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L’idea di togliere ai ricchi per dare ai poveri è talmente antica, semplice ed evocatrice degli eroi delle fiabe da risultare intollerabile per gli alchimisti della finanza creativa, irricevibile – evidentemente – per i miliardari e gli aspiranti milionari di governo sollecitati a una solidarietà che sì certo dovrebbe essere spontanea ma quando in modo così vistoso latita si può anche chiamare all’appello. Provarci, almeno. Qui nella foresta di Sherwood il buio è fitto. Re Giovanni, ammesso che ne esista uno, è alle Crociate. Al castello l’ipotesi che si possa tassare chi ha molto per dare a chi ha molto poco sembra un ridicolo rovesciamento della realtà: provocatorio, scandaloso, eversivo. La norma, non vedete?, è il contrario. La legge è all’opposto. Chi ha molto se lo tiene e pretende di più. Non è un caso che la proposta di Dario Franceschini (di una una tantum sui redditi oltre i 120mila  euro, ndA) piaccia a Bossi divenuto ormai il paladino, al Nord, dell’ex ceto medio scivolato in basso e di larga parte di quella che un tempo si chiamava la classe operaia.

(Concita de Gregorio, direttore de L’Unità, quotidiano del Partito democratico; L’Unità, 12 marzo 2009)

Veltroni: «Abbasseremo le tasse per tutti».

(Corriere della Sera, 16 febbraio 2008)

Le tasse effettivamente «non sono bellissime».

(Walter Veltroni, La Repubblica, 14 febbraio 2008)

I presidenti di Confindustria, Confapi, Confcommercio, di tutte le associazioni artigianali e dell’agricoltura,sono seduti sul palco, pesano quelle parole che forse non bastano ancora a cancellare una stagione politica del centro-sinistra, quella che ha visto anche lo slogan dei «anche ricchi piangano ». Ma Veltroni (da candidato premier, in campagna elettorale, ndA) cerca di metterla alle spalle.«Per molto tempo la sinistra ha perseguito la strada della contrapposizione tra impresa e lavoro ma non c’è una divaricazione di obiettivi: l’obiettivo è lo stesso. Senza ricchezza nazionale non c’è crescita e non c’è equità sociale». Declina tre priorità per dare una mano alle imprese che non possono più alimentarsi con svalutazioni competitive: infrastrutture, giustizia, fisco. E si comincia dal fisco, quello che per molto tempo, nel campo del centro-sinistra, è stato lo strumento per alimentare la contrapposizione. «Si pagano troppe tasse. Serve un fisco amico dei cittadini. (…)».

(Il Sole 24 ore, 19 febbraio 2008)

P.S. Ci scusi, signora Concita De Gregorio, direttrice de “L’Unità”. E’ che noi bamboccioni siamo un po’ tardi di comprendonio. E non abbiamo capito bene. Ma questo partito democratico della tarapia tapioca, le tasse ai ricchi (e anche per due) le vuole aumentare o abbassare?

Fonte: www.bamboccioni-alla-riscossa.org