DI

ELLEN BROWN

counterpunch.org

 

cartecredito

Pagando ogni mese il saldo della vostra “carta di credito”, pensate che, usufruendo del “periodo di grazia senza interessi”, state ottenendo del credito in modo gratuito. Ma, ovviamente, potreste aver usato la vostra “carta di credito”, al posto del denaro contante, al solo scopo di ottenere i punti del “frequent flier” [2] o per i “cash-back” [3].
Queste caratteristiche, seppur molto popolari, sono assolutamente fuorvianti. Anche quando il saldo viene pagato puntualmente, mese dopo mese, attraverso le “carte di credito” viene imposto agli utenti un costo enorme. Questo costo viene detratto, in un primo momento, dall’incasso del commerciante, ma poi viene trasferito agli utenti sotto forma di prezzi più elevati.

Visa e MasterCard caricano ai commercianti circa il 2% del valore di ogni transazione, mentre l’American Express impone oneri ancora più alti.

Questo costo potrebbe non sembrare molto alto. Ma se pensate che la maggior parte di questi saldi vengono liquidati mensilmente, significa che le banche ottengono il 2% o più su un prestito che dura in media solo 25 giorni. Il 2% di interesse per 25 giorni, significa che il rendimento è del 33,5% annuo [1.02^(365/25) – 1. Si tratta ovviamente un interesse composto, ndt].

Le commissioni a carico dell‘esercente furono progettate, originariamente,per lottare contro l’usura, ed in ossequio alle leggi del Truth-in-Lending (4). Visa e MasterCard sono delle entità indipendenti, ma sono state create dalle grandi banche di Wall Street, e le banche che emettono queste “carte di credito” ottengono compensi pari a circa l’80%. Questi rendimenti annui non solo rientrano nella categoria usuraria, ma sono ritorni ottenuti sui soldi degli altri – ovvero sullo stesso denaro del debitore! Ecco com’è che funziona …

L’ULTIMO SHELL GAME (5)

L’economista Hyman Minsky ha osservato che chiunque può creare del denaro: il trucco [l’abilità] consiste nel farlo accettare. La funzione delle “carte di credito” è quella di trasformare il vostro IOU [6], ovvero una semplice promessa di pagamento, in uno “strumento negoziabile”, accettabile per pagare un debito. Uno “strumento negoziabile” non consiste che in tutto ciò che è stato firmato e che è convertibile in denaro, ma può anche essere utilizzato come se fosse moneta.

Ai sensi dell’articolo n. 9 dello “Uniform Commercial Code” [7], quando firmate la ricevuta per un addebito sulla “carta di credito”, presso un commerciante, state creando uno “strumento negoziabile – o altra scrittura – che evidenzia un diritto al pagamento di denaro”.
Questo “strumento negoziabile” è depositato elettronicamente presso il “conto corrente” del commerciante, la cui apertura viene espressamente richiesta da tutte le imprese che accettano di vendere a credito. Il “conto corrente” sale della stessa cifra indicata sulla ricevuta, e significa che il commerciante è stato pagato.

La ricevuta di “carico” viene inoltrata ad una “Acquiring Settlement Bank” [8], che impacchetta le ricevute delle vostre spese e le invia alla vostra banca. Questa, a sua volta, vi invia un rendiconto, e voi pagate il saldo con un assegno, generando un addebito sul vostro “conto corrente”.

L’effetto netto è che la ricevuta di carico [un titolo negoziabile] è diventata un “asset” a fronte di un credito. La banca ha semplicemente monetizzato il vostro IOU, trasformandolo in denaro. Il ciclo del credito è così breve, che può aver luogo senza coinvolgere il denaro della banca. Debiti e crediti, quindi, sono solo mescolati avanti e indietro tra i due conti.

Timothy Madden è un analista finanziario canadese che, nei primi anni ’90,  ha costruito modelli di software per la gestione dei “conti corrente” collegati alle “carte di credito”. Nell’ambito di una corrispondenza intercorsa a titolo personale, ha stimato che i pagamenti effettuati utilizzando le riserve proprie della banca costituiscono solo il 2% dei casi, e che la tariffa del 2% caricata ai commercianti copre a sufficienza queste eventualità. Le “riserve” necessarie per sostenere gli anticipi a breve termine, quindi, sono costituite dagli stessi pagamenti, senza alcuna necessità di attingere altrove.

Per quanto riguarda gli interessi, Madden sostiene che:

L’interesse è tutto “sugo” perché le operazioni sono finanziate dagli stessi vouchers di pagamento generati dagli utilizzatori delle “carte di credito” nel luogo dell’acquisto. Supponiamo che le vendite lorde mensili effettuate utilizzando le “carte di credito/debito” raddoppino, nel periodo delle vacanze di fine anno, dai normali 300 ai 600 miliardi di dollari. Le società che emettono “carte” non devono preoccuparsi su come finanziare l’extra di 300 miliardi, perché il finanziamento sarà fornito dalle stesse ricevute che sono state sottoscritte …

E’ anche questo la ragione per cui quasi tutte le banche, in tutto il mondo, “devono” cancellare il 100% dei “conti corrente” collegati alle “carte di credito/debito”, che sono in mora per 180 giorni. Il design di base del sistema prevede che, una volta messo in moto, questo si auto–finanzi interamente, senza alcuna partecipazione dell’operatore … Le perdite non potrebbero essere imputate al patrimonio netto del gestore, perché questo semplicemente non esiste. Nei primi anni ’90, quando costruivo modelli di gestione [software per computers] per il sistema delle “carte di credito/debito”, i miei fogli elettronici “esplodevano” a causa degli errori causati dal dover “dividere per zero” il ROE [Return On Equity] [9].

UNA TASSA PRIVATA SULLE VENDITE

E’ questa la vera ragione per cui quello delle “carte di credito” è diventato l’affare più redditizio del settore bancario. Un tempo, il compito delle banche consisteva nella raccolta di denaro [attraverso i depositi], che veniva poi prestato al settore immobiliare e a quello commerciale. Negli ultimi anni, invece, secondo un report della Fed [http://www.federalreserve.gov/publications/other-reports/files/ccprofit2013.pdf, ndt], ”per le banche commerciali, gli utili conseguiti attraverso le ‘carte di credito’ sono stati quasi sempre superiori a quelli conseguiti con tutte le altre attività”.

Tutto questo è possibile, seppur in parte, perché l’interesse addebitato sulle “carte di credito/debito” è più alto rispetto a quello degli altri prestiti commerciali. Ma è soprattutto sugli addebiti che le banche fanno davvero un sacco di soldi. Ci sono addebiti per il ritardo nei pagamenti, per aver superato il limite del credito, per i bonifici, per prelevare contanti ed infine gli addebiti fissi annuali, che si aggiungono alle commissioni commerciali – molto lucrative – che maturano nel punto di vendita. Il commerciante, naturalmente, assorbe queste imposte e le ricarica sul cliente, attraverso prezzi più elevati.

L’addebito del 2% praticato sui commercianti è l’equivalente finanziario di un’imposta sulle vendite, il cui totale ammonta, negli Stati Uniti, ad oltre $30 milliardi di dollari all’anno negli Stati Uniti. L’effetto sul commercio, però, è peggiore di quello di un’imposta pubblica sulle vendite – o di una tassa sulle transazioni finanziarie [o Tobin tax] – perché i proventi di quest’ultima sarebbero spesi di nuovo nell’economia, ovvero sui servizi e sulle infrastrutture. Una tassa privata sul commercio, invece, rimuove quel potere d’acquisto dall’economia.

Il blogger finanziario Yves Smith, ad esempio, ha così rilevato:

Se qualcuno dovesse proporre la cosiddetta “Tobin tax” [una piccola tassa sulle transazioni finanziarie] per finanziare i salvataggi [delle banche, ndt] e scoraggiare la speculazione, all’industria dei servizi finanziari verrebbe un colpo apoplettico … Eppure, qui in mezzo a noi, è attivo un suo equivalente, posto su una percentuale molto elevata del commercio al dettaglio … Potete pensare agli oneri predatori che Visa e MasterCharge incassano per le operazioni di addebito, come se avessero due componenti: la prima è l’imposta vera e propria [che potrebbero eticamente addebitare se avessero affrontato una qualche concorrenza], la seconda è un premio che ottengono sia dal “controllo” del mercato che dal rifiuto di competere sul prezzo. Gli effetti di questo premio, sul commercio, sono ben peggiori di una “Tobin tax”.

Una “Tobin tax” ha l’effetto positivo di smorzare la speculazione. Una “tassa privata” sulle vendite al dettaglio, invece, ha l’effetto negativo di raffreddare il commercio. E’ un meccanismo di autodistruzione che consuma capitale e credito ad ogni giro del ciclo.

Il lucroso commercio delle “carte di credito” è un fattore importante  nella crescente “finanziarizzazione” dell’economia.. Parecchie aziende, come ad esempio la General Electric, stanno abbandonando l’”innovazione” del prodotto, per entrare nel settore delle “carte di credito”, perché è lì che stanno i soldi. La finanziarizzazione sta uccidendo l’economia, la produttività, l’innovazione e la “domanda” dei consumatori.

DISTRUGGERE IL MONOPOLIO

Queste esorbitanti commissioni commerciali sono possibili perché il mercato è monopolizzato da un piccolo numero di società. L’ingresso in questo settore è molto difficile. Per partecipare, è necessario essere parte di una rete, e questa rete richiede che tutti i partecipanti paghino in anticipo un’imposta.

Le regole, però, variano da paese a paese. Un’opzione disponibile in alcuni paesi è, ad esempio, quella di fornire servizi più economici attraverso banche di proprietà pubblica. In Costa Rica, ad esempio, l’80% dei depositi sono detenuti da quattro banche di proprietà pubblica, e tutte offrono “carte di credito/debito” Visa/MC. Le aziende che scelgono di affiliarsi alle due maggiori banche pubbliche, non pagano le spese di transazione per le “carte” di quelle banche, e per quelle delle altre banche pagano solo una piccola tassa, sufficiente solo a coprire i costi

E’ così che funziona il sistema in Costa Rica, ma negli Stati Uniti gli addebiti effettuati da Visa/MC sono pre-pagati, ed un’eventuale banca pubblica avrebbe in ogni caso dovuto pagare quell’imposta in anticipo, per partecipare al sistema.C’è un altro modo, però, per riprendersi le “tasse mercantili”, ed usarle per il bene del popolo: restituirle sotto forma di minori imposte, o d’incremento dei servizi pubblici.

I governi locali affrontano dei costi pesanti per l’uso delle “carte di credito”. Secondo l’”ufficio del tesoriere” [l’italiano assessorato al bilancio, ndt], la città e la contea di San Francisco pagano 4 milioni di dollari l’anno solo per le spese bancarie, e più della metà di questa somma se ne va per il pagamento delle “imposte mercantili”.
Se un governo potesse recuperare queste spese tramite una propria banca, potrebbe utilizzare il ricavato per espandere i servizi pubblici, senza aumentare le tasse.

Se permettessimo anche al governo di “fare un po’ di soldi”, questo potrebbe auto-finanziarsi senza tassare i cittadini. Se ci fosse un sistema pubblico alternativo, i dinosauri delle mega-banche private non sarebbero più “troppo grandi per fallire”. Potrebbero andare verso l’estinzione, nell’ambito di un naturale processo evolutivo verso un sistema più efficiente e sostenibile.

Ellen Brown è un avvocato, è anche Presidente del “Public Banking Insitute” ed autrice di dodici libri, tra cui il bestseller “Web of Debt”. Nel suo ultimo libro, “The Public Bank Institute”, esplora i modelli bancari pubblici di successo, nella storia e nel mondo. E’ candidata  come “Tesoriere” per lo Stato della California, sulla base di un programma che prevede la creazione di una “banca di stato”.

Fonte: www.counterpunch.org

Link: http://www.counterpunch.org/2014/02/14/the-credit-card-gravy-train

 

Traduzione per www.comedonchisciotte.org  a cura di FRANCO

Note del Traduttore:

(1) Phantom Money: denaro che, pur presente in un CC, non può essere usato, perché destinato ad un pagamento automatico da onorare.
(2) Frequent Flier: è un servizio offerto dalla maggior parte delle compagnie aeree per premiare la fedeltà dei propri clienti.
(3) Cash Back: in un sito di “cashback”, gli utenti registrati possono guadagnare dei soldi veri sia dai loro acquisti online, che da quelli dei loro amici.
(4) Truth-In-Lending: è una legge federale degli Stati Uniti, emessa per proteggere il consumatore dai creditori in generale. Implementata dalla Fed, consta di una serie di regole, come ad esempio informare il debitore sul tasso d’interesse annuo, sui termini e sui costi di un prestito etc.
(5) Shell Game: viene definito come un gioco d’azzardo ma, nella realtà, è un trucco utilizzato per truffare una vittima, dopo averne carpito la fiducia. Viene anche definito come uno short-con, ovvero una truffa consumata in tempi brevissimi, come ad esempio il furto di un portafoglio, dopo aver conquistato, anche in questo caso, la fiducia della vittima.
(6) IOU: I Owe You, documento informale per riconoscere un debito.
(7) UCC, Uniform Commercial Code: chiamato semplicemente anche “The Code”, è stato emesso nel 1952, ed è uno dei numerosi Uniform Acts [proposta di legge della ULC – Uniform Law Commission – approvata anche dal NCCUSL – National Conference of Commissioners on Uniform State Laws], promulgati per armonizzare le leggi commerciali – ma in generale tutte le transazioni commerciali – in tutto il territorio degli Stati Uniti d’America.
(8) Acquiring Settlement Bank [o Acquirer]: è una Banca o un Istituto Finanziario che elabora i pagamenti che sono stati fatti ad un commerciante attraverso le “carte di credito/debito”. Il termine “Acquirer” significa che la Banca accetta [o acquista] il pagamento fatto con “carte di credito” emesse da banche [o istituti finanziari] facenti parte di un’associazione. Fra le quali, a titolo di mero esempio:  Visa, MasterCard, etc.
(9) ROE [Return On Equity]: è un indice di redditività del capitale proprio. Esprime in massima sintesi i risultati economici dell’azienda. È un indice percentuale in cui il reddito netto (RN) che è stato prodotto viene rapportato al capitale netto (CN), o capitale proprio, ovvero alla condizione di produzione di diretta pertinenza.