Esclusi i presenti, l’ultima conferenza stampa di Luca Cordero di Montezemolo ha davvero fatto centro. Questa settimana, infatti, è successo anche questo. E’ successo che il presidente Fiat – dal naso e dal cognome extralarge – ha alzato il sipario sulla sua ultima “impresa” di successo: la fondazione “Italia Futura”. Che si va ad aggiungere alla fondazione “Fare Futuro” dell’ex missino, ex aennino e ora pidiellino Gianfranco Fini. Alla fondazione “Red” dell’ex comunista, ex pidiessino, ex diessino e ora piddino, Massimo D’Alema. Alla fondazione “Centro per un futuro sostenibile” dell’ex radicale, ex verde (nel senso del partito dei Verdi), ex margheritino e ora pure lui piddino, Francesco Rutelli. E alla giungla di partiti e partitini personali – dall’Udc dell’ex diccì, Pierferdinando Casini all’Italia dei Valori di Antonio Di Pietro – che hanno dominato la scena politica degli ultimi 15 anni. Quelli per capirci cominciati con la fu Forza Italia, ora Popolo della Libertà di Silvio Berlusconi. In breve: Fare Futuro di Montezemolo&co si è rivelata – subito – più che utile, indispensabile. Per il suo sapore inconfondibile di novità. E perchè “Italia Futura” è dotata di un valore aggiunto non da poco: a differenza di fondazioni e partiti e partitini che c’erano già, la nuova creatura montezemoliana non ha uno scopo, non ha un obiettivo. Cioè: se un obiettivo concreto c’è, Montezemolo l’ha tenuto ben nascosto.

Un pensatoio. Così – in sostanza e se di sostanza si può parlare – Montezemolo ha descritto la sua fondazione per il futuro del Belpaese. E pensa che ti ripensa – tanto per cominciare – ha presentato uno studio firmato dall’economista Irene Tinagli. Il succo? L’Italia è un “Paese bloccato”. Dove merito e capacità non hanno (quasi) cittadinanza. E a fare strada sono soprattutto i “figli di”. Tradotto in numeri, percentuali ed esempi concreti: a tante, troppe professioni si accede in pratica per diritto dinastico. Il 44% dei figli degli architetti fa l’architetto. Il 42% dei figli di avvocati e notai fa l’avvocato o il notaio. Il 40% dei figli dei farmacisti fa il farmacista. E così via. Insomma: secondo l’economista di “Italia Futura”, la scuola non funziona più come ascensore sociale. Anzi: se c’era, quell’ascensore si è rotto. Per la rabbia di chi ha la famiglia “sbagliata”; e per la gioia di chi è nato con la camicia e che ha successo e danaro quasi assicurato.

Un ritratto non proprio esaltante. E che dà da pensare. Soprattutto per chi lo ha presentato. Quel Cordero di Montezemolo Luca; erede di Massimo Cordero dei marchesi di Montezemolo; erede a sua volta di una dinastia (piemontese) per generazioni al servizio di Casa Savoia. Quel Cordero di Montezemolo Luca che ha come figlio Cordero di Montezemolo Matteo che, tra l’altro, è amministratore di un fondo di investimento – creato dal babbo – che si chiama Charme (e che controlla marchi come Poltrone Frau). Quel  Cordero di Montezemolo Luca che in Fiat ha come numero due e vicepresidente Jonh Elkann, per coincidenza nipote poco più che trentenne di Gianni Agnelli. Quel Cordero di Montezemolo che in Fiat ha come azionista di riferimento, Exor, la finanziaria della famiglia Agnelli, guidata sempre dal presidente poco più che trentenne John Elkann, sempre per coincidenza nipote di Gianni Agnelli. E ancora: quel Cordero di Montezemolo Luca – a proposito di merito – che in Fiat (e Ferrari) ha guadagnato milioni di euro (7 nel 2007; e 3,2 nel 2008, anno di vacche magre) guidando un’azienda tenuta in vita grazie (anche) ad incentivi per la rottamazione a pacchi (generosamente elargiti coi danari dei contribuenti nel 2007, 2008, 2009 e con tutta probabilità rinnovati pure per il 2010). Insomma: quel Cordero di Montezemolo lì. Che ha voluto dirlo chiaro e tondo: con questo “Paese bloccato” non si può andare avanti

E meno male che in platea ad ascoltare quel Montezemolo lì e a scuotere la testa di fronte ai mali dell’Italia, c’era mezza Confindustria. Tipo la presidente dei giovani industriali Federica Guidi, figlia di Guidalberto Guidi, per dieci anni vicepresidente di Confindustria e patron della Ducati energia, cioè l’azienda di famiglia dove lavora anche la figlia. E poi la presidente di Confindustria Emilia-Romagna, Annamaria Artoni, figlia di Luigi Artoni, presidente dell’Artoni Trasporti, cioè l’azienda di famiglia dove lavora anche la figlia (come vicepresidente). E ancora la deputata Piddì, Maria Paola Merloni, figlia di Vittorio Merloni, presidente Indesit, dove è consigliere di amministrazione anche la figlia, visto che pure quella è l’azienda di famiglia. E così via. Mancava solo la presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, figlia di Steno Marcegaglia, presidente della Marcegaglia spa, l’azienda di famiglia dove lavora non solo la figlia Emma, ma anche il figlio Antonio. Ma non si può avere tutto. E insomma l’amica Emma nun ce stava.

Meno male, dicevamo, che c’erano la platea e gli invitati giusti. Perchè – esclusi i presenti – il discorso sul “Paese bloccato” e sull’ascensore sociale occupato  poteva anche funzionare. Inclusi i presenti, proprio no. E se qualcuno – un estraneo; uno non di famiglia, diciamo – fosse passato di lì per caso, magari avrebbe anche potuto pensar male. E farsi prendere dal dubbio che la fondazione “Italia Futura” potesse sapere poco di futuro e molto di un antico vizio italico. Quello di prendere la gente per i fondelli.

 

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