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I conti possono soffrire. La Borsa pure. Ma i manager, no. Il Monte dei Paschi di Siena – terzo gruppo bancario tricolore – continua a stupire. Con tanto di effetti speciali. Negli ultimi dodici mesi: le azioni della banca senese sono scese a cascata. E gli utili li hanno seguiti a ruota. Capitomobolando, nel 2008, di un buon 30%. E così: Monte dei Paschi si è – per la gioia dei contribuenti – deciso a chiedere un aiutino da 1,9 miliardi di euro alle solite sgangherate casse dello Stato italiano. Sotto forma dei soliti Tremonti Bond. Ma non tutto il male viene per nuocere. Non per tutti, almeno. Gli stipendi del top management, infatti, sono rimasti di tutto rispetto. Con tanto di congrui aumenti. E tanto di bonus. Va da sè: meritatissimi.

Possibile? Possibile, possibile. Per lo meno a giudicare da quello che scrive la prima agenzia di stampa italiana, cioè l’Ansa. Che ieri, in poche righe, ha condensato l’altro 2008 di Monte dei Paschi. Quello dei suoi due top manager. Ebbene, secondo l’Ansa: l’anno scorso, il presidente del Monte dei Paschi, Giuseppe Mussari avrebbe fatto il pieno, guadagnando 866mila euro. Uno stipendio più che soddisfacente. Ma soprattutto comprensivo di aumento: 50.000 euro in più che nel 2007 (quando aveva incassato solo, si fa per dire, 816mila euro). E ancora e sempre secondo l’Ansa: il direttore generale Antonio Vigni, invece, si sarebbe dovuto accontentare della modica cifra di 1,4 milioni di euro e rotti. Di cui: 454mila euro a titolo di bonus.

Perchè accontentare? Perchè nel 2007, le cose per Vigni erano andate decisamente meglio. Allora: il direttore generale della banca senese aveva incassato un compenso di 3,2 milioni di euro, grazie a 2,3 milioni di euro di bonus. Ma evidentemente, anche alla banca toscana, non tutti i bonus riescono col buco. Quello delle giuste dimensioni, diciamo.

E dire che in casa d’altri, le cose sono andate un po’ diversamente. Per esempio: anche Unicredit – una delle prime due banche italiane – una manciata di giorni fa ha presentato conti non brillantissimi e annunciato che chiederà 4 miliardi di aiuti di Stato (un po’ in Italia e un po’ in Austria). Ma ha pure spiegato che aveva preferito azzerare i bonus. Non solo. Ma non più tardi di sabato scorso uno dei più famosi economisti italiani, Tito Boeri, sulle pagine di “Repubblica” aveva per giunto vergato un predicozio ad hoc. Scrivendo nero su bianco che:

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L’indignazione popolare, prima ancora che le pressioni dei governi pesantemente intervenuti a sostegno delle banche, hanno spinto molti top manager (soprattutto americani, ndA) a rinunciare volontariamente ai compensi che, per contratto, erano loro destinati. Bene, perché erano uno schiaffo a chi ha perso il posto di lavoro a seguito della trasmissione all`economia reale della crisi finanziaria. C`è solo da augurarsi che anche in Italia si diffonda la prassi di annullare i bonus del top management nelle banche, seguendo l`esempio di Unicredit. Di più, bisognerebbe azzerare tutta la parte variabile dei compensi dei top manager nel 2008.

Parole ed esempi che però sono evidentemente caduti nel vuoto. Per lo meno a Siena e dintorni. Dove il bonus – anche se in forma ridotta – pare essere arrivato comunque.

Soldi sudati e strameritati, per carità. Ma se gli utili sono scesi – e soprattutto se Monte dei Paschi alla fine ha deciso di chiedere aiuto ai soliti contribuenti poverazzi – ci sarà pure un perchè. E magari qualche scelta poco azzeccata da parte di chi ha guidato la banca. La risposta, forse, sta in un vecchio (ma non troppo) articolo pubblicato da Repubblica. Lo scorso 26 gennaio, infatti, il quotidiano diretto da Ezio Mauro, in un articolo firmato da Adriano Bonafede, scriveva:

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Ma perché una banca come Mps, solidissima in passato, si trova in queste acque agitate? La ragione la conoscono tutti: l’ acquisizione di Antonveneta, solo un attimo prima che la situazione finanziaria internazionale cominciasse a precipitare.

In effetti e come avevamo già scritto qui: il Monte dei Paschi – ormai un anno e mezzo fa, a novembre 2007 – aveva fatto un autentico colpo gobbo. Comprando per la modica cifra di 9 miliardi di euro gli sportelli di Banca Antonveneta. E diventando così il terzo gruppo bancario del Belpaese. Certo: pochi mesi prima (tra luglio e agosto 2007), le Borse di mezzo mondo erano franate sotto il peso della prima ondata dei mutui subprime. E certo: il prezzo era alto. Ma l’operazione aveva riscosso gli applausi di tanti. E così, come riporta un articoletto datato marzo 2008, il presidente del Monte Paschi si era pure vinto il suo Oscar ai “Milano Finanza Award”. E un premio – sempre ai “Milano Finanza Award” se l’era preso pure il direttore generale. Che in più aveva incassato (per il 2007) il suo bravo maxi bonus. In breve: un trionfo.

Poi, però, a ben guardare: secondo un analista interpellato proprio da Repubblica: a gennaio 2009, quel gioiellino chiamato Antonveneta non valeva più di 3 miliardi di euro. Cioè: 6 miliardi di euro in meno di quello che l’aveva pagata Monte dei Paschi. E sempre a ben guardare e sempre secondo Repubblica: i soci forti della banca – che già avevano messo pesantemente mano al portafoglio per comprare il gioiellino (con un aumento di capitale da 5 miliardi di euro – (per ora) non hanno più potuto o voluto soccorrere Monte dei Paschi.

Risultato finale: la banca senese è corsa a chiedere un aiutino ai soliti contribuenti poverazzi e ad accaparrarsi la sua fetta di Tremonti bond. Ma non ad azzerare i bonus. Per quello – come per pagare e morire – evidentemente c’è sempre tempo.

P.S. Un grazie a Mr. “Misonopentito”, infaticabile segnalatore di news sul portale “Oknotizie”. Senza di lui, la notizia di bonus e stipendi extralarge ci sarebbe sicuramente sfuggita. Anche perchè- oggi (giovedì, 2 aprile 2009), sfogliando come al solito “Repubblica”, “Corriere della Sera” e “La Stampa”- non l’abbiamo trovata da nessuna parte. Stranamente. Colpa di un fulmineo attacco di miopia?

Fonte: www.bamboccioni-alla-riscossa.org