di

Massimo Mazzucco

 

 

Ci risiamo. Attentati dal sapore “internazionale”, grande confusione sui particolari, e totale mancanza di rivendicazione. Le caratteristiche, ormai canoniche, del nuovo terrorismo mondiale si ripresentano puntuali anche a Jakarta, e possiamo quindi già affermare che anche questo caso verrà archiviato come il classico “duplice attentato sanguinario, portato a termine da fazioni terroristiche probabilmente legate ad Al-Queda, che hanno causato la morte di X civili (per ora siamo a otto), e danni per x milioni di dollari”.
Con un differenza, volendo, rispetto ai casi precedenti, che suggerisce un ulteriore affinamento delle armi psicologiche – le vere armi con cui si combatte, da sempre, la battaglia del cosiddetto "terrorismo". Il sangue e le bombe sono solo un fastidioso corollario.
Ma parliamo prima dei tre componenti canonici: internazionalità, confusione dei particolari e assenza di rivendicazione.
Internazionalità: già come a Bombay, e prima ancora in Egitto (*), sono stati scelti come obiettivo degli alberghi internazionali. Si può quindi dedurre che l’intento sia quello di coinvolgere emotivamente, a livello planetario, il maggior numero di persone. Se la bomba scoppia in un quartiere povero di una qualunque città asiatica “saiamechecazzomenefrega”, pensa il cittadino medio occidentale, ”saranno sicuramente delle menate fra di loro”, e così l’episodio non lo memorizza nemmeno. Se invece c’è andato di mezzo, ad esempio, il Ritz di Jakarta, a) “cazzo allora vuole dire che ce l’hanno con noi occidentali, b) “non sarà mica che la prossima volta tocca all’Hilton della mia città?" …
… e c) in certi casi anche “O Cristo! Amore, dov’è che sono in vacanza il Piero e la Lilly? Non è mica proprio in Indonesia?” Al che normalmente “amore” risponde “ma no gattino, Piero e la Lilly sono in Polinesia”. Ma intanto gattino se l’è fatta sotto come un cammello con la diarrea, e stai tranquillo che quell’attentato non lo dimenticherà mai più.
A chi potrà mai interessare, ci si domanda, questo genere di “terrore internazionale”?
Confusione: se c’è una cosa (tristemente) divertente è vedere i giornalisti della CNN che ansimano come segugi in calore, in diretta mondiale, nel cercare di darti dei particolari sugli attentati che non interessano palesemente a nessuno.
“Ma l’ingresso del ristorante dove rimane, esattamente?” – chiede preoccupato Anderson Cooper da Atlanta.
“Nella lobby" risponde emozionato Bim Bum Bam (il solito correspondent improvvisato dalla CNN all’ultimo momento).
“Come sarebbe, nella lobby? – replica Cooper tutto agitato – Io avevo capito che l’ingresso fosse dal retro, vicino alla piscina”.
“Cè n’è anche uno dal retro – ammette Bim Bum Bam sull’orlo delle lacrime – ma per passare da lì bisogna superare la security del parcheggio, e quindi le authorities tendono ad escludere che il killer sia entrato da quella parte.”
Insomma, la cosa più importante, secondo la CNN, è capire da dove sia entrato l’attentatore, e non magari chi l’abbia mandato, o addirittura che cosa volesse per farsi saltare in aria ridotto in particelle elementari.
Assenza di motivazione: è proprio qui, infatti, che il nuovo terrorismo mondiale casca come un asinello di provincia: fa macelli da tutte le parti, mi mette in agitazione il gattino che stava guardando la partita, ma si dimentica regolarmente di farci sapere che cosa volesse, e da chi lo volesse.
Provate a pensare ad un gruppo di persone che si organizzi per far indire un referendum, arrivi ad avere le firme necessarie, e poi si dimentichi di dire che cosa voleva ottenere con quel referendum.
“Ma alla fine cosa siete venuti a votare?”
“Boh, non lo sappiamo, ma non importa. Lo facciamo perchè ci piace la sensazione della matita che scorre sul foglio di carta.”
“Ma voi perchè vi fate saltare in aria in quel modo?”
“Così… nessun motivo particolare. Era solo per passare una serata un pò diversa dalle altre… “
E così tocca regolarmente alle famose authorities (la polizia locale, fra i quali di solito il più intelligente ha fatto la terza all’asilo nido) cercare di capire la motivazione degli attentati, e quindi eventualmente anche i mandanti. E siccome queste authorities sono sempre le ultime a sapere le cose, sono ben felici di sentirsi suggerire dai più informati amici della CIA che “molto probabilmente si tratta di un gruppo legato ad Al-Queda”.
“D’altronde – diranno – se non lo sanno loro, che Al-Queda l’hanno inventata…”
Fin qui tutto normale, quindi: matrice internazionale per agitare gattini e topine in tutto il mondo, confusione sui particolari per evitare di parlare dei generali (battuta involontaria), e totale mancanza di rivendicazione, che ormai sconcerta solo chi ancora ricorda i terrificanti volantini delle Brigate Rosse. (Non che la matrice fosse molto diversa, sia chiaro, ma almeno una volta la forma veniva rispettata. Tu fai finta di odiare il capitalismo, io faccio finta di spaventarmi, e così anche il giornalista può far finta di scrivere qualcosa di intelligente).
Veniamo ora alla variabile, notata a Jakarta, che ha aggiunto un sottile “tocco di classe” ad una formula che probabilmente cominciava ad annoiare anche chi la mette in pratica.
Osservate bene le immagini del luogo degli attentati, visto da lontano, e se per caso vi ricordassero qualcosa sappiate che non si tratta affatto di una coincidenza.

* Furono i sionisti dell’Irgùn, nel 1946, ad inaugurare questo genere di terrorismo “internazionale”, con l’attentato all’Hotel King David di Gerusalemme (che naturalmente misero in atto travestiti da arabi).

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