcuno ha pure perso tempo cercando una risposta “politica”.
In breve Berlusconi ha proposto di “semplificare” il voto parlamentare, facendo votare solamente i capigruppo. Certo questo risolverebbe l’annoso problema dei franchi tiratori e garantirebbe la totale stabilità di ogni legislatura, ma a questo punto non si comprenderebbe più perché pagare gli stipendi a tanti parlamentari, nominare commissioni, fare dibattiti in Aula. Basta eleggerne quatto o cinque e farli votare per millesimi, come si fa nelle riunioni di condominio. Anzi, potremmo proprio risparmiarci pure le elezioni. Magari con un sistema di sondaggi permanenti potremmo variare in tempo reale il peso dei singoli partiti. Meglio, con un megacomputer, che potremmo chiamare Multivac (nel senso di parecchie vaccate) potremmo risparmiarci pure i capigruppo e la macchina (democrazia scientifica applicata) potrebbe direttamente dialogare con la sede del governo, che potremmo spostare, per comodità, ad Arcore.
Questa volta il Cavaliere l’ha detta grossa. Immediata la risposta polemica dell’opposizione per bocca dello stesso Franceschini. Anche Gianfranco Fini ha bocciato la proposta con una motivazione istituzionale, come ormai pretende il suo ruolo: non è procedura prevista dalla Costituzione. Fini ha però dimenticato di aggiungere che non è una procedura prevista dal buon senso e dalla decenza.
Non ci piace il Grande Fratello in onda su canale 5 figuriamoci uno “vero”.
In ogni caso “prolet di tutti i romanzi unitevi”.

 

Fonte: www.rinascita.info