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E questa settimana è successo anche questo. Una cosa incredibile. E da far girar la testa. L’amministratore delegato della Fiat, Sergio Marchionne ha lanciato un grido d’aiuto. E – tanto per non cambiare e non perdere certe buone abitudini – ha chiesto al governo Berlusconi di mettere mano al portafogli. Perchè le strade sono due, ha detto Marchionne: o lo Stato rinnova gli incentivi per l’acquisto di nuove auto; oppure per l’industria automobilistica sarà un autentico disastro. Parole piene di allarmismo, quelle dell’amministratore delegato Fiat. Ma senza il sapore di novità. Per la cronaca: se il governo finisse per accontentare la casa automobilistica della famiglia Agnelli anche ’sta volta, il Belpaese si ritroverebbe a finanziare il mercato dell’auto per il quarto anno di fila (2007, 2008, 2009, 2010). Sotto due governi diversi (Prodi prima, Berlusconi poi). Di qui il dubbio che il mercato dell’auto sia definitivamente morto e defunto, visto che non pare in grado, come il Lazzaro della Bibbia, di alzarsi e camminare con le sue gambe. E il sospetto – per il contribuente (che questi incentivi, via tasse, li paga comunque, anche se la macchina non la compra) – di essere un tantino preso in giro.

Ma non è questa la cosa incredibile.

Sempre questa settimana, abbiamo scoperto che la Fiat è difficoltà, ma gli Agnelli proprio no. E infatti: Exor che poi è il nome esotico della società attraverso cui gli eredi dell’Avvocato controllano la Fiat – ha in pancia un miliardo di euro di liquidità. E, con quei soldi, starebbe pensando di comprarci niente-po-po-di-meno-che una banca che si chiama Banca Fideuram e che, per ora, appartiene a un’altra banca ancora, Banca Intesa. Anche le banche – come le case automobilistiche – sono in difficoltà. E insomma: Banca Intesa ha bisogno di raggranellare quattrini. Dirà qualcuno di voi (anzi lo hanno detto in tanti): ahò, gli Agnelli chiedono aiuti e poi vanno a fare shopping in giro! Sì, vabbè. Ma quello è il meno. La cosa più stupefacente – come ha ricordato il vicedirettore del Corriere della Sera, Massimo Mucchetti – è che Fiat è anche azionista eccellente di Banca Intesa. Per cui – sempre Mucchetti, ieri, dixit – ci sarebbe un lievissimo conflitto di interessi. E qualcuno potrebbe sospettare un prezzo di favore.

Ma non è nemmeno questa la cosa incredibile. Anche se questa girandola di interessi è roba da far girar la testa.

No, la cosa che lascia veramente a bocca aperta è che Exor – la società degli Agnelli e eccettera – ha sì in pancia un miliardo di euro. Ma – parola del solito Mucchetti e del solito “Corriere della Sera” – non sono soldi suoi. Se li è fatti prestare, attraverso un’emissione obbligazionaria. Per farci cosa? In teoria per sostenere la Fiat in difficoltà, causa crisi economica. In pratica, li sta usando per altro. E da chi se li è fatti prestare? Ecco: chi scrive non è risucito a verificarlo. Ma ha un sospetto. E una traccia. Il Corriere della Sera, infatti, il 15 febbraio 2009 scriveva che:

È questione di giorni la firma della linea di credito per il gruppo Fiat. Il prestito dovrebbe essere di un miliardo di euro. Intesa Sanpaolo e Unicredit vi dovrebbero partecipare con 400 milioni ciascuna. E dovrebbe mettere 200 milioni anche Calyon, del gruppo Crédit Agricole.

Ora la domanda è: stiamo parlando dello stesso miliardo di euro (che poi effettivamente venne prestato a Fiat, come scrisse sempre il Corriere senza però spiegare esattamente come)? E se non è così, chi ha sottoscritto il miliardo di euro di obbligazioni emesso da Exor? Forse anche Banca Intesa?

Questo il Corriere – che ha tra i suoi azionisti eccellenti proprio Fiat e Banca Intesa – non lo scrive e non lo dice. Ma sarebbe importante saperlo. Non per altro. E’ che viene il dubbio di un vero e proprio pasticcio all’italiana. Con gli Agnelli che – mentre per bocca di Marchionne chiedono altri aiuti allo Stato – tentano di comprare una banca (Fideuram) da Banca Intesa con (in parte) i soldi di Banca Intesa. Ma questo sì che sembra incredibile. Anzi, un po’ ai confini della realtà. Se non fossimo in Italia.

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