Titolo originale: Des élèves équipés de puces pour pister le virus H1N1
di Alice Geraud

su Liberation.fr
Traduzione di Giuditta

Ecco una notizia che riporta un esperimento effettuato in Francia "per il bene dell’umanità". Cercate di guardare al di là delle apparenze… non sentite puzza di zolfo?

SALUTE – Cosa c’è di meglio di un virus che ha voglia di diffondersi il più rapidamente possibile, facciamo un esempio a "caso", di tipo H1N1?
Qual è il luogo in cui ci si tocca spesso, dove ci può importare di meno se è educato o no sputacchiare sull’interlocutore, dove ci si presta il fazzoletto o il berretto?
La scuola, naturalmente.
Da qui l’idea di alcuni scienziati di Lione di calcolare la probabilità di diffusione di un virus attraverso l’individuazione e l’analisi di tutti i contatti dei bambini della stessa scuola.
Durante due giorni, un team di fisici e medici hanno dotato di microchip 241 alunni e 10 insegnanti di una scuola elementare e registrato ogni loro interazione …
Questi microchip, che sono in realtà dei badge RFID (Radio Frequency IDentification), sono stati collocati con un cordoncino sul petto dei bambini, ed hanno registrato tutti i loro contatti ravvicinati. Abbastanza vicini da poter trasmettere, dunque, dei virus di tipo H1N1 (ma anche altri tipi d’infezione)
Su uno schermo, costellazioni di punti e vettori disegnano tracciati con i movimenti dei bambini.
Risultato: 110.000 contatti in due giorni.
Per un confronto, un test analogo condotto di recente in una conferenza di 1.200 persone ha registrato 15.000 contatti in un giorno.
Dunque non è una leggenda: la scuola è potenzialmente il luogo privilegiato per la trasmissione di microorganismi.
Sappiamo anche che né l’età (i bambini avevano un’età compresa tra i 6 ei 10 anni) né il sesso, non incidono sulla la frequenza dei contatti.
I contatti sono durati una media di 40 secondi. Solo il 10 e il 20% durano più di un minuto.
Questi dati possono apparire molto poco interessanti.
Eppure, dice Bruno Lina, direttore del Centro Nazionale di Riferimento per i virus influenzali, "avremo con i risultati finali, un chiaro modello di come il virus possa diffondersi".
Gli scienziati saranno in grado di confrontare il modello matematico stabilito con i dati noti sulla influenza A.
Esempio: il rischio che una persona infetta contamini un’altra (estimazione tra 1,2 e 3,5), durante un periodo di contatto potenzialmente infettivo (più di un minuto), ecc. Questo potrà anche permettere di sviluppare strategie per la vaccinazione, di ridefinire le regole del lavarsi le mani, ecc.
"L’influenza A è una buona scusa, ma è possibile studiare allo stesso modo altre malattie infettive", spiega Philippe Vanhems del servizio sanitario nosocomiale.
Così, un programma simile sarà lanciato negli Ospizi Civili di Lione per misurare il rischio di diffusione delle malattie nosocomiali.
Dei sensori saranno installati non solo sul personale, ma anche sui pazienti, e in luoghi strategici come per esempio sui flaconi di gel idroalcolico o sulle porte.
Principalmente, i badge RFID sono stati utilizzati dal fisico Jean-Francois Pinton, direttore del Laboratorio di Fisica presso l’ENS di Lione, per lo studio della dinamica dei fluidi. Niente a che fare con la medicina. E’ discutendo con altri scienziati che hanno avuto l’idea di mettere lquesto strumento della scienza di base al servizio della ricerca sulla salute pubblica.
I risultati finali sui bambini dalla scuola di Lione saranno utilizzabili tra tre mesi.

 

 

Link