di

Felice Capretta

 

Come prevedevamo a dicembre traducendo il GEAB report di LEAP/Europe2020 nel post "quanto durerà la crisi?", Marzo è alle porte e sta per arrivare un altro tracollo finanziario come quello dell’autunno 2008. A vedere i corsi azionari ed alcuni salvataggi bancari, siamo molto vicini alla questa nuova fase.
Vediamo un po’ di segnali sparsi per il mondo, grazie per lo più a swissinfo, sempre puntuale.
USA – Dal fronte più caldo della più grande crisi della storia moderna arrivano le solite notizie: una banca qua, una banca là, e voci di nazionalizzazione di Citigroup in crisi. Avevamo già parlato della crisi di citigroup qui e qui.
COPENAGHEN – Fionia Bank nazionalizzata. Dopo Roskilde Bank e Ebh Bank lo scorso autunno, Fionia Bank è la terza banca nazionalizzata in danimarca nel giro di pochi mesi. La nazionalizzazione è avvenuta con un’iniezione di 171,6 miliardi di dollari a seguito delle forti perdite subite, secondo bloomberg citata da swissinfo. In Danimarca il numero delle insolvenze ha raggiunto a novembre il massimo dal 1979.
Non so se vi sfugge la dimensione dell’intervento statale da 171,6 miliardi di dollari, ma siamo a circa 1/4 del primo fondo stanziato dall’amministrazione Bush per una nazione, la Danimarca, che è un po’ più piccola di 1/4 degli USA.
BRUXELLES – secondo swissinfo la Commissione Europea sta per arrendersi pubblicamente all’evidenza. Brusca inversione di marcia a livello europeo sul tema delle nazionalizzazioni bancarie. Trichet, non più tardi di pochi giorni, fa escludeva categoricamente la nazionalizzazione delle banche europee.
Secondo indiscrezioni, i tecnici della Commissione Europea starebbero invece esaminando la possibilità di aprire le porte alle nazionalizzazioni degli istituti bancari europei. Il documento, che sarà sottoposto alla Commissione mercoledì prossimo, riguarda i provvedimenti in favore delle banche in difficoltà.
Con la consueta lingua felpata dei burocrati, si sussurrerebbe che

la nazionalizzazione di una banca in crisi non è un’ipotesi, a determinate condizioni, da scartare completamente a priori

Questo è un modo elegante e raffinato per dire che il sistema bancario europeo è finito e sara’ nazionalizzato in gran parte.
Naturalmente sarà da vedere con quali soldi, visto che molte nazioni (tra cui l’Italia) sono già sovraindebitate e rischiano di crollare sotto il peso dei debiti.
AUSTRIA – Erste Bank e Raiffeisen International sono esposte con 230 miliardi di euro in crediti concessi, ovvero circa il 70% del pil nazionale austriaco. Si si conta anche la Bank Austria, del gruppo Unicredit, la cifra sale a 280 miliardi. Nel timore di perdite, le banche hanno cominciato a ritirare liquidità, aggravando la situazione sul posto, mentre i loro titoli in borsa hanno fatto registrare forti cali.
Il governo austriaco è preoccupato e sta cercando di far passare in Europa un piano di aiuti dei 27 per l’est Europa. Piano che all’inizio non aveva incontrato grande accoglienza ma che adesso sembra stia facendosi largo con la sponsorizzazione anche della Germania, interessata pure lei a che la regione non imploda. Da Swissinfo.
GERMANIA – Angela Merkel pochi giorni fa ha dichiarato che la nazionalizzazione di Hypo Real Estate è l’unica soluzione perseguibile.
UNIONE EUROPEA – Trichet infine ammette cio’ che era evidente da molto tempo. Se perfino lui se ne accorge….: l’economia europea comincia a mostrare "i primi segni di una flessione del credito", che se dovessero consolidarsi potrebbero precipitare il sistema bancario, già in «grave tensione», in una spirale negativa.
Stiamo parlando del temuto (e già avviato: per chi non se ne fosse accorto, provate a chiedere un finanziamento in banca) credit crunch anche in europa, con una sostanziale stretta dei rubinetti del credito alle famiglie ed alle imprese.
Anche Trichet, nel tentativo di alleviare il credi crunch, imboccherà probabilmente la stessa disastrosa strada percorsa da Bernanke con il solo effetto di peggiorare la situazione:

Quanto sia buona questa strada è evidente: negli USA queste misure non solo non hanno rallentato la crisi ma anzi hanno assestato duri colpi ai titoli bancari ed ai mercati in genere, si vedano le reazioni al piano geithner per esempio.
Sentiamo Trichet, che in queste ore inizia a cedere:

I flussi netti di credito nella zona euro sono rimasti positivi in tutto il periodo di turbolenze finanziarie ma nelle ultime settimane abbiamo osservato i primi segni di un un’offerta di credito in calo
[…]
vi sono anche segni che indicano come il calo del credito sia legato a fattori di offerta e a condizioni di finanziamento più restrittive associato al fenomeno del ‘deleveraging’ cioè una riduzione del ricorso all’indebitamento
[…]
(L’estensione di questo fenomeno nel sistema bancario potrebbe) indebolire la ragione di essere dell’intero sistema

Per restare in tema, qualche giorno fa Jean Claude Petit, responsabile di Barclays Wealth Managers Francia, dichiarava:

Siamo vicini all’orlo del burrone, molto vicini a cedere, il clima è decisamente tetro
[…]
Non sono sicuro che i governi e le banche centrali si stiano rendendo conto di quello che sta davvero accadendo

Neanche noi siamo tanto sicuri.
Sarà per questo che George W Bush si è presentato in una ferramenta di Dallas chiedendo un posto di lavoro?

Fonte: http://informazionescorretta.blogspot.com/