di

Michele Nardella

 

Quando si parla di scandali a proposito dell’ industria alimentare si pensa di solito alle sofisticazioni delle materie prime, a prodotti avariati messi ugualmente in commercio e a ogni altro tipo di frode,  ma è opportuno tener presente che ci sono svariati sistemi ai quali non si fanno scrupolo di ricorrere le lobby alimentari pur di lucrare a scapito dei consumatori, a cominciare dai più subdoli, come promuovere prodotti “sani”, cioè legalmente irreprensibili, ma intrinsecamente non propriamente raccomandabili.   Si tratta infatti di sottili stratagemmi che spesso risultano del tutto invisibili proprio perchè non utilizzano mezzi illegali come la corruzione.

Come ognuno ricorderà, in occasione delle recenti raccomandazioni  a proposito di carni rosse e insaccati scaturite da un rapporto della IARC (un dipartimento dell’OMS, Organizzazione Mondiale della Sanità), c’è stata una prevedibile quanto ingiustificata reazione di rigetto da parte di chi si vede chiamato direttamente in causa in quanto produttore o distributore dei  prodotti in questione. E così i mass media, che in qualche modo sono collegati all’ industria alimentare in quanto finanziati dalla pubblicità che ospitano, hanno ritenuto opportuno minimizzare il pur giustificato allarme nei modi più ingegnosi. Non potendo tacere o negare la notizia, hanno preparato dei titoli ad hoc in cui si pone in evidenza che, nonostante il parere dell’ OMS (che non è precisamente un’ organizzazione improvvisata dagli amici del Club di Topolino), ci sono scienziati ed esperti che mettono in discussione le direttive in questione (ci sarebbe da chiedersi, ammesso che non abbiano conflitti d’ interesse, che autorità ed esperienza hanno questi “esperti” per mettersi a criticare le conclusioni del team di numerosi qualificati professionisti indipendenti che hanno redatto il documento). Per esempio, un titolo del Corriere suonava così: “L’ allarme sulla carne divide gli oncologi“. Perfetto! Lo scopo è evidente: insinuare il dubbio in chi legge, specie se questo è disinformato, superficiale e non ha voglia di approfondire (il che riguarda la stragrande maggioranza dei casi) perchè a lui serve solo una scusa per continuare a fare quello che ha sempre fatto.
Un altro trucco per sdrammatizzare la notizia è concentrarsi su un particolare al fine di distogliere l’ attenzione dal vero problema, che ovviamente  è la salute generale: a nessuno interessa evitare il cancro se poi questo significa rischiare comunque un infarto o un ictus. In questo caso infatti la notizia riguardava il rischio di cancro in rapporto ai vari tipi di carne e tutte le obiezioni finalizzate a non scoraggiarne troppo il consumo erano focalizzate  su questo unic0 aspetto, come se non esistessero altre malattie da prendere in considerazione, come se non fosse da tempo risaputo il  legame tra carne e  patologie cardiovascolari e, come abbiamo recentemente visto nel mio precedente post, persino resistenza insulinica, a sua volta l’ anticamera all’ obesità, al diabete ecc., tanto per limitarci ai punti cruciali.
Comunque per tagliare la testa al toro, a dimostrazione dell’ assurdità di tali  reazioni, voglio aggiungere e sottolineare che il Fondo Mondiale per la Ricerca sul Cancro nelle sue linee-guida per la prevenzione  redatte diversi anni  fa già raccomandava di limitare le carni rosse e addirittura di evitare quelle conservate (insaccati). Quindi non si tratta proprio di un fulmine a ciel sereno.
Ma l’ arte di abbindolare i consumatori ha visto la sua apoteosi  in una sconcertante, incredibile nella sua sfacciataggine, campagna di “educazione alimentare” che per più di due decenni ha imperversato in USA con lo slogan “Got milk?” (Preso il latte?),riscuotendo perfino un notevole successo. La notizia però è troppo succulenta per essere liquidata qui in due parole, ragion per cui mi riservo di ritornarci su eventualmente in un post specifico.
A dire il vero, anche senza approfondire troppo, per parlare adeguatamente di tutti gli aspetti del malaffare in campo alimentare si potrebbe riempire un libro intero, e in effetti qualcuno l’ ha già fatto.
Il primo a smascherare e denunciare il fenomeno, illustrando dettagliatamente, anche con esempi di fatti reali, gli occulti meccanismi che regolano gli intricati rapporti fra mondo scientifico, lobby alimentari, politica e organi di informazione, un mostruoso sistema invisibile ma ben organizzato ed efficiente, è stato Colin Campbell che nel suo “Whole – Vegetale e Integrale” dedica tutta la terza parte del libro (ben sei capitoli) a questo aspetto, confessando candidamente la sua ingenuità nell’ aver creduto che le prove scientifiche a sostegno del modello dietetico da lui propugnato sarebbero state accolte con entusiasmo e senza riserve dalla comunità scientifica, dai mass media e dalla popolazione, che  hanno invece generalmente dimostrato  fin da subito  evidente ostilità o indifferenza nel migliore dei casi. Campbell, fra l’ altro, spiega molto bene il circolo vizioso che consente a chi ha potere di ottenere ancora più potere, influenzando persino l’ opinione dei consumatori.
Ma se il ricercatore americano si è limitato a considerare il problema per gli aspetti che lo riguardano più da vicino, qualcun altro si è spinto ad indagare a 360° tutto il marciume che si nasconde dietro l’ industria del cibo in un libro di fresca pubblicazione, “Scelte alimentari non autorizzate“. L’ autore (di cui ho già parlato in un post di un anno fa) è Marco Pizzuti, scrittore, opinionista, conferenziere e ricercatore, grande esperto in controinformazione già noto per una nutrita serie di libri-denuncia.
Confesso di aver alzato le sopracciglia più di una volta nel leggere quello che con ogni probabilità è il libro più profondo e completo nel rivelare fatti eclatanti impossibili da trovare presso normali fonti d’ informazione.
Si passano così in rassegna tutti i punti scottanti della questione: dalle agenzie governative come la FAD preposte al controllo della sicurezza degli alimenti (le quali, contrariamente a quanto la loro supposta neutralità imporrebbe, in realtà non sono affatto super partes e quindi non garantiscono niente) al bavaglio messo agli scienziati indipendenti che fanno scoperte imbarazzanti per l’ industria e all’ insabbiamento di ricerche che potrebbero far venire a galla qualche scomoda verità. Caso emblematico quello del prof. Arpad Pusztai, scienziato ungherese che si è visto licenziato in tronco per i suoi esperimenti che gettavano inquietanti dubbi sugli OGM.
E a proposito di OGM, non si poteva non dedicare ampio spazio proprio a questi, e devo dire che l’ argomento è affrontato come ci si aspetta, data la sua importanza e le note controversie, analizzandolo sotto ogni angolatura in modo esaustivo e convincente. Non mancano naturalmente all’ appello pesticidi, antibiotici, metalli pesanti e i famigerati PCB (policlorobifenili) brevettati dalla Monsanto, tutte sostanze che hanno ormai contaminato l’ intero nostro habitat planetario, con interessanti considerazioni su quanto siano arbitrari e discutibili i cosiddetti “limiti massimi residuali” e la “dose giornaliera accettabile” nei vari alimenti stabiliti dalle norme vigenti. Alimenti dunque sempre più contaminati, anche se garantiti sani, ma al contempo paradossalmente molto più poveri di nutrienti  rispetto agli stessi dell’ era preindustriale. Sono infatti il depauperamento dei terreni di coltivazione dovuto all’ agricoltura chimica e i trattamenti moderni cui i vari prodotti alimentari sono sottoposti i responsabili del drammatico degrado.
Ma di tutti i contenuti del libro la parte più nuova e inquietante  è forse quella dedicata al TTIP, un accordo commerciale di libero scambio tra Unione Europea e Stati Uniti d’ America già in avanzata fase di negoziazione (iniziata nel 2013 e svoltasi sempre in segreto) su cui c’è uno strano silenzio generale, o si parla ancora troppo poco. Lo scopo dichiarato di questo trattato è quello di abbattere barriere doganali e burocratiche, di dare una mano al mondo del lavoro e rilanciare l’ economia in stallo in Europa e USA attraverso una deregolamentazione che si estenderebbe anche al settore energetico (consentendo così un uso indiscriminato delle trivellazioni, di inceneritori e centrali nucleari). In realtà, eludendo le attuali norme vigenti in Europa su OGM e quant’altro, tutto questo andrebbe ovviamente a favorire le grandi multinazionali  e a danno di tutti noi, e non a caso sono in molti ad opporsi al TTIP.
Una parte particolarmente sconcertante e preoccupante di tale trattato è poi una clausola indicata con la sigla ISDS, che prevede un arbitrato internazionale, una sorta di tribunale privato svincolato dalla giurisdizione dei singoli stati, atto a tutelare gli interessi commerciali delle aziende senza tener conto dei diritti e degli interessi della comunità. Sarebbe a dire che, se una nazione approva una legge che proibisce o limita l’ utilizzo di una sostanza, l’ azienda produttrice potrebbe paradossalmente appellarsi al giudizio di questo tribunale e chiedere un indennizzo per il danno commerciale subìto.
In tutto questo scenario apocalittico tuttavia Marco Pizzuti riesce ad offrire uno spiraglio di speranza, facendo intravedere le uniche vie di uscita da questa situazione e le strade   già intraprese nei paesi più avanzati all’ insegna di una nuova mentalità ispirata a nuovi valori e nuove priorità che si sta per fortuna pian piano diffondendo specie tra le nuove generazioni, deplorando l’ atteggiamento fatalista così diffuso che porta all’ immobilismo, che è poi la vera causa di tutto ciò che non va, e invitando al senso di responsabilità, perchè ognuno può dare il suo contributo con le sue scelte e i suoi comportamenti al cambiamento da tutti auspicato.
E per concludere c’è da segnalare anche l’ ebook di Amos Boilini L’ Inganno nel Cibo – Come mangiare sano difendendosi dalle multinazionali“, un ottimo vademecum per aiutare il consumatore a districarsi nell’ immensa giungla dei prodotti alimentari e non, insegnandogli a riconoscere i tanti possibili tranelli in agguato al momento della scelta.

 

Fonte: www.michelenardella.blogspot.it

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