DI

MARCUS WALKER
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HERAKLION, Grecia – La prima volta in cui era disperato per i debiti, Vangelis Petrakis bevve una mistura tossica di birra e benzina

L’appunto che aveva lasciato menzionò la rovina finanziaria della sua azienda di frutta e verdura, di cui la sua famiglia era ben cosciente. Invece ha lasciato ai bambini le istruzioni per accudire gli animali. "Mettete la mamma coniglio in un posto diverso dagli altri coniglietti", così cominciava il suo scritto.

Poi ci ha ripensato e ha chiamato suo figlio, Stelios, che lo ha portato all’ospedale. Petrakis è sopravvissuto al suo tentato suicido. Ma l’economia greca al collasso e la rovina della sua azienda lo avrebbero spinto presto a un’iniziativa più determinata.
Nella foto: Vangelis Petrakis
"È stata la vergogna, la paura, l’orgoglio, la dignità”, ha detto suo figlio. "Chiedilo a chiunque, tutti diranno che è una persona degna."

Dopo due anni di crisi del debito, i cittadini greci stanno barcollando a causa delle misure di austerità che sono state imposte per prevenire un default del debito pubblico che porterebbe scompiglio in tutta l’Europa. Il piano economico è il prezzo che Grecia ed Europa stanno pagando per difendere l’euro, la colonna portante di sessanta anni di sforzi per unire il Continente. Ma, con la contrazione dell’economia greca, la società si sta logorando e ci si chiede per quanto tempo ancora i greci riusciranno a sopportare queste tensioni.

Gli squali del debito ad alcuni peggiorano la vita

Il PIL nel secondo quadrimestre ha avuto un calo di più del 7% rispetto all’anno precedente, mentre il governo sta tagliando le spese e aumentando le tasse per aggiungere un 20% al PIL. La disoccupazione + al 16%. La delinquenza, i senza casa e le bancarotte individuali sono in aumento.

Il segno più drammatica del malessere greco, comunque, è nel numero sempre maggiore di suicidi.

I suicidi registrati sono circa raddoppiati dall’inizio della crisi fino a 6 casi all’anno ogni 100.000 abitanti, secondo i dati del ministero della Salute greco e di un’organizzazione filantropica, Klimaka.

Nei primi cinque mesi dell’anno l’aumento delle persone che si sono uccise ha raggiunto il 40%, sempre secondo il ministero.

Altri hanno tentato il suicidio. Sempre venerdì, secondo la polizia greca, un cinquantenne che lotta con i propri debiti è stato ricoverato dopo essersi dato fuoco all’esterno di una banca nella città settentrionale di Salonicco.

I suicidi sono in aumento anche nel resto d’Europa da quando è iniziata la crisi, secondo una recente ricerca della rivista medica britannica The Lancet, in cui si legge che la Grecia ha avuto il colpo peggiore.

Anche se altri paesi hanno un tasso di suicidi più alto – compresi gli Stati Uniti con oltre 10 casi su 100.000 – i professionisti della salute mentale dicono che i dati greci sottostimano di parecchio il numero dei suicidi, perché è uno stigma davvero insopportabile. La Chiesa Greca Ortodossa vieta i funerali in caso di suicidio a meno che il defunto non abbia una patologia mentale. Le famiglie spesso mascherano i suicidi come se si fosse trattato di un incidente.

Klimaka, l’associazione di volontariato, ha una linea attiva per i suicidi che veniva attivata dalle 4 alle 10 volte al giorno, ma “ora ci sono giorni in cui ce ne sono anche 100”, ha riferito lo psicologo Aris Violatzis.

Chi chiama ha spesso un certo profilo: maschio, dai 35 ai 60 anni e finanziariamente rovinato. “Ha perso la propria identità come marito e fornitore, e non può più essere un uomo secondo i nostri standard culturali”, ha detto Violatzis.

Heraklion, il capoluogo dell’isola di Creta, ha avuto un’ondata di morti simili.

Il signor Petrakis, un venditore di frutta e verdura, è stato solo uno dei tre suicidi avvenuti di recente in un singolo mercato ai margini della città.

Le vittime una volta erano maschi adolescenti e vecchi molto malati, e nei periodi normali i casi contemplano un insieme di fattori in cui è presente la malattia mentale, afferma la psichiatra del posto, Eva Maria Tsapaki.

Ma il crollo economico ha creato un “nuovo fenomeno di imprenditori senza alcuna storia pregressa di malattia mentali che vengono trovati morti ogni settimana”, dice. “È davvero inusuale.”

Alcuni del posto credono che parte della spiegazione stia nel nesso tra lo scoppio della bolla creditizia e l’identità maschile dei cretesi. Ritengono che la storia dell’isola e delle ribellioni contro gli occupanti stranieri – dagli Ottomani ai nazisti – ha formato un’idea culturale di un uomo forte e orgoglioso.

"Il nostro orgoglio è alto quanto lo Psiloritis", la montagna più alta dell’isola, dice Yiannis Tsevabinas, un avvocato del posto. La cultura dà forza ai caratteri sicuri, estroversi e avventurosi dice, "ma quando si perde il proprio orgoglio, si è ancora più vulnerabili”.

Nel caso del signor Petrakis, un uomo baffuto e massiccio di poche parole, l’uso locale dei prestiti spesso informali ha tenuto la sua azienda a galla nel corso degli anni. Ma dopo che nel 2009 Atene ha rivelato un passivo di bilancio peggiore di quanto prima riportato, facendo esplodere la crisi del debito greco, si è trovato schiacciato dalle banche che non volevano più concedere prestiti e i clienti che non potevano più pagare.

Petrakis è cresciuto in un povero paese di coltivatori di olivi nella montagna cretese. Da ragazzo andava di villaggio in villaggio a vendere i loukoumi, dolci simili alle delizie turche, con una scatola di legno fatta in casa.

"Mi teneva sempre il pezzo migliore” dice Georgia Petrakis, che è cresciuta nella stessa zona rurale. "Eravamo innamorati da quanto eravamo bambini."

Quando lui compì 18 anni, si sposarono e si spostarono in città. Petrakis lavorava giorno e notte vendendo bestiame con un cambio e crollava esausto mentre cullava il figlio infante. Poi iniziò a lavorare al mercato alimentare e cominciò a mettere soldi da parte per comprarsi un negozio.

Finalmente, nel 2000, quando aveva 47 anni, riuscì a riunire i propri risparmi con un prestito bancario e ha avviato la sua attività commerciale. “Sentivamo di avercela quasi fatta” dice la signora Petrakis.

La vita stava migliorando. La Grecia aveva adottato l’euro. L’economia prosperava. La famiglia vendeva ad alberghi e supermercati. Petrakis aveva acquistato un po’ di terra nelle montagne, dove teneva gli animali e dove andava per rilassarsi.

Ma le catene di alberghi e supermercati spesso pagavano con ritardo. Davano ai piccoli fornitori come Petrakis assegni postdatati che non potevano incassare se non dopo mesi.

Questo sistema esiste da tempo in Grecia, ma è esploso quando l’economia è andata a traino del credito negli anni ’90, dice Constantine Michalos, presidente della Camera di Commercio e dell’Industria di Atene.

Le piccole aziende non avevano altra possibilità che accettare i pagamenti in questi modo. Nel farlo prendevano il posto delle banche, concedendo prestiti ai propri clienti per mesi senza interessi.

"Era un sistema parabancario di dimensioni enormi. Ed è una delle ragioni principali della crisi”, dice Michalos.

Le piccole aziende sono state costrette a lottare per la mancanza di liquidi perché dovevano comunque pagare le spese generali, aspettando mesi per avere le somme dai clienti. Petrakis ha fatto quello che facevano gli altri piccoli imprenditori: per avere i soldi prima, portava gli assegni postdatati in banca e li cedeva a sconto.

Se tu avevi un assegno di 1.000 euro che non poteva essere incassato per cinque mesi, la banca avrebbe dato in cambio 800 euro subito, e poi altri 100 quando l’assegno veniva incassato, dice Aggelos Zervos, il suo avvocato. La banca si sarebbe tenuti i restanti 100.

Anche se questo dava a Petrakis i soldi di cui aveva bisogno, si mangiava i margini della sua attività. “Senza saperlo, stavamo fallendo”, ha detto la signora Petrakis.

Poi, dopo che la bolla del debito è scoppiata, questi assegni postdatati venivano spesso respinti, compresi quelli firmati dai clienti di Petrakis.

Alcuni erano amici di lunga data. Uno un parente che aveva un supermercato. Quando il signor Petrakis chiedeva ai clienti di essere pagato dopo che gli assegni erano stati respinti, si rifiutavano o gli dicevano di aspettare ancora, dicendogli spesso a muso duro che era un problema suo, ha detto la signora Petrakis.

"Le persone che credevamo amiche hanno cambiato atteggiamento”, ha detto. Suo marito era sempre stato “molto corretto” ed era sbigottito dal dover sempre discutere con collaboratori di lunga data. “Stava diventando sempre più chiuso.”

Col passare degli anni Petrakis ha dovuto prendere prestiti bancari aggiuntivi, portando il suo debito totale a 600.000 euro.

Da ultimo aveva iniziato a non pagare le rate di pagamento. Le banche stavano minacciando la famiglia con una vendita forzata dei loro beni, casa compresa.

Nella disperazione, Petrakis cercò di realizzare un raggiro mal progettato. Nella primavera del 2010 aveva ricevuto un assegno postdatato da un’azienda di Atene con cui non aveva mai avuto rapporti. E cercò di venderlo come sempre a sconto in banca.

Petrakis sapeva che l’assegno sarebbe stato respinto in inverno alla scadenza, e che la banca gli avrebbe chiesto i soldi indietro, ma sperava di poter avere la somma da restituire, ha detto il suo avvocato, Aggelos Zervos: “Sapeva che non era giusto. Tutto quello che poteva fare era guadagnare del tempo.”

La banca individuò il falso e chiamò la polizia, che arrestò Petrakis e gli perquisì la casa. Trovarono un vecchio fucile di suo padre della Seconda Guerra Mondiale, una memoria comune da queste parte, e lo hanno accusato di possesso di arma non registrata, oltre che di frode finanziaria.

"Vaggelis aveva così tanta vergogna che non mi guardava negli occhi”, ha detto il suo avvocato.

Fu rilasciato in attesa del processo. Un giornale locale scrisse di un “falsario di assegni”. Petrakis non veniva menzionato, ma “le voci corrono”, dice la signora Petrakis. “Ci sentimmo messi all’indice.”

Fu nel luglio dello scorso anno che suo marito cercò per la prima volta di togliersi la vita con la benzina. In ospedale sua moglie gli disse: “Non voglio che tu lo faccia ancora.” Le promise che non l’avrebbe fatto.

"Ci siamo dati tanto da fare, ce la faremo”, gli diceva quando andava al letto. Sembrava d’accordo.

Nel primo giorno in cui aveva fatto ritorno al mercato della frutta e della verdura, ha avuto una discussione animata con un coltivatore di arance. L’uomo lo ha chiamato “truffatore”, ha detto un amico grossista di prodotti agricoli che era arrivato in sua difesa.

"Per Vaggelis essere chiamato imbroglione al mercato era una grande offesa. Io lo avrei ucciso quel tizio”, ha detto un suo amico grossista.

Petrakis è sbiancato, ha preso le chiavi della sua auto ed è partito. Sua moglie gli è corsa dietro, urlandogli di rimanere. La sua famiglia lo ha cercato per tutto il giorno e la notte.

Il signor Petrakis ha preso il suo fucile da caccia e ha scritto una nota d’addio su quattro pagine di un vecchio calendario. Le banche lo hanno distrutto, con le sue parole, e ha perso il suo onore nell’affare dell’assegno. Ha avvisato che anche altri a Creta patiranno il suo destino.

"Per favore, perdonami”, ha scritto. “Ti amo davvero.”

Alle 5 di mattina, la signora Petrakis ha sentito il cane del marito che mugolava in un uliveto accanto al campo dove teneva gli animali e dove andava per rilassarsi.

Nel buio è incespicata su di lui ai piedi di un albero di olivo. Era ancora vivo ma, con uno sparo alla testa, non poteva più parlare. È morto nelle sue braccia.

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Fonte: Greek Crisis Exacts the Cruelest Toll

Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di SUPERVICE