di

Felice Capretta

Non troverete questa storia tra le notizie di oggi, i giornali sono impegnati a convincerci che è giusto buttare fuori una nazione indipendente e sovrana dall’Organizzazione delle Nazioni Unite, o meglio, da cio’ che ne resta.
Forse per convincerci che sono cattivi e che è giusto bombardarli.
Dopotutto, sono un regime estremista che potrebbe avere armi nucleari e nel medio oriente questo e’ una minaccia alla pace. Si parla di I……ran.
Già.
La storia che non troverete sui media oggi, dicevamo, sarebbe stata così facile da scrivere su un qualsiasi giornale. La potreste trovare anche semplicemente andando in edicola appena sotto casa.
Poco fa sono andato dal ferramenta a fare un mazzo di chiavi nuove.
E’ un negozio ben avviato in zona semicentrale.
Nell’andare al negozio, ruminavo nella cervice caprina che tutto sommato un negozio di ferramenta puo’ essere uno dei rari casi di business un minimo anticiclici, cioè uno che se la cava comunque quando gli altri vanno in crisi. Pensavo alle riparazioni, al materiale elettrico: quando ti si rompe un interruttore del termoventilatore da 40 euro e prendi 2000 euro al mese magari cambi il termoventilatore, ma se ti succede la stessa cosa e sei senza lavoro magari vai a comprare un interruttore dal ferramenta e cerchi di aggiustarlo da te.
E così via per pezzi di tubi, fili, cavi, prese e spine….
Vende anche piccole casseforti, anch’esse in parte anticicliche.
Assorto nei pensieri caprini, entro nella ferramenta passando dalla classica porta piena di adesivi. Il negozio è piccolo ma ben ordinato, mi accoglie il quarantenne figlio del proprietario, dall’accento so che sono lì dentro da sempre, uno di quei piccoli negozi “storici” del quartiere, che sono rimasti gli stessi nei decenni mentre tutto intorno l’edicola diventava via via parrucchiere, negozio di telefonia, fruttivendolo, massaggiatrici thailandesi, e infine carabattole cinesi.
A conferma della percezione caprina, il figlio del proprietario, che chiameremo Renato, mi rivolge due parole in dialetto locale.
Gli faccio subito capire con chi ha che fare spiegandogli che “conosco bene la nostra lingua”.
Subito inizia la conversazione, che scorre via serena per via della chiave che è un po’ consumata ma forse verrà ugualmente.
Poi entra Giorgio, persona distinta con una cartellina in mano, capelli bianchi, aspetto curato.
Si rivolge subito a Renato, che lo fa passare di là dal bancone.
I due iniziano a chiacchierare. Parlano di crisi, del negozio che ha appena aperto 30 metri più in là che vende le stesse cose al 30% del prezzo (manate caprine in fronte), che sono i cinesi che non sa come fanno e che è concorrenza sleale e che non è possibile lavorare così, non è possibile. E anche il rappresentante che è venuto ieri gli vanno male le cose, è disperato e non sa da che parte voltarsi, che non va bene così e non si riesce a tirare avanti.
Alla faccia dell’anticiclico, pensiero caprino. Ma a quel punto aveva catturato la mia attenzione e non sono riuscito a tacere.
Abbiamo parlato di crisi. Ed a quel punto a Renato è partita l’incazzatura e ha iniziato a raccontarmi che così non ce la fa, che è stanco, che è esasperato. Il suo amico in banca ha fatto i soldi veri tanti anni fa ma adesso non ha piu’ niente e dice che l’italia è messa male, e fra 5 anni, massimo 8, sarà messa ancora peggio, sarà peggio degli USA, lui che le cose le sa perchè conosce la finanza. E non c’e’ via di uscita.
Forse una via di uscita ci sarebbe… accenno io. Renato vira sul piano politico e mi chiede cosa dovrebbero fare i politici per cambiare le cose. Gli rispondo che l’inettitudine della classe politica attuale è assoluta, a destra e a sinistra, e che la politica non cambierà le cose.
Mi dà ragione e s’incazza ulteriormente, perchè è vero che i politici fanno solo i loro interessi e ci trattano come pecore da tosare e poi macellare, e ci trattano a calci in culo, e anche i vigili, i vigili urbani, la polizia locale fa le multe a mio papa’ che è entrato in negozio un attimo per cambiarsi e non fa le multe ai macchinoni dei politici che vengono qui la sera con la A6 (la ferramenta fa angolo con una via di famosi ristoranti) e parcheggiano sul marciapiede, ma loro niente, le multe le fanno a mio papa’, che è un pezzo di pane, un uomo buono che ha sempre rispettato l’autorità. Sai cosa gli ha detto ieri? Ha detto al vigile che si deve vergognare! Vergognare! Mio papa’ l’ha detto al vigile che gli faceva la multa. Il vigile ha detto che nel mio negozio non entrava e che se volevo discutere veniva a trovarmi domani senza divisa e senza pistola. Sai cosa ho fatto io? Sono andato vicino e nell’orecchio gli ho detto “vieni qui stasera, PORCXXXXXXXXXX!”. Io che sono una persona buona, mi vedi qui ora.
Siamo esasperati, siamo esasperati, non sappiamo più cosa fare.
Ci vuole la rivoluzione, la rivoluzione armata.
Io: ehm, secondo me la violenza non porta da nessuna parte…
Lui, cortese ma fermo: invece no, la storia ha dimostrato che quando il popolo prende i forconi le cose funzionano! Lo so che questa è apologia di reato ma credimi, non sono un terrorista (sic), sono solo esasperato e quando ci vuole ci vuole. Ma sai cosa faccio io? Io vado in un altro paese. Ho preso contatti in Thailandia, non per andare là a fare le cosacce, ma per lavorare, ho sentito 3/4 aziende che sono interessate a lavorare e se va bene mi trasferisco la’ che è un posto più umano. Prima sto là qualche mese, poi torno un mese, il negozio lo manda avanti mio papa’, poi mi trasferisco là che se guadagno anche solo 1500 euro al mese equivalenti a qua io vivo bene, e almeno sono in un bel posto più normale e più umano.
Ecco le chiavi. Sono 24 euro (caspita! e meno male che mi fai lo sconto di 0.60 EUR, NDFC).
Grazie per avermi ascoltato, conclude.
Sembrava molto più sollevato.
E ora, anche se non lo sa, sono molte di più le persone che lo hanno ascoltato.
Non lo rileggo, è uscito di getto rivedendo le foto e sentendo le parole di poco fa.
In fondo, credo che sia bello così.

 

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