DI

FABRIZIO FIORNI
mirorenzaglia.org

Se vedete un banchiere svizzero buttarsi dalla finestra, andategli dietro. E’ certo che c’è del denaro da guadagnare! Voltaire

Docente di sociologia presso le università di Ginevra e “Sorbona” di Parigi e deputato socialista al parlamento della Confederazione Elvetica, Jean Ziegler è l’autore di numerosi studi sulle dinamiche del capitalismo. La sua attività saggistica, che ha avuto inizio nel 1969, lo ha visto approfondire prevalentemente il ruolo ricoperto dal suo Paese natale, la Svizzera appunto, nella sottomissione imperialista dei popoli diseredati del pianeta. La Confederazione, infatti, pur se ammantata da una putativa “neutralità” si rivelerà essere, nell’analisi del sociologo ginevrino, un bastione e un protagonista attivo di quel capitalismo finanziario e militare che di “neutrale” ha ben poco, ed è anzi funzionale alle strategie egemoniche dell’Occidente che non potrebbero trarre linfa vitale che dalla struttura predonomico-bancaria che ha a Berna il suo centro di potere.

In uno dei suoi primi approfonditi lavori sulla questione, Una Svizzera al di sopra di ogni sospetto (Arnoldo Mondadori Editore, Milano 1977, pp. 241) viene innanzitutto fatta chiarezza su come sia scientificamente fallace definire “imperialismo secondario” quello delle oligarchie elvetiche al confronto di quello primario che vede nella potenza – non solo finanziaria ma anche militare – nordamericana la sua centrale di azione. Per quanto, nelle dinamiche interne al capitalismo, i due sistemi possano talvolta trovarsi in apparente contrapposizione, l’Autore rileva come – nella ricerca del dominio monopolistico dei mercati e della massimizzazione dei profitti, nonché nell’ipersfruttamento dell’uomo e dei Paesi del terzo e quarto mondo – la loro strategia sia sempre la medesima e abbia appunto il proprio fondamento sulla complementarietà dell’azione imperialista centrale e periferica, militare e bancaria, finanziaria e industriale.

Altro punto di rilievo è la funzione ricettatrice che il sistema bancario svizzero svolge grazie alle storiche istituzioni del segreto bancario e dei conti di deposito numerati nelle banche – a capitale elvetico o straniero – che hanno sede nella Confederazione. Si tratta, in linea di massima, di un riciclaggio di denaro in scala quantitativamente massiccia e di portata planetaria. A nulla servono i provvedimenti di facciata sui limiti all’importazione di valuta, che vengono costantemente aggirati attraverso dei sotterfugi quali la sottofatturazione. Ciò provoca una spaventosa tesaurizzazione di denaro e beni mobiliari nei segreti caveaux degli istituti bancari,da cui parte il re-investimento (lavaggio) in affari loschi e spregiudicati in tutto il mondo.

Eclatante, ad esempio, il ruolo dell’imperialismo c.d. “secondario” svizzero nella repressione del governo socialista di S. Allende in Cile, nel 1973, quando attraverso il boicottaggio messo in atto dal sistema bancario e dall’industria alimentare e conserviera che già all’epoca copriva una gran parte del mercato cileno, riuscì a frenare le necessarie riforme economiche che il nuovo governo era in procinto di mettere in atto e ad agevolarne e prepararne quindi la caduta. Indicativo il fatto che, senza alcun pudore, nella Confederazione si decise per non procedere nel consueto – in caso di morte di un Capo di Stato estero – abbrunamento delle bandiere e di non dare asilo ai rifugiati cileni che avrebbero voluto chiedere asilo politico a Berna.

L’analisi dell’Autore si spinge oltre. Dice infatti Ziegler: «sarebbe difficile convincere un contadino vietnamita bombardato non molto tempo fa dall’aviazione americana, o un prigioniero cileno o boliviano torturato dagli esperti della CIA, de carattere pacifico, umanitario e filantropico della politica estera americana. Viceversa lo stesso non farà alcuna difficoltà a credere alla ‘neutralità svizzera’ ». Questa tanto sbandierata neutralità è infatti uno dei pilastri su cui poggia tutta la struttura dell’imperialismo elvetico. Tale lavaggio del cervello planetario ha reso la Confederazione, agli occhi del mondo, come una grande e compiuta democrazia basata sulla giustizia interna e internazionale; ciò è stato possibile grazie a tre linee di indirizzo sociopolitiche ben determinate: a) il massiccio addomesticamento della classe politica; b) il segreto, e non solo quello bancario. Anche gli investimenti privati e la produzione industriale sfuggono a ogni controllo e a ogni elaborazione statistica; c) la fabbrica del consenso, alimentata dal fatto che, grazie alle ingenti, spropositate ricchezze depredate in tutto il pianeta, l’oligarchia svizzera può garantire ai propri cittadini un tenore di vita elevato e ai lavoratori dei salari eccezionalmente alti se rapportati a quelli degli altri Paesi, anche europei.

L’opera di Jean Ziegler non tralascia neanche gli aspetti del commercio delle armi e della semi-istituzionalizzazione della locale confederazione dell’industria e del commercio, che assurge ad un ruolo giuridico nella determinazione della politica estera del Paese.

Va inoltre conferito all’Autore il merito di aver portato il discorso su di un piano di ampio respiro. E’ l’intero sistema capitalista ad essere criticato, e non solo quello svizzero. L’importanza di ciò risiede nel contrasto alle teorie, in voga da qualche anno e sposate anche da sinceri anticapitalisti, in base alle quali si mettono in atto sterili boicottaggi di una sola impresa multinazionale, magari più in vista di altre. Tale è il caso della elvetica “Nestlè”, da anni oggetto privilegiato delle attenzioni – talvolta sincere, ma ahimè spesso sconclusionate – di tanti singoli e di tante organizzazioni antagoniste e antiimperialiste. Boicottare la “Nestlè” e non concentrarsi su tutto il sistema di cui anche questa multinazionale fa parte è come contrastare una broncopolmonite con una tisana. Invece servono prima gli antibiotici: le tisane dopo, per evitare che il male torni.

Jean Ziegler è un socialista. Un socialista, sincero, autentico e profondo. Che riesce a percepire l’essenza più intima dell’imperialismo, cioè quella di essere imperialismo del vuoto. Che attacca e asservisce le Nazioni condizionandone la vita politica e distruggendo culture e ideologie, tradizioni e peculiarità, distruggendo l’uomo e sostituendolo con una funzionalità mercantile, distruggendo, insomma, la vita per sostituirla col niente.

Il volume di cui abbiamo prevalentemente trattato vide la luce nel 1976 e nel gennaio del 1977 era già alla terza edizione. Chi scrive aveva all’epoca un anno di età, ora è in attesa dei primi capelli bianchi e quella è ancora – in un Paese dove si da alle stampe tutto e il contrario di tutto, a camionate – l’ultima edizione esistente. Il libro è quindi – come altre opere dell’Autore – pressoché introvabile. Dovrete, se vorrete, cercarlo nei mercatini o nel mercato dell’usato o del vecchiume su internet. Ne sarà valsa la pena.

Fabrizio Fiorini
Fonte: www.mirorenzaglia.org
Link: http://www.mirorenzaglia.org/?p=10402
16.11.2009

BIBLIOGRAFIA DELL’AUTORE:

Sociologie et Contestation, essai sur la société mythique (1969)
Le pouvoir africain (1973)
Une Suisse au-dessus de tout soupcon (1976)
Main basse sur l’Afrique (1978)
Retournez les fusils ! Manuel de sociologie d’opposition (1980)
Vive Le Pouvoir! Ou Les Délices De La Raison D’État (1985)
La victoire des vaincus, oppression et résistance culturelle (1988)
Les Vivants Et La Mort ; Essai De Sociologie (1988)
La Svizzera lava più bianco (1990)
Charles Baudelaire (1996) con Claude Pichois
L’oro del Maniema (1996)
Le bonheur d’être suisse (1994)
La Svizzera: l’oro e i morti (1996)
Les Rebelles. Contre L’Ordre Du Monde (1997)
Partecipazione al volume: Il libro nero del capitalismo (1998)
I Signori del crimine (1998)
La fame nel mondo spiegata a mio figlio (2000)
La privatizzazione del mondo (2002)
L’impero della vergogna (2005)