quinta notte di proteste dei poliziotti francesi ebu

DI

GUILLAME FAYE

 

Sabato 8 ottobre 2016, a Viry-Châtillon, nella periferia parigina, in una delle tante e sempre più numerose zone senza diritto, due autopattuglie sono state attaccate, i vetri sono stati frantumati, e le auto sono state incendiate con delle bombe Molotov, i due poliziotti bloccati all’interno. È evidente che si sia trattato di un tentato omicidio. I poliziotti sono gravemente ustionati e uno dei due è tra la vita e la morte.

Il 17 ottobre, al pari di un contagio, lo stesso è accaduto a dei pompieri, chiamati per spegnere alcuni incendi dolosi, poi altri poliziotti sono stati vittime di un agguato, a Mantes la Jolie, con lancio di pietre e bombe Molotov. Che si tratti di una rappresaglia dovuta al sequestro di 35 Kg di resina di cannabis avvenuto la settimana precedente? In ogni caso, il clima era incandescente ed era coinvolto un centinaio di rivoltosi. Il mobilio urbano è stato distrutto, le vetture della polizia danneggiate e una succursale del municipio vandalizzato. Questo genere di episodi si moltiplicano quotidianamente, si banalizzano, diventano endemici, fino al punto da non essere più sotto controllo.

La fronda dei poliziotti contro lo Stato

Patrice Ribeiro, presidente del sindacato Synergie–Officiers, a proposito dell’agguato alla Grande Borne, parla di un «tentativo di omicidio di una violenza inaudita». Secondo Céline Berthon, del Sindacato nazionale dei commissari di polizia (SCPN), «si tratta di un tentato omicidio messo a punto da una banda organizzata». Il sindacato Alliance ha organizzato uno «sciopero bianco» l’11 ottobre in tutti i commissariati francesi. I funzionari di polizia, disgustati, affrontano lo Stato, l’alta gerarchia che sembra disprezzarli. Al di fuori del sindacato, un centinaio di poliziotti, molto tesi, hanno spontaneamente manifestato sugli Champs–Élysées la notte tra il 17 e il 18 ottobre, anche durante le ore di servizio, a due passi dal ministero dell’Interno su cui aleggiava il panico. Il malcontento si è diffuso in tutte le altre città francesi, e il capo della polizia, J–M. Falcone, è stato fischiato dai propri funzionari mentre tentava di richiamarli all’ordine. Questa presa di distanze dello Stato dalla sua polizia, che disobbedisce agli ordini, compresi quelli del sindacato, è uno dei sintomi che annuncia il caos della guerra civile. Le dichiarazioni del ministro dell’Interno, il pietoso e incompetente Cazeneuve, che ha minimizzato le agressioni, sono state la goccia che ha fatto traboccare il vaso. La concretezza della guerra civile etnica che si sta preparando è confermata dall’alto numero di poliziotti feriti in missione, le statistiche ufficiali non dicono quale sia la provenienza dell’autore, eppure è perfettamente nota: 544 poliziotti in media al mese. Nel primo trimestre del 2016, 3267 tra poliziotti e gendarmi sono stati feriti nel corso di operazioni (+14% rispetto al 2015). Nel 2015, 6.854 gendarmi sono stati vittime di aggressioni fisiche o verbali. E 5736 poliziotti sono stati feriti in servizio. Senza parlare dei pompieri … Da dieci anni la progressione è costante. Si sta assistendo a due movimenti paralleli: aumento della popolazione immigrata che fornisce quasi il 100% dei delinquenti violenti e la blanda reazione della giustizia penale. La signora Taubira, ex ministro della Giustizia, il verme nella mela, militante sovversiva, sarà servita a qualcosa. La situazione esplosiva delle prigioni, nelle quali la maggioranza dei detenuti è rappresentata da delinquenti mussulmani, è un fattore aggravante. La risposta penale a quest’ondata di criminalità è irrisoria, perché il corpo giudiziario è affetto da questo islamo-sinistrismo del quale la signora Taubira o Edwy Plenel sono eminenti rappresentanti. E perché c’è una grave (voluta) scarsità di posti nelle carceri.

Un’invasione dall’interno

In Europa queste cose, e di una tale intensità, succedono solo in Francia («dolce Francia»… diceva la canzone anacronistica di Charles Trenet). Ma i paesi vicini a breve vivranno la stessa situazione, se niente cambia e se il flusso migratorio a maggioranza mussulmana – questa è la vera chiave del problema – prosegue. Gli autori delle aggressioni, le bande organizzate di canaglie incappucciate, mirano a proteggere e a marcare il territorio, in queste zone sempre più numerose dove il diritto francese, la famosa “Repubblica” come i francesi nativi stanno scomparendo. Vogliono anche impedire alla polizia di entrare nei quartieri dove il traffico di droga (specialmente la cannabis marocchina) ha raggiunto una dimensione considerevole. Si parla di «zone senza diritto», si tratta di zone occupate, di porzioni di territorio nazionale occupate dell’immigrazione extraeuropea a maggioranza mussulmana. Che prospera parallelamente alla delinquenza e al radicalismo islamico, sotto direzione salafista. Queste zone avanzano di anno in anno, nelle periferie, nelle città, e domani forse nelle terre rurali. La Francia è corrosa dall’interno, con la complicità dello Stato, che s’impegna a imporre dei “migranti” – clandestini irregolari ma mantenuti – nelle piccole comunità, ultimo rifugio dei nativi francesi. Questo aspetto evidente è conosciuto da tutti ma viene tenuto nascosto. Eppure, nel suo allucinante libro-intervista di confidenze narcisistiche rilasciate a due giornalisti di Le Monde (Un presidente non dovrebbe dire questo…, Stock), François Hollande conferma con cinismo quest’evidenza negata dai politici di destra o sinistra: «la divisione» della Francia tra due popolazioni ostili, «è in corso di realizzazione». Ma se ne infischia completamente.

L’apatia (provvisoria?) dei francesi e degli europei

I recenti attentati islamici, i più sanguinosi e inauditi nella storia del nostro paese, e in quella dei nostri vicini, segno evidenti di un’aggressione militare sul nostro territorio, non ha dato luogo ad alcuna reazione popolare, il tutto si è limitato alle candele e alle lacrime. Questo fatto sociologico allucinante testimonia una castrazione mentale dei nativi francesi, come degli altri europei occidentali, unica nella storia e nel mondo. Tuttavia qualche messaggio subliminale indica che le mentalità stanno cambiando. Ecco il messaggio diffuso (su alcuni giornali di destra, su Internet, etc.) dall’associazione cattolica Caridad – molto distente dalla linea ufficiale della Chiesa francese: «Di fronte alla barbarie islamica e alla guerra che li minaccia, non li lasceremo soli! Fate da padrino a un soldato offrendogli un rosario e invitatelo a pregare con voi. Un rosario per i nostri soldati». Il messaggio seppur implicito è chiaro.

I servizi d’informazione sono tuttavia molto preoccupati dalla possibilità che in Francia possa scoppiare una guerra civile etnica – a causa delle proteste islamiche e delle rivolte autoctone contro la coabitazione imposta e insopportabile con le popolazioni immigrate. La loro principale preoccupazione è di individuare gli “estremisti” francesi che potrebbero ribellarsi e passare ai fatti rispondendo agli attacchi di colui che hanno riconosciuto essere il loro nemico interno. Loro temono questo fenomeno inedito: che clandestinamente si armino i nativi francesi. Lo Stato pensa anche alla possibilità di disarmare i cacciatori. È prioritario rispetto alla confisca degli arsenali di guerra che pullulano in tutte le periferie. E che serviranno in un futuro prossimo, alla guerra civile. Jean-Pierre Chevènement, che è stato incaricato di riorganizzare l’Islam in Francia (missione impossibile) ha dichiarato ai microfoni di RTL il 17 ottobre 2016: «noi siamo minacciati da una guerra civile». Questo personaggio emblematico della sinistra, ex ministro dell’Interno, uomo ben informato, dimentica ogni prudenza e con una tale dichiarazione dice molto sulla realtà della situazione.

Una verità indicibile ed esplosiva.

La provenienza degli autori delle aggressioni alla polizia, ai pompieri, dei gravi disordini nelle scuole etc. non è mai stata resa nota né dai media né dai politici, anche a destra. Questo oscuramento della realtà impedisce di risolvere il problema. Tutti sanno che le origini di questi aggressori seriali, dei rivoltosi, dei trafficanti, dell’insieme della criminalità che imputridisce la vita dei francesi è per il 90% extraeuropea. Ma una vigliaccheria collettiva (politica e mediatica) impedisce di mettere sul tavolo la questione. Niente è più esplosiva di una verità vietata. E lo Stato reprime ancora più duramente chi osa evocare la verità, come dimostra la futura legge liberticida, “égalité et fraternité” che sarà votata a breve, e che la destra, quando tornerà al potere, ovviamente non oserà abolire.

Menzogna e tradimento di Stato

Un nativo francese che si difende contro l’aggressione di un immigrato è spesso condannato. Generalmente, questi ultimi sono trattati con maggiore indulgenza dalla giustizia. Il “razzismo antibianchi”, sempre più diffuso, è perseguitato con molto lassismo, come anche l’antisemitismo diffuso tra quelle stesse popolazioni. Ci calpestano. Lo Stato – la sua amministrazione, la sua giustizia – tende a preferire lo straniero. Non soltanto per paura e vigliaccheria, ma anche per una scelta perversa di combattere, di distruggere la nazione dei nativi. L’indulgenza praticata nei confronti dei teppisti immigrati rafforza il loro sentimento d’impunità e li incita a compiere atti sempre più violenti. Bernard Cazeneuve, ministro dell’Interno di cui i deputati hanno chiesto le dimissioni, definiva «bruti», anziché assassini, i teppisti che hanno bruciato vivi i poliziotti di cui lui stesso ha la responsabilità. Il signor Cazeneuve è un uomo indegno. Quanto al ministro della giustizia, Jean Jacques Urvoas, figura inconsistente, ha assicurato: «non ci sono zone senza diritto in Francia». E, com’è noto, non esistono crateri sulla luna … questi due ministri rappresentano la menzogna dello Stato e la sua incapacità di controllare gli invasori. In quanto a Juppé, ha dichiarato in uno dei suoi discorsi che «la Francia era ricca di diversità». Secondo lo stereotipo, ha ripetuto un vecchio ritornello: ”l’immigrazione è una possibilità per la Francia”. Se il signor Juppé sarà presidente nel 2017, si dovranno avere preoccupazioni riguardo la sua capacità di limitare il flusso migratorio, come su altri argomenti. E Manuel Valls, il falso duro (comeSarkozy), il codardo, il “mollaccione”, ha ripetuto il falso storico ufficiale dei sottomessi: «l’islam è una parte irrinunciabile di noi stessi, della nostra cultura e ormai delle nostre radici». Questa dichiarazione del 17 ottobre 2016 del primo ministro francese suona come una vergognosa resa, miserabile, disprezzabile e disprezzata dagli invasori che gioiscono di una tale resa anticipata.

I preparativi della guerra civile

La polizia, i gendarmi, i pompieri, tutti i simboli della nazione francese sono presi di mira. Anche la scuola non sfugge a quest’ondata di violenza volontaria, diretta contro i giovani d’origine francese e europei (anche le ragazze sono sotto mira) o contro gli insegnanti … la maggioranza dei quali di sinistra e “antirazzisti””! Non passa giorno senza scontri e aggressioni, persino delle sommosse, negli edifici scolastici, e gli autori sono sempre gli stessi. Si tratta di una strategia di provocazione e di conquista, raccomandata dalle autorità mussulmane radicali, una strategia della tensione che sfocerà in una vera guerra civile etnica. L’obiettivo è la sconfitta di uno Stato francese sopraffatto, paralizzato, ma allo stesso tempo complice, collaboratore e vittima di sobillatori e infiltrazioni. Il fantasma di Vichy risorge. L’obiettivo manifesto, diffuso dai teorici arabo-mussulmani sul web e che affascina sempre più i giovani immigrati è che la Francia scompaia a causa di un’avanzata demografica (invasione migratoria e natalità), di un’islamizzazione accelerata e di una guerriglia molesta che farà cedere e fuggire i nativi francesi. Questo è largamente sostenuto e diffuso dalla giovane popolazione di immigrati, in tutta Europa. Alcuni teorici della jihad mondiale, molto influenti tra i giovani mussulmani di Francia, diffondono – impunemente – la previsione che «l’Europa cederà», contemporaneamente a causa della pressione migratoria dilagante e demografica e lo sviluppo congiunto del terrorismo e della criminalità che sbalordiranno, spaventeranno e obbligheranno gli europei vecchi e decadenti a sottomettersi. Questo programma di guerra è già operativo, Siamo nella fase dei preparativo dell’offensiva. Philippe de Villiers ha rivelato che esistono già accordi segreti di sottomissione, fuorilegge, con la complicità dello Stato francese, per cedere, pian piano porzioni di territorio francese alla legge islamica, la charia. Lo Stato collaboratore negozia già con l’invasore.

Le tre ipotesi : sottomissione, sconfitta, vittoria

Éric Zemmour ritiene che le cose siano partite male: «Temo che sia troppo tardi […] Se un potere forte si richiamasse alle mie proposte, una parte dei mussulmani proclamerebbe l’indipendenza; nei prossimi trent’anni non potremo sottrarci nè alla guerra civile nè alla sottomissione. Il generale de Gaulle ha riconosciuto l’indipendenza dell’Algeria perché riteneva che gli «arabi» e i «francesi» fossero come «olio e aceto», non potevano che separarsi ». Questa riflessione è interessante. La previsione dei trent’anni è troppo ottimista. L’esplosione si produrrà prima, forse l’anno prossimo.

Esistono tre ipotesi. La prima, la peggiore, è la sottomissione. Per fare la guerra, e per vincere, bisogna essere in due. Se, di fronte agli invasori e agli aggressori, i francesi e gli europei non si difenderanno, non ci sarà guerra. Sarà una «morte tiepida» come recita una formula di Konrad Lorenz. La degradazione, il cedimento senza combattere. È una possibilità. La seconda ipotesi, è lo scoppio di una guerra civile etnica con sconfitta degli autoctoni francesi, ed europei, avendo contro di loro il proprio Stato collaborazionista. Una possibilità evocata da Jean Raspail. La terza ipotesi è una guerra civile vittoriosa, con conseguenze storiche incalcolabili, tra le quali il crollo di tutti i nostri paradigmi politici. Comunque vada, nei prossimi anni sarà impossibile evitare disordini maggiori. L’Europa occidentale sarà presto teatro di un sisma etnico. Inevitabile.

 

Fonte: http://www.gfaye.com

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Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di VOLLMOND