YANNIS THANASSEKOS
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Breve premessa contestuale storica
Priva di un lungo processo di accumulazione capitalista, ma sulla base di un’eredità con i suoi limiti nella lotta d’indipendenza nazionale (1821-1830)-durante il declino dell’Impero Ottomano-che non ha potuto, per questa stessa ragione, trasformarsi in una rivoluzione borghese di tipo classico, combinato con degli elementi tipici del sottosviluppo strutturale con prevalenza agricola e con una forma di Stato di tipo oligarchico sottomesso alle influenze straniere, col peso per più di mezzo secolo della conquista della sua unità territoriale (1830-1913), umiliata dal fallimento delle sue avventure espansionistiche in Asia Minore (1919-1922), sotto la dittatura militare(1936-1940), dissanguata dall’occupazione nazista selvaggiamente e da una guerra civile ancora cruenta anche dopo la Seconda Guerra Mondiale, consegnata dallo stalinismo alla repressione e al dominio inglese prima e statunitense dopo (accordi di Yalta e annessi e connessi), blindata da uno Stato di polizia coi militari fino alla fine degli ultimi dieci anni del 1950, scottata da un timido tentativo di democrazia dalla fine degli anni sessanta a causa dell’intervento pesante dei colonnelli greci sostenuti dagli Stati Uniti (1967-1973), colpita da rovinose spese militari in rapporto al suo PIL (sotto minaccia turca e per la situazione geopolitica che la condizionava), la Grecia non riesce a raggiungere la "modernizzazione capitalista" e non riscopre la democrazia che molto tardi, a partire dal primi dieci anni del 1970 più precisamente, riguardo alle strutture, artificiali e fragili.
Per ottenere questa modernizzazione, fu aiutata largamente dalle sovvenzioni europee dopo la caduta della dittatura, durante quel periodo il trattato con la Comunità Europea fu sospeso-,aiuti che erano condizionati dall’esterno per quanto riguarda il suo sviluppo e la stessa modernizzazione.
Ma uno sviluppo, anche poderoso che fosse, non può togliere le cause del passato, i suoi ritardi, le sue lentezze e inerzie.
Anche l’immagine che offre la Grecia nel decennio 1990-2000, è quella di una strana mescolanza di elementi "arcaici" ed "ipermoderni" come il livello delle sue strutture economiche, dei suoi comportamenti e delle sue mentalità.
Lungi dall’attutire le tensioni che genera una tale mescolanza-talvolta esplosiva-lo sviluppo neoliberale degli ultimi decenni, non ha fatto che ampliarli e a portarli ad un punto di saturazione come attesta la presente crisi.
Il peso del passato.
Considerando gli elementi determinanti del suo lontano passato, quattro sono le "contraddizioni" che caratterizzano la società greca-e sono state ampiamente ricordate e commentate in queste ultime settimane da tutti gli editorialisti e da altri "esperti" del "crack greco". Riassumiamoli brevemente:
1) la frode fiscale ha costruito un ampio raggio fra gli strati della società,
2) il fenomeno della corruzione a tutti i livelli della società, del potere e delle istituzioni,
3) questi due fattori hanno alimentato un’economia sotterranea molto sostenuta(luoghi in cui solidarizzano tutti gli autori di frodi, dai più piccoli ai più grandi) e
4) uno Stato tentacolare fondato sul clientelismo dei partiti con un mercato di vendita di incarichi e di funzioni ombra.
E’ chiaro che nessuna società capitalistica, sviluppata ed avanzata, convive con questo tipo di contraddizioni -basta guardare all’Italia, paese simbolo della corruzione, il numero inaudito di scandali in Francia, in Germania ed altri, per non parlare dei paradisi fiscali nella stessa Europa ( Austria,Gran Bretagna, Liechtenstein, Lussemburgo, Svizzera,Cipro) e "nicchie fiscali" che non rappresentano che la frode fiscale legalizzata. Sistemi di estorsione generalizzata, il capitalismo porta queste contraddizioni al suo interno ed anche altre caratteristiche. Pertanto non è solo per questo che bisogna negare la specificità della realtà greca: così come i pesi e le inerzie del passato si trovano bruscamente davanti a questa situazione senza nessuno strumento di mediazione che regoli le pressioni e le spinte della mondializzazione neoliberale, queste contraddizioni appaiono in effetti dei fenomeni e lo sono in realtà. Prima che in ogni altro paese della zona dell’euro, la Grecia si trova ora in una situazione in cui vive di crediti da trentanni. In questo paese più che altrove lo "sviluppo" è stato fittizio, costruito sulla sabbia. La Grecia, che dalla sua integrazione nella zona dell’euro, si presentava agli occhi di tutti come la migliore di tutti i membri-al pari della Spagna e del Portogallo in misura minore-, è oggi diventata all’improvviso, l’ultima della classe e a questo proposito, vedere la proposta di espulsione. Allora la catena neoliberale si è spezzata nell’anello più debole-e non sono da escludere che capiti anche ad altri paesi.
L’ipocrisia neoliberale e socialista
I dirigenti europei e il loro CAC40 (*), per non parlare dei gendarmi del Fondo Monetario Internazionale,erano ben a conoscenza dello stato finanziario pubblico della Grecia come anche dei guai dei governi greci sia della destra che della sinistra. Pertanto, è un’ipocrisia senza misura che fanno finta di ignorare tutto e di indignarsi come delle vergini innocenti, per le "truffe" greche, le cifre e i dati statistici " manomessi", ecc. Lo stesso valga per giustificare il piano di austerity draconiano che impongono al popolo greco-grazie alle mediazioni del "socialista" Papandreu e dell’apparato repressivo dello Stato greco-, non hanno saputo trovare di meglio che affibbiargli il carattere di una lotta senza quartiere contro le "tare" della società greca che citeremo. Questo è quello che si dice. Mentre la realtà è tutt’altra. In effetti, a guardare bene il programma di austerity votato di recente dalla maggioranza parlamentare "socialista"-i tre parlamentari che hanno votato contro sono stati esclusi dall’ambito parlamentare-, le misure proposte- come quelle disposte prima -non prendevano in considerazione che in modo molto parziale di correggere le suddette "tare". L’essenza dei provvedimenti prende in esame in modo insufficiente tutte le coperture sociali popolari, i salariati (precarizzazione e flessibilità accentuata), i pubblici funzionari e i pensionati (sospensione del pagamento delle tredicesime e delle quattordicesime), l’insegnamento pubblico(blocco delle assunzioni e dei ruoli), la sanità ( già in stato pietoso), il sistema di pensionamento(prolungamento della contrattazione e dell’età pensionabile), drastica riduzione delle spese pubbliche e, il colmo, aumenti sostanziali della TVA che colpisce direttamente il potere d’acquisto dei salari minimi.
Dall’altra parte, qui come in altri paesi in Europa, le tasse sui redditi imponibili, le società e le grandi imprese, i benefici di borsa, i colossali patrimoni della Chiesa, non sono affatto colpiti e tassati per ridurre il debito pubblico- ma sono immuni e intoccabili. Finalmente, il piano previsto per la Grecia, non è differente dal piano generale di austerity e di rigore previsto per l’ultima riunione dei dirigenti europei all’assemblea dei paesi della zona dell’euro.
La speculazione sul debito pubblico.
Che il debito pubblico sia diventato l’oggetto delle speculazioni di borsa, nessuno può ignorarlo più ormai. Colpiti dai tranelli messi in atto da loro stessi, gli "esperti" neoliberali non riescono più a nascondersi. Come per tutto il resto, allorquando gli stati sovrani stanno entrando nella macabra danza dell’"ortodossia monetaria" per essere quotati in Borsa. In occasione delle prime tortuose discussioni per adottare gli strumenti finanziari prima di "salvare" la Grecia dal naufragio, il "salvataggio" ha preso l’aspetto di una brutale aggressione: per accordare nuovi prestiti ad Atene per far fronte ai suoi impegni precedenti, gli Stati europei si impegnano dunque ad acquisire i capitali necessari al mercato finanziario internazionale all’"onorevole" tasso dell’1,5%.
Per quanto poi riguarda la Grecia, era gravata dall’obbligo di restituzione del suo "prestito" ai suddetti Stati al tasso ancor più favorevole del…7.5%!
Gli stessi deputati UMP si sono dichiarati colpiti da una simile "rendita" sopportata sulle spalle di un paese "amico" messo alle strette. Ma dal momento che la notizia di queste prime misure non ha per nulla calmato la spinta ardita degli speculatori e nel timore della contaminazione nei confronti di altri paesi, gli "stratega" neoliberali, assecondati dal Fondo Monetario Internazionale e dalla Banca Comune Europea, hanno deciso l’impiego di strumenti eccezionali: introdurre nuovi prestiti (sempre ricorrendo al mercato dei capitali) e aprire linee di credito, il tutto per un ammontare di 750 miliardi di euro, con l’opportunità di sostenere i paesi in difficoltà- cominciando dalla Grecia, dalla Spagna e dal Portogallo- ma in effetti per sostenere il corso dei titoli del loro debito pubblico minacciato dall’aggressione e permettere al capitale finanziario di continuare ad accumulare con nuovi titoli che saranno emessi da questi Stati. La contropartita qual’è? E’ molto semplice: rendere ancor più drastici i piani d’austerità già in vigore in tutti i paesi europei, che potenzialmente traggono profitto in nome dell’aiuto.
Questo è anche il campo di predazione da parte del capitale finanziario transnazionale che nello stesso tempo si è considerevolmente allargato ed approfondito: di giorno in giorno, esso diventa sempre più chiaro che la sua debolezza che si fagocita non può che avere come condizione che la generalizzazione della povertà e della miseria.
All’indomani di questo annuncio "dirompente", quando in un sol giorno le Borse si sono innalzate… per cadere a terra il giorno dopo! Ormai non saranno più gli Stati uno per uno che dipenderanno dall’aleas della Borsa, ma tutto l’insieme dell’Unione Europea. Nella scommessa di questo nuovo meccanismo – visto come inedito e salutare da parte degli apprendisti stregoni del neoliberalismo-, non porterà che alla radicalizzazione del "cerchio virtuale" della speculazione e nella misura in cui, le misure d’austerità adottate, lungi dal portare il colpo di grazia alla crescita tanto sperata, rischiano di far precipitare il paese che è il più fragile in una recessione duratura.
Come nel passato, il sacrosanto dogma del "patto di stabilità" -economicamente assurdo e politicamente inventato per impedire ogni rivendicazione salariale e sociale-, è messa in azione, per giustificare e legittimare codesta "nuova economia politica"(NEP n.d.t.). Ma il vero gioco immediato si localizza in altre questioni: per il capitale e le sue marionette politiche, si tratta di adottare misure per resistere a chi si opporrà alla brutalità neoliberale, le sovvenzioni statali, i salariati, gli impiegati dei servizi pubblici, i contadini, i precari, i disoccupati e gli assistiti. Costoro vogliono mettere alla prova la loro capacità di rassegnazione e il coto politico di questa nuova offensiva. Non bisogna avere dubbi: se questa capacità di resistenza diventa di massa, risoluta e potenzialmente pericolosa, essi non esiteranno punto un istante a sospendere certi articoli delle varie Costituzioni- quelle che garantirebbero precisamente le libertà pubbliche- per dare libero corso all’apparato repressivo degli Stati per ristabilire il loro ordine.
All’indomani delle vaste mobilitazioni che hanno insanguinato Atene, si sono già sentite voci per adottare tali misure. L’erosione della democrazia è già in corso da più di dodici anni sotto i colpi coordinati della pretesa lotta contro il "terrorismo internazionale" e da parte di una politica orchestrata per criminalizzare la crescita di tutte le rivendicazioni sociali.
Nel momento attuale, ci si prepara per dargli il colpo di grazia.

Fonte: www.cadtm.org/
Link: http://www.cadtm.org/La-crise-grecque-le-maillon-le

Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di Dr LUIGI FRESCHI
Note
Per quanto riguarda gli aspetti dell’aumento del debito pubblico non posso che rinviare all’articolo molto chiaro ed esplicito di Alain Bihr apparso in Controcorrente, n.211, gennaio-febbraio 2010.
* L’indice borsistico CAC 40, che prende nome dal primo sistema di automazione della Borsa di Parigi, la Cotation Assistée en Continu (Quotazione continuamente assistita), è il principale indice di borsa francese e uno dei più importanti del sistema Euronext. L’indice rappresenta una misura basata sulla capitalizzazione dei 40 valori più significativi tra le 100 maggiori capitalizzazioni di mercato della Borsa di Parigi. Il valore base di 1.000 venne fissato il 31 dicembre 1987. Al 1º dicembre 2003, l’indice è diventato un indice pesato a flottante libero.
Va notato che, anche se il CAC 40 è composto da aziende "francesi", circa il 45% delle loro azioni è di proprietà di investitori stranieri, ad esempio di fondi pensione statunitensi, che sono state acquisite negli ultimi 20 anni grazie ad una lunga serie di privatizzazioni e aziende statali. Questa percentuale è insolitamente alta. (Wikipedia)