di

Valentino Sgaramella

inventore Mario Locorotondo

ALBEROBELLO – Bisogna procedere lungo la strada provinciale che da Putignano conduce a Noci e di qui ad Alberobello. Ci si inerpica lungo una stretta salita su un ponticello.
Contrada Montedoro è un’oasi di verde costellata da diverse ville, immerse nel silenzio, lontane dal chiasso cittadino. Mario Locorotondo risiede in una di queste ville. È un uomo di 74 anni che nella vita ha svolto tutti i mestieri possibili e ne ha di cose da insegnare. Dimostra 15 anni di meno con il suo fisico asciutto e gli occhi celesti che scrutano.
È un piccolo Archimede. Nella sua casa, in 6 anni di tempo, ha messo a punto un «Meccanismo gravitazionale». Questo è il nome che egli stesso attribuisce alla sua macchina perfetta. «È il risultato dell’applicazione dei principi della meccanica pura», dice.

La sua invenzione consiste in un meccanismo elementare alimentato dalla forza di gravità. È in grado di produrre lavoro (parola qui intesa in senso scientifico) a tempo indeterminato e di alimentare, per esempio, generatori di energia elettrica, fino al blocco per usura dei suoi componenti.
«L’idea – afferma Mario Locorotondo – nasce dalla necessità di costruire un meccanismo capace di produrre lavoro senza dissipare o inquinare. Io credo di poter risolvere radicalmente il problema energetico e di poter ridurre drasticamente l’inquinamento».
Il novello inventore è disposto a cedere il brevetto anche a titolo gratuito a chiunque, enti pubblici o aziende, vorranno approfondire la questione. Nel suo garage tutto è in perfetto ordine. Su un tavolo è poggiata la sua macchina, che è delicatissima. Tutto si realizza grazie alla combinazione tra un corpo rotante e una leva, e ad altri elementi che fanno da supporto.

L’inventore spiega: «Questi imprigionano il meccanismo funzionante in una posizione di costante sbilanciamento». Mostra i due elementi rotanti che si attivano in base a meccanismi complicati da descrivere e che rincorrono una condizione di equilibrio. Il moto rotatorio non ha bisogno di spinte ma si autoalimenta per effetto della forza di gravità.
Nella proposta di brevetto in 6 cartelle è descritto il meccanismo di funzionamento. Dopo la descrizione, Mario si ferma quando il cronista pronuncia le parole fatali: «Moto perpetuo». Non vuol sentire nominare questa espressione. «Il moto perpetuo non esiste», taglia corto. Il motivo è racchiuso in una lettera che ha ricevuto dal Ministero dello sviluppo economico. L’invenzione non possiede «i requisiti di brevettabilità – scrivono da Roma – in quanto trattasi di moto perpetuo e privo, quindi, del requisito di industrialità». Dal ministero fanno sapere che «un dispositivo capace di produrre lavoro senza dissipare è in evidente contrasto col principio di conservazione dell’energia». Insomma la richiesta è stata respinta.

Il 74enne inventore non si è certo perso d’animo. Ha preso carta e penna e ha inviato una diffida al ministero dal «considerare il meccanismo gravitazionale da me ideato come un moto perpetuo».
La macchina, per Mario Locorotondo, appartiene «alla categoria delle macchine semplici e si differenzia dalle altre perché alimentata dalla sola forza di gravità». Produce forza lavoro a costo zero e non produce inquinamento di alcun tipo. «Venite a vederlo – è l’esortazione a tutti -. Estenderei il brevetto se il Ministero si attivasse rapportandosi con me».

Fonte: La Gazzetta del Mezzogiorno