1. “AIG to pay more executive bonuses July 15“, Reuters. American International Group, l’ex compagnia assicurativa numero uno al mondo ora solo carrozzone di Stato, non smette di stupire. A settembre: sotto l’onda di piena della crisi dei mutui subprime, era letteralmente collassata costringendo Washington – leggi i soliti contribuenti americani – a spendere qualcosa come 182,5 miliardi di dollari per salvarla (in cambio dell’80% delle azioni). A marzo: sempre Aig aveva scatenato una mezza rivolta popolare, accingendosi a pagare ai manager della sua unità finanziaria – che da sola aveva fatto 99 mliardi di dollari di perdite – bonus per 165 milioni di dollari. Ma non gli è bastato. Ieri, secondo Business Week, un analista della banca americana Citigroup ha segnalato altre maxiperdite in vista (causa Cds) per Aig. E sempre ieri e sempre Aig, secondo l’agenzia di stampa inglese Reuters, avrebbe aperto il dossier per pagare, entro il 15 luglio, altri bonus milionari ai soliti manager. Che – però, va detto – con la faccia di bronzo che si ritrovano, sono davvero impagabili.
  2. “Commercial Real Estate Is a Time Bomb”, Bloomberg. Altro giro, altra raffica di debiti e di perdite disastrose. Ieri la commissione congiunta che al Congresso americano si occupa della crisi (una volta si diceva di economia) ha fatto il punto sul “commercial real estate”, per dirla alla ‘mericana. Per dirla all’italiana: sui mutui che i costruttori a stelle e strisce hanno fatto per costruire uffici e centri commerciali (più o meno faraonici). Le notizie non sono per nulla buone. Affitti e vendite non vanno per il meglio. I debiti del settore ammontano alla stratosferica cifra di 3.500 miliardi di dollari (più o meno un quarto dell’intero Pil degli Usa). E molti costruttori e immobiliaristi vari non sanno come pagare 700 di quei 3.500 miliardi di debito andranno a scadenza entro la fine del 2010. Il rischio? Nuove perdite per le banche; chiusure a raffica per centri commerciali e hotel; e ogni ipotesi di una ripresa per l’economia potrebbe andare a farsi benedire. Soluzioni? Per la presidente della commissione congiunta eccetera, al secolo Caroly Maloney, non ci sono alternative: la banca centrale americana e lo Stato – cioè i soliti contribuenti poverazzi – dovranno rassegnarsi a metterci una pezza. Cioè ad aprire – per l’ennesima – volta il portafoglio. Un’alternativa al disastro, insomma, c’è. Certo, non è molto consolante.
  3. “L’Aquila, le regole e la banche recidive”, Corriere della Sera. Scrive oggi il vicedirettore del Corriere, Massimo Mucchetti che “i lavori del G8 per la riforma della finanza sono stati introdotti da una notizia non richiesta: Goldman Sachs (banca americana, salvata dalla crisi dei mutui subprime con i soldi dei contribuenti americani, NdA) e Barclays Capital (banca inglese, NdA) stanno ricominciando con la finanza ad alto ritorno di cartolarizzazioni (cioè ad alto tasso di debiti venduti in giro come titoli; il meccanismo appunto che ha portato alla crisi dei mutui subprime). Questa volta, giurano, sarà tutto a regola d’arte. E nel resto del mondo le banche le banche commerciali potrebbero accodarsi”. Auguri.

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