DI

ILAN PAPPE
electronicintifada.net

 

 

 

Israele / Palestina 

La rivolta d’Egitto e Israele
La visione di Israele è che se hanno davvero successo, le rivolte tunisine ed egiziane, sono pericolose, molto pericolose. Gli arabi istruiti – non quelli di loro vestiti da “islamisti”, il numero considerevole che parla un inglese perfetto, i quali desiderano che la democrazia venga espressa chiaramente senza ricorrere all’ “anti-Occidente” – sono pericolosi per Israele.
Gli eserciti arabi che non sparano ai manifestanti sono tanto negativi quanto molte altre immagini che hanno agitato ed entusiasmato così tante persone nel mondo, anche in Occidente. Perfino questa reazione mondiale è negativa, molto negativa. Sembra che l’occupazione Israeliana nella West Bank e nella Striscia di Gaza e i suoi apartheid politici nello stato appaiano come le azioni di un tipico regime Arabo.
Per un po’ non si è saputo dire cosa pensasse l’ufficiale israeliano. Nel suo primo messaggio di senso comune ai suoi colleghi, il Primo Ministro Benjamin Netanyahu ha chiesto ai suoi ministri, generali e politici di non commentare in pubblico gli avvenimenti in Egitto. Per un breve momento qualcuno ha pensato che Israele fosse diventato da vicino molesto a quello che è sempre stato: un visitatore o un residente permanente.
Sembra che Netanyahu fosse particolarmente imbarazzato per le spiacevoli osservazioni sulla situazione emesse pubblicamente dal Generale Aviv Kochavi, il capo dei servizi segreti militari israeliani. Questo massimo esperto israeliano sugli affari arabi, due settimane fa ha espresso con sicurezza alla Knesset che il regime di Mubarak è più solido e resistente che mai. Ma Netanyahu non è riuscito a tenere la bocca chiusa per molto tempo. E quando il capo ha parlato lo hanno seguito tutti. E quando hanno risposto, la descrizione fatta dai cronisti di Fox News sembrava di un gruppo di pacifisti e hippies per l’amore libero degli anni ’60.
Il nocciolo della storia Israeliana è semplice: è come una rivolta iraniana aiutata da Al Jazeera e stupidamente permessa dal Presidente Usa Barack Obama, che è un nuovo Jimmy Carter, e un mondo stupefatto. A condurre l’interpretazione Israeliana sono i primi ambasciatori israeliani in Egitto.
Tutta la loro frustrazione dell’essere stati chiusi in un appartamento in un palazzo del Cairo sta adesso esplodendo come un vulcano inarrestabile. La loro invettiva può essere riassunta nelle parole di uno di loro, Zvi Mazael che il 28 Gennaio ha detto su Channel One della televisione Israeliana. “Questo è pericoloso per gli ebrei: molto pericoloso”.
Certamente in Israele quando si dice “pericoloso per gli ebrei”si intende gli Israeliani – ma si intende anche che tutto ciò che è pericoloso per Israele lo è per gli ebrei di tutto il mondo ( nonostante sia evidente il contrario dalla fondazione dello stato ).

Ma ciò che è veramente pericoloso per gli ebrei è il confronto. Comunque potrebbe finire, mostra gli errori e le pretese di Israele come mai prima. L’Egitto sta sperimentando un’Intifada pacifica con la violenza mortale che viene da parte del regime. L’ esercito non ha sparato ai manifestanti; e anche prima della partenza di Mubarak, già sette giorni di proteste, il ministro degli interni che ha indirizzato i suoi criminali a scontrarsi violentemente con i manifestanti, era già stato licenziato e probabilmente sarà consegnato alla giustizia.
Sì, questo era stato fatto per guadagnare tempo e cercare di persuadere i manifestanti ad andare a casa. Ma anche questo episodio, ormai dimenticato, non può più accadere in Israele. Israele è un luogo in cui tutti i generali che hanno ordinato di sparare ai manifestanti anti-occupazione palestinesi ed ebrei competono adesso per la posizione più alta di Capo di Stato Maggiore.
Uno di loro è Yair Naveh, che ha dato ordine nel 2008 di uccidere i sospetti palestinesi anche se avrebbero potuto essere arrestati pacificamente. Non andrà in prigione : ma la giovane donna, Anat Kamm, che ha rivelato questi ordini sta adesso scontando nove anni di prigione per averli divulgati al giornale Israeliano Haaretz. Nessun generale o politico Israeliano ha speso o spenderà un giorno in prigione per aver ordinato alle truppe di sparare a manifestanti disarmati, civili innocenti, donne, anziani o bambini. La luce emanata dall’Egitto e dalla Tunisia è così forte che illumina anche i luoghi più bui dell’ “unica democrazia in Medio Oriente”.
Gli Arabi pacifisti, democratici (che siano religiosi o meno) sono pericolosi per Israele. Ma forse quegli arabi erano lì tutto il tempo, non solo in Egitto, ma anche in Palestina. L’insistenza dei cronisti Israeliani sul fatto che il maggiore problema in questione – il trattato Israeliano di pace con l’Egitto – è un diversivo, ha una piccolissima rilevanza rispetto al potente impulso che sta facendo tremare l’intero mondo Arabo.
I trattati di pace con Israele sono i sintomi di una corruzione morale non della malattia stessa – questo è il motivo per cui il Presidente Syriano Bashar Asad, indubbiamente un leader anti-Israeliano, non è immune da quest’onda di cambiamento. No, ciò che è in ballo qui è la pretesa che Israele sia un stabile, civilizzata, occidentale isola in un brutale mare di barbarismo Islamico e fanatismo Arabo. Il "pericolo" per Israele è che la cartografia sarebbe la stessa ma la geografia cambierebbe. Sarebbe ancora un’isola ma di barbarismo e fanatismo in un mare di stati democratici ed egualitari formati recentemente.
Agli occhi di grandi settori della società civile Occidentale l’immagine democratica di Israele è scomparsa tanto tempo fa; ma potrebbe adesso apparire indebolita agli occhi di altri che sono al potere e altri politici. Quanto è importante la vecchia, positiva immagine di Israele per mantenere il suo speciale rapporto con gli Stati Uniti? Solo il tempo ce lo dirà.
Ma in un modo o in un altro le grida di ribellione da piazza Tahrir del Cairo sono un avvertimento che le false credenze che "l’unica democrazia del Medio Oriente", l’irriducibile fondamentalismo cristiano (molto più sinistro e corrotto della fratellanza mussulmana), il cinico militare-industriale sciacallaggio aziendale, il neoconservatorimo e il brutale lobbying non garantiranno per sempre lo speciale rapporto tra Israele e Stati Uniti.
E anche se questo speciale rapporto durerà per un po’, ora è basato su fondamenta anche meno solide. Gli studi del caso diametralmente opposto dei tanto resistenti poteri regionali anti-americani dell’Iran e della Siria, e per certi versi della Turchia, da un lato, gli ultimi tiranni caduti pro-Americani, dall’altro, sono indicativi: anche se viene sostenuto, in futuro il supporto americano potrebbe non essere abbastanza da mantenere uno "stato ebreo" etnico e razzista nel cuore di un mondo Arabo in cambiamento.
Queste potrebbero essere buone notizie per gli ebrei, a lungo andare anche per gli ebrei in Israele. Essere circondati da persone che proteggono la libertà, la giustizia sociale e la spiritualità, e che navigano a volte in modo sicuro, altre bruscamente tra tradizione e modernità, nazionalismo e umanità, globalizzazione capitalista aggressiva e sopravvivenza quotidiana, non sarà semplice.
Ha ancora una risorsa, e mantiene la speranza di scatenare simili cambiamenti in Palestina. Può portare una chiusura a più di un secolo della colonizzazione ed espropriazione sionista, per essere rimpiazzata da una più giusta riconciliazione tra le vittime Palestinesi di quei criminali politici ovunque siano e la comunità ebraica. Questa riconciliazione sarebbe costruita sulle basi del diritto Palestinese al ritorno e su tutti gli altri diritti per i quali la gente d’Egitto ha combattuto così coraggiosamente negli ultimi venti giorni.
Ma la verità è che gli israeliani non perdono occasione per perdere la pace. Griderebbero al lupo. Chiederebbero e riceverebbero più fondi dai contribuenti americani dovuti ai nuovi sviluppi. Interferirebbero clandestinamente e distruttivamente a minare ogni passaggio alla democrazia ( ricordate quale forza e violenza ha caratterizzato la loro reazione alla democratizzazione nella società Palestinese? ) e eleverebbero la campagna islamofobica a nuovi e senza precedenti livelli.
Ma chissà, forse i contribuenti americani non si muoverebbero questa volta. E forse i politici europei seguirebbero il sentimento generale del loro pubblico, e permetterebbero non solo all’Egitto di essere radicalmente trasformato, ma gradirebbero anche un simile cambiamento in Israele e Palestina. In uno scenario del genere gli ebrei di Israele avrebbero un’occasione di diventare parte del vero Medio Oriente e non un membro straniero e aggressivo che era frutto dell’immaginazione illusoria sionista.
Ilan Pappe è professore di Storia e direttore del Centro Europeo per gli Studi Palestinesi all’Università di Exeter. Il suo libro più recente è “OUT OF THE FRAME: THE STRUGGLE FOR ACADEMIC FREEDOM IN ISRAEL” (Pluto Presso, 2010 ).

Fonte: http://electronicintifada.net
Link: http://electronicintifada.net/v2/article11803.shtml
Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di ELISA CURATOLO