di

Marco Pizzuti

L’articolo uscito oggi sul quotidiano di Vittorio Feltri che dedica la sua pagina di apertura al malcostume e alla scarsa moralità di cui sono da sempre protagonisti i c.d. “rappresentanti del popolo” (che in realtà rappresentano solo le proprie ambizioni di potere personali) non farebbe alcuna notizia se le masse conoscessero realmente chi sono i personaggi che le governano. L’unica circostanza degna di nota infatti è che normalmente questo tipo di rivelazioni passa solo attraverso i canali della controinformazione. E quest’ultima purtroppo riesce a raggiungere esclusivamente i cittadini intellettualmente più attivi, quelli che per così dire “non sono di bocca buona” e che non riescono a digerire le castronerie che arrivano dalle fonti ufficiali. Nonostante quindi le accuse di “qualunquismo” che piovono sempre dall’alto contro chiunque cerchi di denunciare il grave stato di salute morale della casta politica, i cittadini non devono farsi illusioni, la stragrande maggioranza dei loro parlamentari è corrotta fino al midollo abituata com’è a rubare a quattro mani sulla cosa pubblica. Figuriamoci quindi se si lasciano scappare l’occasione di portarsi a casa una bella pelliccia, una penna d’oro o qualunque altro oggetto prezioso lasciato incustodito dai loro colleghi.  In fondo si tratta solo di un atto di coerenza al loro stile di vita se non addirittura una vera e propria questione di principio, è un modo insomma per dimostrare a se stessi e agli altri di essere sempre la volpe più furba del pollaio. Chi conosce da vicino i politici e frequenta fisicamente il parlamento sa bene infatti quanto sia diversa la realtà umana di queste persone da quella che viene fatta trasparire attraverso i grandi media. Nei salotti di trasmissioni come Porta a Porta si presentano tutti come esempio di moralità ma come escono dagli studi televisivi dove recitano la parte umile del servitore dello stato manifestano subito tutta la loro boria e arroganza spadroneggiando con le scorte a sirene spiegate tra le strade di Roma. E ipocrisia tra le ipocrisie, siamo costretti persino a chiamare questa gente con l’appellativo di “Onorevoli”, un aggettivo dal retrogusto giapponese che vista la condizione di fatto a cui fa riferimento suona veramente ridicola. Ma come si sa il lupo ama coprirsi con la pelle di pecora…

Una immagine della prima pagina di Libero