DI

IKRAM GHIOUA

 

Sparsi per l’Europa, i fondi sovrani libici stuzzicano l’appetito degli Occidentali.
Nel 2004 Tony Blair, allora Primo Ministro britannico, è stato il primo Capo di Stato occidentale a recarsi in Libia, divenuta così frequentabile. E nel dicembre 2007 Parigi si è presa la briga di stendere il tappeto rosso nel parco del Marigny Hotel, dove il colonnello Gheddafi aveva piantato la sua tenda. Cosa è cambiato da allora e che può giustificare l’accanimento di Gran Bretagna e Francia contro il regime di Tripoli quando prima andavano d’amore e d’accordo? La risposta è stata data dal quotidiano statunitense The Washington Times.
Questo stesso giornale ci ha rivelato lo scorso marzo che ci sono 200 miliardi di dollari dei fondi libici che fanno impazzire gli occidentali.
Questo è il denaro che circola nelle banche centrali, in particolare in quelle britanniche e francesi. In preda a una crisi finanziaria senza precedenti, la Francia, la Gran Bretagna e gli Stati Uniti vogliono a tutti i costi impossessarsi di questi fondi sovrani, il cui l’importo è stimato essere circa 200 miliardi di dollari. “Queste sono le vere ragioni dell’intervento della NATO in Libia”, afferma Nouredine Leghliel, analista borsistico algerino trasferitosi in Svezia, che è stato uno dei primi esperti a sollevare la questione.
Questi 200 miliardi di dollari, di cui gli Occidentali non parlano che a mezza voce, sono al momento congelati nelle banche centrali europee. Spesso associano questo denaro alla famiglia Gheddafi, “cosa che è totalmente falsa”, sottolinea il signor Leghliel. I grandi gruppi finanziari nascondono segretamente questi investimenti nelle loro società e filiali.
“Più continua il caos, più la guerra dura e più gli occidentali traggono profitto da questa situazione che torna a loro vantaggio”, chiarisce il nostro analista. Il caos nella regione farebbe comodo a tutto l’occidente. I britannici, soffocati dalla crisi della finanza, troverebbero così le risorse necessarie. Gli statunitensi, per mire squisitamente militari, si istallerebbero in modo definitivo nella fascia del Sahel e la Francia potrà ricoprire il ruolo di subappaltatore in questa regione da lei considerata come una sua appendice.
L’unico scoglio per la Francia, in questa regione, è ovviamente l’Algeria. Questo spiega l’aggressività del Quai d’Orsay (sede del Ministero francese degli Affari Esteri, N. d. T.) nei confronti di Algeri. Parigi sembra privilegiare le vie informali e, invece di collaborare con gli altri paesi alleati, li accusa di non fornire un sostegno sufficiente nella direzione da lei intrapresa. Così, rimette in gioco il dossier della sicurezza dei suoi cittadini nel Sahel e si affretta a dare l’allarme sulle nuove minacce in base a un rapporto dell’ambasciata di Francia in Mali. “Esiste un rischio molto elevato di cattura di cittadini francesi in Mali e in Niger”, indica l’Ambasciata di Francia a Bamako in un’allerta pubblicato sul suo sito web.
Si potrebbe pensare che questo nuovo allarme sia attendibile per quello che riguarda la Libia, una situazione che vede la Francia sicuramente responsabile, ma dobbiamo interrogarci sulla solerzia dei francesi nel raccomandare ai propri cittadini di evitare il sud dell’Algeria. “A causa delle attuali minacce nel Sahel, si raccomanda ai francesi residenti o in transito di evitare qualsiasi movimento nelle aree di Djanet e di Tamenrasset, anche nel contesto di itinerari turistici delle agenzie autorizzate”, sottolinea il Ministero sul suo sito web, nella rubrica “Consigli ai viaggiatori”.
La regione di Mopti si trova a più di 1.000 chilometri dalla frontiera algerina. E’ possibile trasportare, da un punto di vista logistico, uno o più ostaggi su simili distanze? Perché hanno fatto il nome dell’Algeria proprio quando questa nazione sta impiegando ingenti risorse per rendere sicure le sue frontiere con il Niger e la Libia?
La Francia, il cui ruolo in Libia è ambiguo, non sta forse mischiando le carte in tavola? La domanda merita di essere posta.
I francesi, colpiti da una crisi economica e sociale senza precedenti, impantanati nella campagna elettorale per l’elezione presidenziale, si trovano ad affrontare gravi problemi, alcuni dei quali nelle loro ex-colonie.
Ignorando gli accordi bilaterali con i paesi nordafricani e criminalizzando il pagamento di riscatto ai terroristi, Parigi interviene, facendo uso di tutte le carte in suo possesso, per far abortire le iniziative di lotta contro il terrorismo che i paesi del Sahel stanno promuovendo.
Il suo obiettivo è semplicemente quello di riprendere il controllo delle sue ex-colonie. La Francia ha una fissazione per il Sud algerino. Gioca d’astuzia per coinvolgere lo Stato algerino in una controversia avviata dal CNT libico (Comitato Nazionale Transitorio), accusando la stessa Algeria di sostenere Gheddafi.

Fonte: www.lexpressiondz.com
Link : http://www.lexpressiondz.com/article/2/2011-04-21/88554.html
Scelto e tradotto per www.comedonchisciotte.org da MIMI MOALLEM