WASHINGTON.«Right. It was necessary. I gave the order to shut down it» (Sì è giusto. Era necessario. Ho dato l’ordine di abbatterlo).

Così Dick Cheney ex vice presidente della Casa Bianca ammette di aver dato l’ordine di abbattere il volo UA93 in un campo di Shanksville, Pennsylvania, dopo un dirottamento durato oltre mezz’ora, l’11 settembre 2001. Lo dice  senza tradire l’emozione ai microfoni di Fox News. Una confessione  che smentisce in tronco la versione ufficiale della Casa Bianca rimasta in piedi fino a questa intervista secondo cui,  il volo non sarebbe mai arrivato a destinazione grazie alla ribellione dei passeggeri che dopo aver capito la loro sorte decisero di sacrificarsi per evitare altre morti afferrando i comandi e dirigendo l’aereo contro il suolo.  Una sorta di favola bella che in quelle ore di panico puro del 2001 fece molto bene all’opinione pubblica rinsaldando spaccature e accrescendo il senso patriottico contro il nemico “terrorismo”.

«Una ricostruzione dei fatti sommaria, imprecisa che poggia su basi deboli», la avevano definita i cospirazionisti che oggi davanti al mea culpa di Cheney ne hanno avuto la conferma ….

QUELLO CHE CI AVEVANO DETTO

L’11 settembre 2001, tra le 10:03 e le 10:07 il volo United Airlines 93 (UA-93), un Boeing 757-200 con a bordo 37 passeggeri, si schiantò in un campo di Shanksville, Pennsylvania. Si trattava del terzo aereo preso in ostaggio dai terroristi di Al Quaeda dopo quello schiantatosi nel World Trade center e  sul Pentagono. 

Due furono le ipotesi della Commissione di Indagine sull’11 settembre sullo schianto dell’UA93, entrambe riconducibili ad un incidente . All’inizio si parlò  dell’ intervento dei passeggeri che, fecero irruzione nella cabina di pilotaggio. Poi si pensò che dirottatori  dopo aver capito che sarebbero stati comunque sopraffatti decisero di schiantarsi.

Ma qualcosa non quadrava (assenza di rottami sul luogo dell’impatto, erba intatta lì intorno,  incompatibilità tra le dimensioni della buca lasciata al suolo e quelle del Boeing 757). Per giustificare l’assenza di rottami sul luogo dell’incidente, la casa Bianca disse che l’UA-93 si era disintegrato in pezzettini minuscoli a causa della violenza dell’impatto. Versione poi sostituita da un’altra secondo cui nello schianto l’aereo è finito quasi interamente sotto terra.

«HO DATO L’ORDINE DI ABBATTERLO»

«Francamente non ci ho pensato due volte», si  confessa Cheney abbassando lo sguardo alla domanda del cronista di Fox News, «una volta che un aereo viene dirottato diventa un’arma, ne avevamo visti già tre schiantarsi al Pentagono ed al World Trade Center. Se avessimo potuto intercettare uno di essi ed impedirgli di colpire il suo obiettivo  lo avremmo fatto? Assolutamente sì. Ho fatto passare l’approvazione del Presidente sulla proposta di base secondo cui avremmo autorizzato i nostri ad abbattere  un aereo che era stato dirottato e si rifiutava di cambiare rotta. L’ho vista come una mia diretta responsabilità e ho dato l’ordine di abbatterlo ( I gave order to shut down the airplane). E l’ho fatto rapidamente perché avevamo molte cose di cui occuparci allo stesso momento».

IL LAPSUS DI RUMSFELD

Già molto tempo prima, in tempi “non sospetti” Donald Rumsfeld segretario della Difesa degli Stati Uniti si lasciò sfuggire in una conferenza stampa che il volo UA-93 era stato abbattuto in volo (shot down).

Immediata la rettifica dell’ufficio stampa del  Pentagono che giustificò l’espressione “shot down” (abbattuto) riferita al volo UA93 come un semplice lapsus.

Marirosa Barbieri 

Fonte: PrimaDaNoi.iton

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