DI

MIKE WHITNEY
counterpunch.org/

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Robert Fisk ha dato fuoco alle polveri con il suo trafelato racconto che compare sul quotidiano britannico The Independent di martedì che da un giorno all’altro si è diffuso come un virus in ogni angolo ammuffito di Internet e ha mandato alle stelle la quotazione dell’oro a 1.026 dollari l’oncia. Qualunque sito web da giorno del giudizio ha messo in evidenza il resoconto sensazionale di Fisk e i blog sono intasati dagli irrefrenabili commenti di coloro che si preparano alla catastrofe rinchiudendosi in un bunker e dei personaggi che investono in oro che sono sicuri del fatto che il mondo, così per come lo conosciamo, sta per finire.
Dall’articolo di Fisk:
“Mettendo in atto la più radicale trasformazione finanziaria della recente storia del Medio Oriente gli Stati arabi stanno pensando – insieme a Cina, Russia, Giappone e Francia – di abbandonare il dollaro come valuta per il pagamento del petrolio adottando al suo posto un paniere di valute tra cui lo yen giapponese, lo yuan cinese, l’euro, l’oro e una nuova moneta unica prevista per i Paesi aderenti al Consiglio per la cooperazione del Golfo, tra cui Arabia Saudita, Abu Dhabi, Kuwait e Qatar.” “Incontri segreti hanno già avuto luogo tra i ministri delle finanze e i governatori delle banche centrali della Russia, della Cina, del Giappone e del Brasile per mettere a punto il progetto che avrà come conseguenza il fatto che il prezzo del greggio non sarà più espresso in dollari.”
“Gli americani, che sono al corrente degli incontri – pur non conoscendone i dettagli – sono certi di poter sventare questo intrigo internazionale di cui fanno parte leali alleati come il Giappone e i Paesi del Golfo. Sullo sfondo di questi incontri valutari, Sun Bigan, ex inviato speciale della Cina in Medio Oriente, ha sottolineato il rischio di approfondire le divisioni tra Cina e Stati Uniti in ordine alla loro influenza politica e petrolifera in Medio Oriente. “Le dispute e gli scontri bilaterali sono inevitabili”, ha detto all’Africa and Asia Review. “Non possiamo abbassare la guardia in merito all’ostilità che fronteggiamo in Medio Oriente sugli interessi energetici e la sicurezza.”
“Intrigo internazionale”? Andiamo Fisk, sai fare di meglio.
I rapporti sulla morte del dollaro sono ampiamente esagerati. Il dollaro potrebbe svalutarsi, ma non crollerebbe. E, nel breve termine, è destinato a rafforzarsi mentre il mercato dei capitali rientra nel campo gravitazionale terrestre dopo un viaggio di 6 mesi nello spazio cosmico. Il rapporto tra le azioni in calo e un biglietto verde più forte è ben radicato e, quando il mercato si rimetterà in sesto, il dollaro rimbalzerà ancora una volta. Potete scommetterci. Allora che cosa sono tutte queste sciocchezze sui mediorientali che tengono degli “incontri segreti” lisciandosi la barba mentre tramano contro l’impero? Non è questo il succo dell’articolo di Fisk?
Sì, il dollaro (alla fine) si svaluterà ma non per i motivi che crede la maggior parte della gente. E’ vero che l’aumento della spesa pubblica in disavanzo preoccupa chi possiede dei dollari. Ma questi sono più preoccupati del programma di alleggerimento quantitativo della Fed che fa aumentare l’offerta monetaria acquistando titoli garantiti da mutui immobiliari e Buoni del Tesoro. Bernanke sta semplicemente stampando moneta e la sta riversando nel sistema finanziario per impedire l’arrivo del rigor mortis. Ovviamente la Fed ha dovuto determinare con esattezza la quantità di denaro che intende “creare dal nulla” per calmare i propri creditori. E lo ha fatto. (Il termine del programma è stato fissato per l’inizio del 2010). Detto questo, la Cina e il Giappone stanno ancora acquistando Buoni del Tesoro americano, il che indica che non hanno ancora ”abbandonato la nave.”
La vera ragione per cui il dollaro perderà il suo ruolo di valuta di riserva mondiale è che i mercati americani, che fino a poco tempo fa fornivano fino al 25 per cento della domanda globale, sono in forte calo. Le nazioni che dipendono dalle esportazioni – come Giappone, Cina, Germania e Corea del Sud – stanno già prevedendo il peggio. I consumatori americani sono sommersi da una montagna di debiti, il che significa che le loro spese folli non riprenderanno molto presto. Inoltre la disoccupazione sta aumentando, le ricchezze personali stanno diminuendo, i risparmi sono in crescita e l’orientamento di Washigton contro gli interessi dei lavoratori garantisce che i salari continueranno a ristagnare nel prossimo futuro. Perciò, la classe media americana non sarà più la forza trainante dietro al consumo/domanda globale che era prima della crisi. Quando i consumatori avranno maggiori difficoltà a comprare una nuova Toyota Prius o riempirsi degli ultimi gingilli fatti in Cina da Walmart, i governi e le banche centrali straniere saranno meno incentivati ad accumulare biglietti verdi o a trattare esclusivamente in dollari.
Ecco un estratto da Globe and Mail riportato dal Washington’s Blog:
“Un rapporto di UBS Investment Research rivela che, mentre sarebbe sbagliato eliminare il dollaro americano come valuta di riserva globale, la sua morsa d’acciaio che dura da circa 90 anni si sta allentando. ‘L’utilizzo del dollaro americano come valuta di riserva internazionale è in diminuzione’, sostiene l’economista di UBS Paul Donovan.” “’La quota di mercato del dollaro nelle transazioni internazionali probabilmente diminuirà nei prossimi mesi e nei prossimi anni, ma solo dei continui errori da parte della politica – o un’ingente pressione fiscale – potrebbero forse far perdere del tutto al dollaro il suo status di valuta di riserva.’” “Il rapporto di UBS sostiene che il progressivo slittamento del dollaro americano non è guidato dalle banche centrali mondiali ma dal settore privato perché le singole aziende stanno abbandonando sempre più il biglietto verde come loro valuta internazionale di fiducia.” “’L’utilizzo delle riserve da parte del settore privato è più importante delle riserve ufficiali delle banche centrali – un’importanza fino a 20 volte maggiore, a seconda delle interpretazioni,’ ha detto Donovan. ‘Ci sono chiari segnali che l’abbandono del dollaro come valuta di riserva da parte settore privato abbia subito un’accelerazione dal 2000.’” Quando l’industria privata abbandonerà il dollaro, verrà imitata anche dai governi, dagli investitori e dalle banche centrali. La morbida tirannia del dominio del dollaro si sgretolerà e aumenterà la parità tra le valute e i governi. Questo creerà migliori opportunità per ottenere il consenso su questioni di interesse reciproco. Un’unica nazione non potrà più dettare la politica internazionale.
La cosiddetta “egemonia del dollaro” ha aumentato pesantemente il macroscopico sbilanciamento di potere che esiste oggi nel mondo. Ha messo il potere decisionale a livello globale nelle mani di un manipolo di signori della guerra a Washington la cui visione ristretta non va mai oltre il proprio tornaconto materiale e quello dei loro elettori. Mentre il dollaro si indebolisce e la domanda dei consumatori scende, gli Stati Uniti saranno costretti a ridurre le loro guerre e a rivedere il proprio comportamento per adeguarsi agli standard internazionali. O ci si adegua, o saranno ricacciati nell’oblio. Allora, qual è esattamente il lato negativo?
Lo status di superpotenza fa affidamento sulle fragili fondamenta del dollaro, e il dollaro sta iniziando a scricchiolare. Fisk ha ragione su questo aspetto, sono in arrivo dei grossi cambiamenti. Ma non ora.

Fonte: http://counterpunch.org/
Link: http://counterpunch.org/whitney10062009.html
6.10.2009
Scelto e tradotto da JJULES per www.comedonchisciotte.org
VEDI ANCHE: ROBERT FISK – STA PER ARRIVARE LA MORTE DEL DOLLARO