di

Giulietto Chiesa
servilismo

Due noterelle dopo l’indimenticabile show del Cavaliere.

Prima noterella. Riguarda i quattro, si fa per dire, giornalisti colà assisi, pensosi, compunti. Si chiamano, nell’ordine Vespa, De Bortoli, Napoletano, Sansonetti.
Una sfilata, seduta, di tappetini, pieni di rispetto. Anche loro non solo non fanno la seconda domanda (in Italia nessuno sa più cos’è la seconda domanda), ma neanche la prima. E, prima di dire quel poco che hanno il coraggio di dire, si scusano. Una commedia esilarante. Più comici loro dello stesso Cavaliere.
Solo che quest’ultimo, con la sua tracotante, pantagruelica comicità, vince e stravince. Loro invece sono comici senza profitto. Salvo quello di salvarsi il didietro. Perché è esattamente quello che – lo si è visto con totale evidenza – esattamente cercavano di salvare.
Da cui: domande senza senso (in questo eccelleva Napoletano). Domande inoffensive (un De Bortoli decisamente infelice, e lo si capisce, perché quasi due ore sotto la gragnuola di balle premierali, e di rodomontate sesquipedali non devono essere state piacevoli). Domande telefonate (Vespa è insuperabile e, per questo si trova dove si trova). Domande che vorrebbero essere sarcastiche, ma non si può fare del sarcasmo stando in ginocchio (Sansonetti).
Il padrone, comunque, ha una discreta tattica: li disinnesca tutti prima ancora di cominciare. Vespa è "il dottore" e non ha bisogno di essere disinnescato. Sembrava perfino felice di non essere stato chiamato, questa volta, "dottor Fede". Napoletano è un petardo di carnevale. De Bortoli viene assalito da un attacco tale di benevolenza preventiva (rispetto al veleno anti-Repubblica) che è costretto a dire – pensate un po’ alla grandezza giornalistica! – che se avesse avuto la notizia l’avrebbe pubblicata perfino lui. Sansonetti non riesce a terminare il pistolotto che si è preparato ("io sono il rappresentante dei gazzettieri di sinistra ….") che già si sente dire dal Padrone, "la stima che ho per lei …..". Ammazzato al primo colpo, bordata sorridente nei coglioni. Nel frattempo il "gazzettiere di sinistra" ha inferto un altro colpo alla sinistra.
Il resto è il trionfo del datore di lavoro. Che dice di sé di essere il migliore, amatissimo da tutti, efficiente, solidale, generoso, impareggiabile. Perfino il nipotino è un Pico della Mirandola. Quando si dice la fortuna.
Il Padrone, che conclude l’offensiva contro il nemico inesistente esaltando il mercato sociale, la cassa integrazione, il sistema pensionistico, insomma tutte le conquiste sociali degli ultimi cinquant’anni.
Esattamente quelle che sta cercando di demolire. Tutti zitti. Il "gazzettiere di sinistra" cerca timidamente di ricordargli che quello che il Padrone esalta è la storia della sinistra storica (quando ancora esisteva), ma stando in ginocchio è difficile anche muovere la lingua. Sullo sfondo De Bortoli sembra piangere.
Così l’Italia intera assiste alla demolizione, senza alcuna par condicio, di Veronica, l’eroina che ha sposato il Padrone e che prenderà la liquidazione. Poverina. Noi vorremmo riservare la nostra compassione per eroi e eroine di maggiore spessore.
Ma, non per umana pietà, bensì per elementare decenza, chiederemmo il diritto di replica: due ore per Veronica a Porta a Porta, con altri quattro giornalisti in ginocchio. L’Authority per le telecomunicazioni che ne dice? E che ne dice la fantàsima dell’Ordine dei Giornalisti?
Scherziamo s’intende. Scherziamo, è ovvio. Il Padrone ha guadagnato, ieri sera, un altro milione di voti. Ci vorrebbe Italo Calvino. Dopo "Il Visconte Dimezzato", "Il Barone Rampante", "Il Cavaliere Inesistente", abbiamo visto ieri sera "Il Principe Scopante".

Fonte: www.megachip.info