DI

MIGUEL MARTINEZ
kelebeklerblog.com

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Come sapete, io ogni vengo criticato per le mie posizioni sull’ 11 settembre (quello di New York, non quello di Santiago).
In breve: so benissimo che la storia è fatta di inganni. E non mi piace il tono sprezzante di tanti anticomplottisti (ma nemmeno quello di certi complottisti, non tutti, che se non sei d’accordo con loro credono che tu ti sia “bevuto le balle della CIA”).
Semplicemente, penso che in una società complessa e competitiva come quella statunitense, dove infiniti poteri si scontrano quotidianamente, sarebbe stato impossibile mantenere il segreto su un autoattentato di quella portata, al centro di una città come New York. Perché avrebbe richiesto il coinvolgimento informato di centinaia di persone, che a loro volta avrebbero avuto a che fare con migliaia di testimoni.
Cosa possibile in Russia ai tempi delle purghe staliniane, ma impossibile in una società “democratica”, cioè una società in cui innumerevoli ambiziosi si svegliano ogni mattina, pensando come possano ricattare o distruggere un proprio rivale.
“Ma allora come mi spieghi il fatto che…”
So per esperienza che qualunque evento che mettiamo sotto la lente di ingrandimento ci risulta pieno di incoerenze, di ricordi confusi e di piccole bugie che non nascondono grandi segreti, ma tutta la catena di difetti umani.
Immaginiamo che diventasse improvvisamente di enorme importanza scoprire cosa facevi due giorni fa. Avevi un lavoro da consegnare, ma eri in ritardo e quindi non rispondevi al telefono: così il tuo cliente testimonierà che non eri in ufficio, come invece affermi. Dici che quando sei uscito di casa, sei passato davanti a un ristorante con l’insegna verde, e invece era rossa. Ti sei dimenticato il particolare che quel giorno pioveva. E l’unico testimone che hai dalla tua parte, dice di averti incontrato verso le 3 e non verso le 4 del pomeriggio, come invece dici tu…
Vuol dire che l’11 settembre non è stato un autoattentato? No. Vuol dire solo che lo ritengo altamente improbabile.
Il presunto assassinio di Osama bin Laden è questione assai diversa.
In pratica, un ufficio stampa negli Stati Uniti afferma che un gruppo di persone che probabilmente resteranno anonime a vita, avrebbe commesso un omicidio in un paese lontano, senza testimoni, buttando poi a mare le prove, tranne una fialetta (o qualcosa del genere) contenente un po’ di DNA, che non ci è data ovviamente esaminare.
L’affermazione potrebbe benissimo essere vera, perché no?
L’apparato spionistico-militare-omicida più potente del pianeta è certamente in grado di rintracciare e catturare chi vuole.
Se poi, invece di catturarlo, hanno deciso di ucciderlo, l’incompetenza esiste; oppure potrebbero aver agito così per chiudere un capitolo, evitando strascichi processuali. Non lo sappiamo.
Ma se si tratta di una semplice mistificazione, credo che si potrebbe portare a termine con la complicità cosciente, al massimo, di cinque o sei persone, chiuse in un ufficio senza testimoni.
Poi ci può essere un gran numero di persone in buona fede, che fanno i lavori di fatica, tipo convocare i giornalisti per una conferenza stampa.
Anche se per casi meno simbolici, esistono innumerevoli precedenti di questo tipo di operazione: Mirumir ha steso un fantastico catalogo di “bracci destri” di al-Qaida catturati, uccisi, risorti e riuccisi nei laboratori mediatici.
Lo spettacolo poi si autoriproduce, senza nemmeno bisogno di altri interventi. Un lettore che si firma Saku Hokkaido ci segnala questa significativa immagine, tratta dal Daily Mail (uno dei miei quotidiani preferiti), commentandola così:
“Praticamente in quella grafica c’è la perfetta descrizione della “visione del mondo” degli americani. I soldati che attaccano il “nascondiglio di Bin Laden”, l’elicottero che forse viene colpito ma non viene specificato, e poi la scena finale, da perfetto film di Hollywood con Bin Laden “vestito da terrorista” (anche quando dorme?) col turbante in testa, che “usa la moglie come scudo umano” (ma chi ci crede a sta baggianata?) e la moglie è vestita… col burqa! Anche in camera da letto, la notte, le “donne musulmane” per il modo di vedere “americano” sono sempre coperte dalla testa ai piedi. E la cosa triste è che questo finale da action film hollywoodiano verrà creduto dal 99% delle persone. Praticamente ha fatto la regia di un film di hollywood, con i personaggi tagliati con l’accetta (i “buoni” e il “cattivo”, sempre vestito da “cattivo”) e vorrebbero spacciarla come realtà.”

Flickr pare che non accetti immagini al di sopra di una certa dimensione, per cui potete cercare qui l’originale, molto più leggibile. Abbiamo comunque voluto mettere l’immagine sul nostro server, in caso venisse tolta in futuro dal server originale.

Miguel Martinez
Fonte: http://kelebeklerblog.com/
Link: http://kelebeklerblog.com/2011/05/03/osama-bin-laden-e-lo-spettacolo-virtuale/