1. “Euro area annual inflation up to -0,1%”, comunicato stampa Eurostat. L’economia – come ripetono media e leader politici di mezza Europa – si starà anche riprendendo. Ma i prezzi – stranamente – continuano a scendere in tutta la zona euro. Anche perchè i consumatori consumano sempre meno. A dirlo sono i numeri messi nero su bianco – ieri – dall’Eurostat, l’equivalente europeo della nostrana Istat. Secondo Eurostat, infatti, non c’è dubbio che tenga. In ben 10 Paesi della zona euro, i prezzi – anche ad ottobre 2009 (rispetto ad un anno prima) – hanno continuato la loro corsa verso il basso. E’ accaduto in Belgio (-0.9%); Irlanda (-2,8%); Spagna (-0,6%); Francia (-0,2%); Cipro (-1%); Portogallo (-1,6%); Malta (-0,5%); Slovacchia (-0,1%); Lussemburgo (-0,2%); e Germania (-0,1%). E anche negli altri 6 Paesi che adottano la moneta unica, i prezzi sono rimasti sostanzialmente stabili, crescendo di un misero 0,1% in Austria; dello 0,4% in Olanda; dello 0,6% in Finlandia; dell’1,2% in Grecia; dello 0,2% in Slovenia; e dello 0,3% in Italia. In breve e in media: l’inflazione – sempre ad ottobre 2009 (e sempre rispetto ad un anno prima) – nell’intera zona euro è scesa dello 0,1%. Cosa per altro già accaduta a luglio (-0,7%); ad agosto (-0,2%) e pure a settembre (-0,1%). Merito di una prodigiosa ondata di saldi? No. Come si diceva prima: (de)merito di un brutto calo dei consumi. Che – a settembre 2009 (ultimi dati disponibili) – sono scesi, secondo l’Eurostat, di ben il 3,6% rispetto allo stesso mese del 2008.
  2. “Giappone, quando la crescita preoccupa”, Macromonitor. Ma l’inflazione negativa – che per la cronaca si chiama deflazione – non sta colpendo solo l’Europa. Anzi. A soffrire più di chiunque altro – come ha fatto giustamente notare il sito di economia Macromonitor, in un post pubblicato ieri – è il Giappone. Che la deflazione l’ha già sperimentata durante una lunghissima crisi negli anni Novanta (il cosiddetto “decennio perduto” dell’economia giapponese). E che ancora oggi ne patisce gli effetti. Perchè – e lo ripetiamo per la centesima volta – il fatto che i prezzi scendano non è una cattiva notizia, è una pessima notizia. Punto primo: perchè rischia di innescare un circolo vizioso di questo tipo: se i prezzi calano, calano anche i profitti delle aziende; le aziende licenziano; i licenziati spendono meno; i prezzi scendono ancora; e così via. Punto secondo: perchè diventa più complicato pagare i debiti e il debito pubblico in primis. Cosa che appunto sta – puntualmente – accadendo in Giappone. Come osserva Macromonitor: il Pil – in Giappone, tra luglio e settembre – è tornato a salire. Ma solo in termini reali. Che vor dì? Vor dì che – dopo mesi e mesi di crisi – il Giappone ha ripreso a produrre concretamente di più. Ma quel che ha prodotto vale meno denaro. Per colpa dei prezzi che – sempre tra luglio e settembre – sono scesi del 2,6%. E quindi? E quindi il rapporto tra debito – che per ovvie ragioni rimane costante – e Pil – che invece varia al variare dei prezzi – sta peggiorando. Sempre che peggiorarlo sia possibile, visto che il debito pubblico giapponese è già oggi pari all’incirca al 200% del prodotto interno lordo (come ricordava, giusto ieri, anche il “Times”). Risultato: pagarlo diventerà più difficile. Sempre che ci si riesca.

P.S. Messaggio in codice per i lettori più affezionati. Tocca ripeterci: le passeggiate non hanno valore statistico. Ma davvero – a volte – ci azzeccano.

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