di

Felice Capretta


Solo poco tempo fa, Barack Obama evitava di incontrarsi con il Dalai Lama in visita negli USA per non irritare Pechino.
Questa non è una novità per gli affezionati lettori che ricorderanno quel post.
Ieri, Barack Obama ha confermato che incontrerà il Dalai Lama.
Pechino ha risposto alzando la voce: per il ministero degli Esteri cinese, attraverso un portavoce, la Cina "si oppone risolutamente" a un incontro tra il presidente Obama e il Dalai Lama, "con qualunque pretesto o qualsiasi forma".
Già lo scorso novembre, il presidente cinese Hu Jintao "spiegò [a Barack Obama] la ferma posizione della Cina di opporsi risolutamente a un incontro tra qualsiasi leader di governo e il Dalai".
E ancora:

Sollecitiamo gli Stati Uniti a cogliere pienamente l’estrema delicatezza della questione tibetana, a trattare con prudenza e in modo appropriato le questioni collegate e a evitare di recare ulteriore danno alle relazioni Cina-Usa

Solitamente, negli ambienti diplomatici le dichiarazioni sono sempre melliflue e asettiche, da leggere tra le righe, a meno che non si tratti di collisione aperta, ed in quel caso i toni si fanno solitamente forti.
Per la prima volta assistiamo all’arroganza cinese nei confronti di Washington: “la Cina si oppone risolutamente” alla decisione di politica estera di uno stato sovrano.
Potete immaginare una affermazione del genere solo 10 anni fa?
Oggi invece Pechino puo’ permettersi di fare la voce grossa, ed il motivo è – come al solito – economico e geopolitico.
Il rischio default
D’altra parte, gli USA sono una nazione economicamente fallita, con un’economia in caduta verticale ed un intero settore, quello bancario / finanziario, sostanzialmente zombificato e salvato dal collasso totale solo creando un’enormità di debito.
Quel debito ha – si – temporaneamente tamponato il problema, ma ne ha creato uno più grande: ha trasferito la sostanziale insolvenza del sistema bancario all’intero paese, ponendo così l’intero paese in condizione di totale dipendenza di quelle entità che ne acquistano i titoli di debito.
Perchè, ormai lo sappiamo, in mancanza di acquirenti del debito la nazione fa bancarotta.
Ora, sappiamo anche che Pechino detiene una enormita’ di debito USA, e che sta smontando le posizioni lunghe sul debito americano in favore di posizioni più corte, dimostrando che non crede più alla capacità degli USA di ripagare il debito nel lungo periodo.
Resta comunque il massimo creditore degli USA in quanto, comunque, detiene ancora ingenti quantità di titoli di debito.
USA -CINA , lo stallo alla messicana
La situazione ricorda lo stallo alla messicana :

  • la sopravvivenza dell’integrità economica americana dipende da pechino

ma

 
  • i cinesi non possono smettere di acquistare titoli del debito USA, perchè gli USA farebbero default e tutti i titoli in mano cinese si trasformerebbero istanteamente in un pugno di mosche

così ci si barcamena, tirando avanti.
Ma….diamo un’occhiata al lungo periodo.
L’economia cinese, salvo scoppio di bolle, sta superando quella giapponese e si avvia a diventare la seconda economia mondiale.
L’economia americana è in caduta verticale e un giorno perderà la leadership dell’economia mondiale.
Ovvero: il vecchio capobranco sta perdendo i denti, mentre il giovane sta crescendo forte.
E’ inevitabile che il giovane si metta a ringhiare contro il vecchio, sapendo che, bolle permettendo, un giorno lo affronterà e vincerà.
La battaglia silenziosa su Internet
Senza dimenticare che sono già scoppiate guerre cruente in un territorio invisibile ma quanto mai delicato: internet e il caso google è un segnale evidente.
Da Reuters:

I recenti cyber-attacchi contro Google sono una "sveglia" e né il governo Usa né i privati possono proteggere completamente l’infrastruttura informatica americana.

Lo ha detto oggi Dennis Blair, direttore dell’intelligence nazionale Usa.

"Le cyber-attività malevole stanno avvenendo a una scala senza precedenti e con un grado di sofisticazione straordinario", ha scritto Blair nel testo destinato all’audizione davanti al comitato servizi segreti del Senato americano.

"Le cyber-attività aggressive dell’esercito cinese rappresentano una sfida per i paesi vicini", ha detto Blair.

Ringhia e fa la voce grossa pechino…

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