di

Felice Capretta

 

La giornata di domenica, consacrata al riposo nel mondo occidentale, è stata segnata da 3 grandi eventi che hanno raggiunto i media in modo diverso.
Tutti e tre gli eventi riguardano più o meno direttamente i Balcani Globali (chi non sa di cosa stiamo parlando puo’ andare a questo nostro post ed approfondire).
1. Israele, crimini di guerra a Gaza
Approvato dalla commissione ONU per i diritti umani il rapporto Goldstone sui crimini di guerra compiuti da Israele a Gaza.
Si tratta delle famose bombe al fosforo bianco, ma anche dell’attacco deliberato all’unico mulino di Gaza (notoriamente un’installazione militare e pericolosa), volto intenzionalmente a togliere l’alimento base alla popolazione civile, nonchè di tutta la lunga lista di crimini di guerra che potete approfondire a questo link, di cui vi diamo un assaggio qui

Il rapporto Goldstone ha dimostrato che Israele «ha colpito una popolazione civile che era sotto il suo controllo» e dunque sotto la sua responsabilità.
Che ha «usato forza sproporzionata in confronto alle concrete minacce ai propri civili».
Che i soldati israeliani «hanno ricevuto ordine di sparare sulle ambulanze e i gruppi di soccorso», mentre altri hanno sparato su gente che avanzava «con una bandiera bianca»; che hanno ucciso persone «nelle loro case, e nelle vicinanze», che hanno usato gente di Gaza come scudi umani.
Che […] prima di ritirarsi, hanno distrutto deliberatamente vaste aree residenziali, industriali ed agricole.
Nel complesso, l’operazione Piombo Fuso viene definita «un’aggressione deliberatamente sproporzionata, che ha avuto lo scopo di punire, umiliare e terrorizzare una popolazione, stroncare la sua capacità economica di provvedere a se stessa, e instaurare in essa un senso ogni giorno maggiore di dipendenza e di vulnerabilità».

Ora vengono dati 6 mesi di tempo ad Israele e a Gaza per presentare una analisi di parte.
In mancanza di risposte consistenti, gli alti papaveri di Israele in carica allora potrebbero finire alla sbarra al tribunale de L’Aja.
In Israele la notizia è stata accolta con freddezza.
Finire davanti al tribunale penale internazionale per crimini di guerra evidentemente non è un problema.
Rischiare che i comandanti delle forze armate, i ministri ed il presidente del consiglio (di allora) siano arrestati in qualunque paese fossero in visita e condotti in manette davanti al tribunale de L’Aja evidentemente non è un problema.
Effettivamente non è un problema, perchè per l’incriminazione formale per crimini di guerra ed il passaggio del plico al tribunale penale internazionale servirà una delibera dell’ONU, per la quale sarà sufficiente il diritto di veto degli USA.
Evidentemente in Israele sono sicuri a tal punto dell’amicizia con Washington da potersi permettere di ostentare freddezza e sicurezza.
A favore della risoluzione hanno votato: Arabia saudita, Argentina, Bahrain, Bangladesh, Bolivia, Brasile, Cile, Cina, Cuba, Egitto, Ghana, Gibuti, Giordania, India, Indonesia, Mauritius, Nicaragua, Nigeria, Pakistan, Filippine, Qatar, Russia, Senegal, Sudafrica, Zambia
Contro: Italia, Olanda, Ungheria, Slovacchia, Ucraina, Usa.
Astenuti: Bosnia, Burkina Faso, Camerun, Gabon, Giappone, Messico, Norvegia, Sudcorea, Slovenia, Uruguay.
Non hanno votato: Angola, Francia, Gran Bretagna, Kirghizistan, Madagascar.
Secondo organizzazioni umanitarie, nell’operazione “Piombo fuso” vi sono stati 1400 palestinesi uccisi, in grande maggioranza civili e bambini; fra gli israeliani morti vi sono stati 3 civili e 10 militari.
2. In corso l’offensiva pakistana in sud Waziristan
Dopo giorni di annunci e oltre 150 vittime in due settimane, è cominciata alle prime luci dell’alba la massiccia offensiva dell’esercito pachistano contro le roccaforti dei talebani nella zona tribale del Sud Waziristan, nella parte occidentale del Pakistan ai confini con l’Afghanistan.
Circa 30.000 soldati, coadiuvati da forze aeree, corpi di frontiera e volontari delle tribù dell’area riuniti in piccoli gruppi filo-governativi, stanno rastrellando la zona a caccia di talebani.
Già.
3. Attentato in Iran, decapitato il comando delle truppe di terra
Diffusa in occidente una voce non confermata, poco più che un gossip, sulla presunta morte dell’Ayatollah Khamenei. Una rapida ricerca nei media di oggi sulla keyword Iran riporta molti articoli a sostegno o smentita del gossip.
Facciamo notare che il gossip sta catturando tutta l’attenzione delle notizie dall’iran, come se (subdola ipotesi caprina) fosse stato diffuso ad arte per coprire la vera notizia: un attentato suicida ha decapitato i vertici dell’esercito iraniano.
Dove?
A Pishin, una città dal curioso nome, poco distante dai confini con Pakistan e Afghanistan, non troppo lontano proprio dal Sud Waziristan, la zona che è teatro dell’offensiva di cui al punto precedente.
L’attentatore è riuscito a farsi esplodere durante l’incontro di alti ufficiali delle guardie della rivoluzione che stavano pianificando un incontro tra i leader locali di gruppi sciiti e sunniti.
Non è dato sapere cosa stessero organizzando gli alti papaveri delle forze d’elite iraniaene.
Di sicuro non erano andati là per godersi una tazza di the.
Forse un tentativo di conciliazione tra sunniti e sciiti nell’area attualmente più calda dei Balcani Globali, proprio nello stesso giorno dell’offensiva pakistana pochi chilometri più a est? Forse stavano gettando le basi di un progetto per fare fronte comune in caso di disordini di confine nel Sud Waziristan / Belucistan per evitare di essere trascinati in un conflitto contro i Soliti Noti per un banale casus belli?
Strana anche la modalità scelta.
Nei paesi arabi, la storia ce lo ha insegnato, alcune persone sono disposte a dare la vita per combattere gli invasori (nonchè infedeli), ma non per fare del male ad altri musulmani, semprechè non si trovino presi in mezzo, si capisce.
Allah (sia lodato il suo nome) non distingue fra le sue lenticchie, si usa dire.
Tra l’altro, uccidere un invasore (nonchè infedele) e morire combattendo puo’ essere motivo di orgoglio, onore, e/o essere cosa foriera di altre ricompense per alcuni credenti di religione islamica.
Uccidere un altro musulmano è invece considerato generalmente un atto vile e non ti manda in paradiso.
Nell’attentato sono rimasti uccisi i seguenti ufficiali:

  • il capo del battaglione Al Qods dei Pasdaran iraniani
  • il generale Nurali Shushtari
  • il comandante delle Guardie della provincia del Sistan-Baluchestan
  • il generale Mohammadzadeh
  • numerosi altri membri e alti comandanti dei Guardiani Rivoluzionari.

In pratica, in un sol colpo è stato azzerato il comando delle forze di terra delle truppe d’elite iraniane.
Per gli oppositori di Teheran è stato un colpo magistrale.
(non ci stupirebbe sentir tintinnare i calici a Tel Aviv, Washington e Londra al favoloso colpo di fortuna)
Il presidente del parlamento iraniano, Ali Larijani, ha accusato apertamente USA e Gran Bretagna della responsabilità dell’attentato.
Evidentemente non crede nella fortuna.

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